I consigli del libraio – “Cronorifugio” di Georgi Gospodinov, Voland, 2021
I consigli del libraio – “Cronorifugio” di Georgi Gospodinov, Voland, 2021
di GABRIELE GRAZI
Il tema che pone questo libro è molto interessante e si può sintetizzare con una serie di domande: la nostalgia è un vincolo o un légato? Si può provare nostalgia per qualcosa che non abbiamo mai visto o provato ma solo immaginato? E per quanto concerne le emozioni, gli stati d’animo, cosa è reale e cosa artificiale, qual è la linea di demarcazione tra i due aspetti? Se proviamo una cosa quella diviene in automatico reale o ci vogliono altri fattori per farla uscire dal mero costrutto della nostra immaginazione? Adoro i libri che pongono molte domande esistenziali ma che non hanno l’arroganza di imporci anche le loro ipotesi di risposta. Questo in particolare è un libro elegante, raffinato, scritto ottimamente e capace di portarci dentro il suo mondo lasciandoci però la libertà di esplorarlo con le nostre misure. Certo si confronta con noi, ci suggerisce anche delle dinamiche, instaura un dialogo profondo, ma non vuole essere prevaricatore, bensì un poetico compagno.
“Cronorifugio” di Georgi Gospodinov: lo spazio di interpretazione
La storia è molto complessa, soprattutto perché alterna piano temporali e all’interno della costruzione delle frasi cambia spesso narratore in maniera talmente fluida che si corre il rischio di uscirne confusi. E come tutti i grandi libri, come ho avuto spesse volte modo di dirvi, a mio avviso lascia un insondabile e necessario spazio di interpretazione per colmarne le lacune volute. Siamo in Svizzera dove viene creato una sorta di sanatorio per le persone con problemi di memoria, che sfocia nell’identità (altro tema forte e domanda chiave). In questa struttura ogni camera, ogni ambiente di ogni piano è arredato, pensato, realizzato come se ci trovassimo in uno specifico decennio del secolo scorso, e la immersione che può provare il paziente in questo viaggio a ritroso nel tempo è totalizzante. Ma decidere di vivere in un passato direi circolare che ricostruiamo ci inibisce il futuro? E il passato lo possiamo ricostruire onestamente o è tutto arbitrario? Tutte queste domande, tutte queste dinamiche, necessitano di un ancoraggio, di legarsi anche visivamente a qualcosa per coloro che vivono il libro, sia come personaggi che come lettori (infatti come detto qui il ruolo del lettore è basilare. Ci troveremo a dover scegliere la nostra stanza, a dover seguire per le sue peregrinazioni temporali il protagonista, insomma vivremo una vera e propria esperienza di lettura).
Ed ecco che Gospodinov in una delle interviste rilasciate sul libro ci dice che gli oggetti rappresentano le madeleine di Proust, il dispositivo che sprigiona la memoria. Questo libro saprà essere un intimo amico, vi permetterà un riparo in solitudine se vorrete indugiare sul vostro esistenzialismo. E allora ecco un consiglio su come leggerlo: stasera state da soli e lasciatevi andare alla nostalgia, magari appoggiandovi ad uno dei rituali che accentuano il perdersi nei meandri della memoria del vostro pensiero. Utilizzate questo brandello di tempo e di spazio intimo per porvi anche voi delle domande alla quali spesso fuggite ma a cui vi sentite che prima o poi dovrete tornare. Però state attenti che non si insinui troppo profondamente la malinconia, perché può essere una malattia anche più pericolosa dell’Alzheimer certe volte (altro tema portante del libro).
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