Sicilia, incendi e aerei in tilt: così l’estate va in cenere
Sicilia, incendi e aerei in tilt: così l’estate va in cenere
di ANGELA ARENA
Una pioggia di disdette, secondo gli operatori del settore turistico, si è abbattuta quest’anno sulla regione Sicilia dove le strutture ricettive hanno subito un calo di oltre il 20% nel siracusano, messinese e ragusano e, che sale al 40% nella zona etnea, in seguito alla chiusura, per diverse settimane, dello scalo aeroportuale di Catania a causa dell’incendio divampato lo scorso 16 luglio, provocando enormi disagi ai viaggiatori che hanno vissuto in quei giorni una vera e propria odissea.
Come osserva Assoesercenti Sicilia, la perdita stimata si aggira intorno ai 40 milioni di euro al giorno, poiché, ad essere coinvolti non sono stati solo i turisti, ma, soprattutto, l’indotto dell’intera filiera turistica, con particolare riguardo alle imprese del trasporto, hotel, b&b, bar, ristoranti e agenzie di viaggio.
Ad incidere su una terra, già fortemente provata dall’emergenza migranti che, secondo i dati del Viminale aggiornati al 7 agosto, ha registrato, dall’inizio dell’anno, il numero più alto di sbarchi, con ben 78.122 arrivi, una serie di concause tra cui il caldo record delle scorse settimane e l’emergenza incendi che sembra inarrestabile: lo scorso 27 agosto la regione è stata interessata da oltre 50 roghi e di questi, ben 20, nella sola provincia di Palermo.
Rimane, pertanto, elevata l’allerta incendi che ha caratterizzato l’estate nera della Sicilia, paralizzando il traffico veicolare ed ancora una volta, nel corso di questa sfortunata stagione turistica, quello aereo. Le fiamme divampate nella notte tra il 27 e il 28 agosto, in un vallone che costeggia le piste dello scalo aereo Trapani – Birgi hanno, infatti, costretto alla chiusura, per alcune ore, l’aeroporto di Trapani: sei voli sono stati dirottati su Palermo, provocando non poche difficoltà ai viaggiatori.
Ma, ad essere minacciati dall’emergenza incendi, non sono solo i trasporti e l’economia di una regione che vive prevalentemente di turismo, ma anche, l’immenso patrimonio faunistico ricco di biodiversità, nonché, storico-culturale di quella che fu la culla della Magna Grecia: lo scorso 17 agosto un pericoloso rogo è divampato nell’area boschiva limitrofa al prezioso sito archeologico di Morgantina, in contrada Cittadella, nel territorio comunale di Aidone, distruggendo tutto il verde intorno ai monumenti. Fortunatamente il tempestivo intervento della Forestale, avviato ancor prima dell’arrivo dei Canadair, che sono stati dispiegati per spegnere le fiamme dall’alto, ha domato l’incendio limitandone la diffusione e proteggendo questo tesoro di inestimabile bellezza risalente all’età del bronzo e databile intorno al 2100 – 1600 a.C.
Fondata ad opera dei Siculi nel corso dell’età del Ferro e nota come la Pompei di Sicilia, quest’area archeologica è, infatti, tra le più vaste e meglio conservate del Mediterraneo costituendo una rara testimonianza dell’urbanistica e dell’architettura del mondo greco d’Occidente, grazie ad un trentennio di campagne di scavo che hanno riportato alla luce, nel 1955, la quasi totalità dell’antica cittadella. Molti i reperti di eccezionale valore artistico, ma anche economico rinvenuti, tra cui la celeberrima Venere di Morgantina oggetto di una vexata questio fra Italia e Stati Uniti a causa di un precedente acquisto dell’opera da parte del Paul Getty Museum di Malibù ed attualmente esposta al museo archeologico di Aidone.
Pertanto, l’attenzione da parte delle autorità competenti rimane altissima per prevenire ulteriori danni ad un sito archeologico, come quello di Morgantina, che custodisce le testimonianze di un’importante parte della storia umana ed anche in considerazione del gigantesco incendio, probabilmente doloso che lo scorso luglio ha distrutto il punto ristoro e la zona souvenir del parco archeologico di Segesta.
Al momento, nell’Ennese, dopo l’allerta rossa per il rischio roghi, che, peraltro, ha portato alla chiusura ufficiale anche del parco minerario Floristella-Grottacalda, tra Enna e Valguarnera, con perdite ingenti per le guide turistiche e gli affittuari locali, un pattugliamento composto da 20 organizzazioni di volontariato disposto dal direttore generale della Protezione civile Siciliana, Salvo Cocina, presidia la zona.
Tuttavia, come osserva Coldiretti Sicilia, questa emergenza richiede un piano di prevenzione anticipata che venga attivato non solo quando le temperature raggiungono picchi di 35 gradi: saranno necessari almeno 15 anni per ripristinare completamente le aree verdi distrutte dalle fiamme, intanto turismo e agricoltura, risorse vitali dell’isola, sono ancora una volta, le principali vittime.
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