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Bonanni: “Anche il sindacato faccia mea culpa, non possiamo solo gridare al lupo”

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

“Come è stato possibile che i semafori non hanno funzionato? Come mai la ditta appaltatrice porta a lavorare delle persone senza neanche consultare il piano orario dei trasporti? Siamo di fronte un qualcosa di realmente inquietante”. A dirlo Raffaele Bonanni, ex segretario generale della Cisl.

Cosa la sorprende di più di questa tragedia?

È incredibile che si possa lavorare, pur sapendo che c’è un treno, che neanche si ferma alla stazione e corre alla velocità di 160 chilometri orari. È assurdo che nessuno abbia registrato quest’aspetto prima del fattaccio, così come che il locomotore neanche abbia suonato l’allarme.

Cosa si intuisce da tutto ciò?

L’elettronica, la meccanica e il digitale in Italia non esistono. Come è possibile che, a parte il telefono, non ci sia stata alcuna strumentazione elettronica o digitale che abbia gestito la segnaletica. Allo stesso modo, però, è giusto chiedersi come una ditta può andare in un posto del genere a lavorare e portare delle persone senza neanche consultare il piano orario dei trasporti.

Chi sono, quindi, i responsabili?

Ci sono problemi sia che riguardano la stazione appaltante, le ferrovie, sia l’appaltatore. Nel primo caso, sarebbero dovuti funzionare meccanismi che avrebbero dovuto controllare i semafori da remoto. Ciò è avvenuto, invece, attraverso uno smartphone. Allo stesso modo è altrettanto grave che l’appaltatore non abbia avuto l’assicurazione che sul luogo di lavoro, in una determinata fascia orario, non passassero convogli. Stiamo parlando di una tratta regionale in cui si sanno perfettamente i passaggi dei vari vettori.

Avviata, intanto, un’indagine per disastro colposo…

Non basta dire si farà l’indagine o siamo pronti a scendere in piazza. Siamo di fronte alla solita Italia, dove a valle del problema accaduto si urla, si strilla, si invoca e s’impreca. Le questioni, però, dovrebbero essere risolte prima delle tragedie.

Come, ad esempio, si poteva prevenire quanto accaduto a Brandizzo?

Per quanto riguarda la regolazione degli appalti, bisognerebbe affidarli a realtà imprenditoriali davvero preparate. Le ferrovie, poi, dovrebbero ammodernare i sistemi.

Stiamo parlando, però, di chi riceve un bel po’ di soldini dallo Stato…

Da un po’ di tempo, a questa parte, registro continui disservizi su Trenitalia. Ho subito, tra giugno e luglio, almeno una decina di ritardi gravi. Mi è stato detto che il disguido è dovuto alla maggiore presenza di turisti, ovvero che i binari non bastano a scaricare tutto ciò che passa su rotaia. Considerando i costi altissimi dei biglietti, questa scusa, però, mi sembra fin troppo semplice. Stiamo parlando di chi gestisce un’attività quasi in regime di monopolio e che dovrebbe avere una sola priorità: fare gli investimenti. Altrimenti nessuno riuscirebbe a capire il paradosso per cui un viaggio in aereo costa meno di uno in treno.

A parte le ferrovie, i morti sul lavoro, nel nostro Paese, continuano a essere a una piaga senza precedenti…

Urlare è meglio che stare zitti, ma allo stesso tempo tra il dire e il fare c’è il mare. Occorre investire maggiormente nella formazione in sicurezza, nell’innovazione e nella selezione rigorosa degli appaltatori. In ogni settore, purtroppo, c’è un qualcosa non sempre limpido a riguardo. Ci sono ditte con esperienza e soprattutto oneste, così come ci sono le solite “chiamate”. Favorendo gli amici degli amici, però, si uccidono le persone.

Cosa può fare il governo nell’immediato?

Una verifica puntuale su tutti i sistemi delle ferrovie. Una questione che risalta agli occhi di tutti da sempre, ad esempio, è la diversa intensità di attenzione e investimenti tra le reti locali e ad alta velocità.

Per l’ennesima volta è stato puntato il dito contro le associazioni di categoria, quasi come se la loro azione fosse inutile…

Il sindacato fa lo stesso errore dell’impresa e della politica. Interviene solo dopo che ci sono stati i morti, dimenticando che in determinati ambiti la formazione non basta mai. Ci sono settori, come quello dove appunto è accaduto l’incidente, in cui è molto più difficile programmare quanto avviene. Qui serve maggiore attenzione. Servono più precauzioni, ma anche più investimenti.


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