Quando la lirica va protetta Veronesi: “Intollerabile snaturare le opere”
Save Opera – Quando la lirica va protetta: Veronesi “Intollerabile snaturare le opere”
di ANGELA ARENA
Porre fine ai clichè che snaturano le opere liriche, questo è lo scopo e lo spirito con cui nasce Save Opera, associazione europea lanciata dal maestro Alberto Veronesi, che fa seguito alle polemiche, nate lo scorso luglio, dopo l’episodio della contestazione bendata, da parte dello stesso Veronesi relativamente alla regia sessantottina della Bohème.
Cosa l’ha spinta a creare questa associazione, perchè nasce qual’è lo scopo precipuo?
La lirica per noi è sacra. Utimamente si sono creati cliché che non rendono riconoscibile l’opera, volti solo a sorprendere e scandalizzare, creando così un danno: i testi non possono essere stravolti travisando quella che è la volontà dell’autore. Save Opera nasce allo scopo di creare un dibattito che ponga fine a questa moda di snaturare le opere liriche, perchè non è più tollerabile.
Crede che bisognerebbe sanzionare chi snatura le opere liriche così come avviene per chi imbratta le opere d’arte?
L’associazione intende impegnarsi anche su proposte di legge che incidano sulla normativa che disciplina l’opera pubblica. Ad esempio, credo che l’utente che paga un biglietto per vedere una rappresentazione lirica, biglietto che peraltro ha anche un costo notevole, abbia diritto ad un rimborso, qualora l’opera per cui ha pagato non corrisponda a quella originale.
Il suo gesto di protesta sul palco della Bohéme è stato contro la politicizzazione e lo snaturamento dell’opera pucciniana?
Non vorrei tornare sulla vicenda, chiedo solo che non vi siano interpretazioni politicizzate, perchè questa moda non ha più senso attualmente, si tratta di provocazioni che potevano essere utili per far accettare autori che erano stati strumentalizzati dai regimi nazifascisti. Oggi, la gente comincia ad essere stanca della trasposizione storica dissacrante delle trame operistiche. Sarebbe necessario, invece, guardare all’estetica delle opere legando le stesse alle indicazioni dell’autore. Peraltro sia Puccini che Verdi erano autori molto precisi e scrupolosi, essi curavano e si occupavano dell’opera nella sua interezza, non trascurandone alcun dettaglio: erano parte di un grande team. Pertanto, non ci s’improvvisa registi, l’arte registica nasce da una tradizione antica che parte dal grande Sheakspeare. Ad oggi, il contributo di un regista è utile qualora renda evidente il senso che a una determinata opera aveva dato il suo autore e lo renda ben comprensibile, non c’è bisogno di interpretazioni che si sovrappongono dando vita a clichè che si ripetono: bisogna ritornare al rispetto dell’autore. Inoltre, nei teatri regna oramai una certa discriminazione a favore dell’immagine, in quanto si preferiscono giovani di bell’ aspetto, rispetto a coloro che, invece, hanno rilevanti doti canore, ma magari sono meno avvenenti. Ed ancora, vi sono strumenti che, ad oggi, soprattutto in alcune zone dell’Italia meridionale non vengono più studiati, come il contrabasso. Ultimamente, poi, si sta diffondendo una moda secondo cui le voci non devono essere più pienamente liriche, bensì angeliche, cosa che toglie forza alla stessa interpretazione. Stiamo assistendo ad una spirale discendente che sta distruggendo questo patrimonio.
Quali sono i mezzi per combattere questa deriva?
Proposte legislative e dibattiti pubblici che diano luogo, in primis, al dissenso. Una prima tavola rotonda è in programma il prossimo 17 settembre alle ore 18 presso il Ridotto del Teatro della Scala, che vedrà, presumibilmente, la partecipazione del ministro Sangiuliano e del Ministro Vittorio Sgarbi, nonché altri direttori di teatro e registi.
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