Politica

Rosato: “La maggioranza di governo si scontra con le sue promesse elettorali. Ora tocca ai riformisti uniti smontarle”

di Edoardo Sirignano -

ETTORE ROSATO, DEPUTATO AL PARLAMENTO ITALIANO, AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE


di EDOARDO SIRIGNANO

“La maggioranza di governo si scontra con alcune promesse elettorali, che ha fatto e che evidentemente non può mantenere. C’è qualcuno che ne approfitterà a destra per infilarsi con un messaggio populista. Il compito del centro o meglio ancora di chi si definisce moderato non è correre dietro ai populismi, ma smontarli con sane politiche riformiste”. A dirlo Ettore Rosato, ex vice presidente della Camera e deputato di Italia Viva.

Il caso Vannacci apre un nuovo scenario politico?

Assolutamente no! Chi è il generale Vannacci? Di cosa stiamo parlando? Mi sembra che il caldo abbia dato alla testa a qualcuno. Il ministro alla Difesa Crosetto ha liquidato la vicenda e per me ha avuto fin troppa attenzione mediatica.

Si parla, intanto, di un partito più a destra della Meloni. Esiste, in concreto, una possibilità di tal senso?

Penso che ci sarà. Già se ne vedono le avvisaglie. La leadership di questo movimento mi sembra, senza ombra di dubbio, nelle mani di Gianni Alemanno.

Ciò potrebbe aprire nuovi spiragli a centro, considerando che non tutti sono disposti a dialogare con determinati mondi?

Non è questo il punto. Ritengo, piuttosto, che la maggioranza di governo si scontra con alcune promesse elettorali, che ha fatto e che evidentemente non può mantenere. C’è qualcuno che ne approfitterà a destra per infilarsi con un messaggio populista da quella parte. Il compito del centro o meglio ancora di chi si definisce moderato non è correre dietro ai populismi, ma smontarli con sane politiche riformiste.

Il problema eterno del centro è il ritrovarsi. Questa nuova corsa agli estremi, pertanto, può fare da collante per i moderati?

Quello che nascerà all’estrema destra è ininfluente in tal senso. È vero, invece, un altro problema. Se si vuole essere centro alternativo a destra e sinistra, bisogna avere una massa critica. La polverizzazione a cui stiamo assistendo con la fine del Terzo Polo, su cui auspico un’inversione di rotta, certo non aiuta a essere credibili nei confronti degli elettori.

Una Meloni sempre più europeista e atlantista, nel frattempo, si candida a essere un’interlocutrice per quei movimenti che fino a qualche tempo fa la consideravano un’estremista. È possibile lavorare a una piattaforma in vista delle europee?

Le europee sono la più proporzionale delle competizioni elettorali. Gli stessi partiti di governo saranno concorrenti e concorrenziali. Non si costruisce, pertanto, collaborazione. Vale per la destra come per la sinistra. Il giorno dopo, invece, le forze dovranno trovare il modo di comporre una maggioranza solida, che abbia però l’obiettivo di cambiare radicalmente le istituzioni europee, rendendole efficaci e all’altezza della sfida che abbiamo fuori dai nostri confini.

Qualcuno ha scambiato la sua predisposizione al dialogo con l’esecutivo di Palazzo Chigi come il classico salto della quaglia…

Non sono molto interessato a quello che dice qualcuno. Considero da una parte indispensabile il dialogo tra maggioranza e opposizione e dall’altra trovo che quando la maggioranza è disponibile al confronto è assurdo non approfittarne. Sono andato in Parlamento per dare una mano a risolvere le questioni, non per alzare steccati ideologici.

Ciò, però, non significa un abbandono di Italia Viva, come si vocifera da giorni?

Sono poco interessato a queste cose. Sono, invece, molto interessato a capire se c’è ancora la possibilità di costruire un Terzo Polo che sia capace di avere massa critica e pluralismo, che ne caratterizzino la capacità di coinvolgere gli elettori.

Calenda ha già dichiarato, intanto, che alle europee correrà da solo. Ci sono ancora i presupposti per stare insieme?

Esiste ancora una possibilità per il Terzo Polo. Di affermazioni categoriche, nel corso di questi anni, ne ho sentite molte, anzi troppe. Confido sempre che ci sia spazio per fare le cose utili che servono al Paese, guardando agli interessi generali.


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