Tumori, Chiti (San Raffaele): “Medicina nucleare di precisione costituisce la nuova frontiera”
(Adnkronos) –
"La medicina nucleare è protagonista di un nuovo approccio alla cura dei tumori, grazie all’evoluzione della ricerca che l’ha portata da strumento di diagnosi a soluzione terapeutica. La lotta ai tumori rappresenta un’assoluta priorità sanitaria: nel corso del 2022 in Italia sono state circa 391mila le nuove diagnosi di tumore, 14mila in più rispetto al 2020. La medicina nucleare di precisione costituisce oggi la nuova frontiera dell’innovazione oncologica, offrendo opportunità di cura per neoplasie purtroppo ancora annoverate come big killer”. Così Arturo Chiti, Direttore Medicina nucleare Irccs San Raffaele di Milano, interpellato da 'Alleati per la Salute' (www.alleatiperlasalute.it ), il portale di informazione medico-scientifica realizzato da Novartis, fa il punto su applicazioni e sviluppi della medicina nucleare di precisione in ambito oncologico. Oggi "viviamo un passaggio epocale ed entusiasmante della nostra professione – spiega Chiti nell’articolo – segnato dall’affermazione del concetto di teragnostica, ossia della piena integrazione tra diagnosi e terapia: di pari passo si arricchiscono le competenze del medico nucleare, che acquista centralità nel percorso di cura del paziente e nella gestione dei processi correlati. È necessario quindi investire sulla formazione dei giovani specializzandi che occupano un ruolo chiave nel futuro del nostro sistema sanitario". "La medicina nucleare è una disciplina estremamente varia, ci interfacciamo con specialisti con branche diverse: questo è molto stimolante", afferma Gaia Ninatti, specializzanda del primo anno dell’Università degli Studi Milano Bicocca, in formazione al San Raffaele. Inoltre, “è una disciplina in costante evoluzione – aggiunge Cristiano Pini, specializzando al terzo anno – e che, grazie alla scoperta di nuovi recettori e radiofarmaci, sta vivendo una importante rivoluzione. Se in passato era prevalentemente diagnostica, adesso è anche terapia con target molecolari che possono essere bersagliati da farmaci in grado di individuarli, ma anche di colpirli con precisione. La medicina nucleare è innovativa perché il concetto di diagnosi e terapia vanno a braccetto, riusciamo a vedere con le immagini quello che tratteremo e riusciamo a trattare quello che vediamo. Il radiofarmaco utilizzato per la diagnosi e per la cura è lo stesso, cambia solo il radioisotopo – ovvero la parte radioattiva – che può essere utilizzato a scopo diagnostico o a scopo terapeutico. Oggi i radioligandi – si legge nell’articolo – rappresentano la nuova frontiera della medicina nucleare perché prevedono l’uso di radiofarmaci, che emettono radiazioni a scopo terapeutico in modo preciso, perché grazie a un vettore – chiamato ligando o carrier – riconoscono e si legano solo alle cellule malate, per poi colpirle con le particelle radioattive, ma senza danneggiare le cellule sane. La terapia è personalizzata: in funzione della rapida scadenza del medicinale, la produzione viene effettuata pochi giorni prima della prevista somministrazione al paziente; ne consegue che il processo produttivo e il trasporto vengono scrupolosamente pianificati sulla base del giorno e dell’orario della suddetta somministrazione, garantendone la consegna al letto del paziente entro 72 ore dalla produzione. L’efficacia della RLT si traduce in un beneficio importantissimo per i pazienti che guadagnano mesi/anni di vita, anche negli stadi avanzati di alcuni tumori che, ad oggi non dispongono di trattamenti efficaci, o in quelli diventati resistenti. I radiofarmaci con tecnologie a base di radioligandi sono utilizzati in poco più di 30 Centri sul territorio italiano. Ad oggi un numero sufficiente per garantire questo tipo di cure, ma potrebbe non essere adeguato a gestire il bisogno crescente relativo a tumori big killer e, quindi, a un pubblico molto più ampio. Per garantire un accesso equo e omogeneo a questa innovazione terapeutica sul territorio nazionale e a tutta la platea di pazienti potenziali, è necessario – conclude l’articolo – che ci sia un numero di specialisti in medicina nucleare adeguato e che l’infrastruttura si adegui e si modernizzi. Le Regioni sono chiamate a definire quali centri sul proprio territorio potranno erogare queste terapie, dotarli delle attrezzature e del personale specializzato necessario, nonché coinvolgerli nelle reti oncologiche. Un lavoro che può fare la differenza in termini di salute e qualità della vita di sempre più persone. L’articolo completo è disponibile su: L'articolo completo è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/salute-20/medicina-nucleare-applicazioni-e-sviluppi —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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