Attualità

Francesco punta alla Cina attraverso il “piccolo gregge” della Mongolia

di Francesca Chaouqui -


Tra le grandi steppe e le piccole Ger, le tipiche tende con le colonne di legno e le pareti in feltro, Papa Francesco incontrerà la comunità cattolica mongola in un viaggio straordinario, nel senso originario della parola: fuori dall’ordinario, in Mongolia. Perché? In Mongolia sono soltanto 1.500 i fedeli cattolici e il bagno di folla della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona è lontano. Solo lo 0,02% della popolazione mongola si professa cattolica, un “piccolo gregge” rinato dopo il crollo del comunismo nel 1992 recentemente al centro dell’attenzione per l’elezione del più giovane cardinale al mondo, Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulan Bator.

Matteo Bruni, il portavoce della sala stampa vaticana, ha enfatizzato l’importanza della comunità cattolica locale, sottolineando che il Pontefice “viene in Mongolia soprattutto per rivolgersi a loro, per dar loro incoraggiamento” e che parlerà del “contributo che i cattolici possono apportare alla società”.
E tale contributo potrebbe estendersi anche alla vicina Cina. L’insolito viaggio apostolico del Papa, il 43esimo dalla sua elezione al soglio di Pietro, appare più una manovra politica di avvicinamento a Pechino che una semplice visita alla comunità mongola, che pure è stata definita “appassionata”, “pacifica” e con “una vocazione al multilateralismo”.
Se a Sud la Mongolia confina con la Cina, a Nord c’è la Russia, un’altra superpotenza con la quale il Pontefice sta cercando di instaurare un dialogo che, al momento, si sta rivelando infruttuoso. La visita di Bergoglio in terra mongola, allora, assume un significato particolare sia per il paese visitato che per il Vaticano. Da una parte, viene sancito il ruolo della Mongolia come attore continentale, dall’altra esprime il desiderio del Papa di instaurare una relazione con Cina e Russia, con un duplice obiettivo: tentare nuovamente la via negoziale alla risoluzione del conflitto in Ucraina ed evitare che la stessa Mongolia sia vittima di tensioni, data la posizione geograficamente strategica che occupa nello scacchiere asiatico, incastonata tra le due superpotenze.

Dal canto suo la Mongolia guarda a occidente per stringere legami commerciali. Recentemente, il Primo Ministro mongolo, Luvsannamsrain Oyun-Erde, si è recato a Washington per una serie di incontri diplomatici, sollevando l’attenzione degli Stati Uniti sulle “terre rare” abbondanti nel paese e oggetto di un monopolio cinese che preoccupa sia l’America che l’Europa.
Il viaggio apostolico sarà per il Papa l’occasione per tenere un evento ecumenico e interreligioso a cui prenderanno parte rappresentanti di sciamanesimo, scintoismo, buddismo, islam, ebraismo, induismo e altre confessioni. Un segno della vocazione alla convivenza pacifica che, ha sottolineato Bruni, da decenni caratterizza il popolo mongolo.
A chi esprimeva preoccupazioni circa le possibili tensioni con la Cina per l’incontro con i rappresentanti del buddhismo tibetano, tra cui un bambino considerato la decima reincarnazione di Buddha, come pure sulla possibilità di un incontro privato con fedeli russi e cinesi dopo la Messa, Matteo Bruni ha chiarito che al momento non sono previsti incontri riservati e che all’evento ecumenico e interreligioso parteciperanno tutti i gruppi religiosi, inclusi i buddisti, religione maggioritaria della Mongolia.
C’è grande attesa per il telegramma che Bergoglio invierà a Xi Jinping sorvolando lo spazio aereo cinese che, in un simile momento storico, assume un significato particolare. Il volo papale non attraverserà la Russia. “Di solito si sceglie la rotta a seconda di quella che è la più conveniente”, ha spiegato il portavoce vaticano commentando anche le voci di una possibile tappa intermedia per incontrare Kirill: “Il Papa è stato molto chiaro: va in Mongolia, desidera questo incontro a cui guarda con felicità e grande rispetto, ha il desiderio di incontrare il popolo. Il viaggio è in Mongolia”.
A dispetto di queste dichiarazioni, però, è chiaro che lo sguardo di Bergoglio è rivolto anche alle vicine Cina e Russia e che il piccolo paese asiatico è soltanto una tappa intermedia nel processo di avvicinamento alle due superpotenze.


Torna alle notizie in home