Pensione? Senza figli sarà impossibile
GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA
Pensione? Impossibile: senza figli, non c’è riforma che tenga. Non c’è bacchetta magica né ricetta giusta. Le pensioni saranno, letteralmente, impossibili tra qualche decade. E ciò perché l’Italia non fa più figli e, dunque, non ci sono i lavoratori che domani pagheranno i contributi e, dunque, la pensione a chi ci andrà. Il ministro all’Economia e alle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ammette che, per come si sono messe le cose con la denatalità, non c’è riforma possibile. E lo dice chiaramente al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione: “Il tema della natalità è un tema fondamentale: non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio-lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo oggi in questo Paese”. La situazione è grave. E nemmeno i numeri dell’immigrazione, che anche quest’anno continuano a essere molto alti, riusciranno a colmare il divario che c’è tra le generazioni.
All’Italia potrà accadere quanto già sta succedendo alla Svizzera. Dove, secondo l’Ufficio federale di Statistica, mancano – a causa della denatalità e della parabola demografica al ribasso – almeno 120mila lavoratori. Si tratta, per lo più, di lavori nei campi della manifattura, della sanità, dei settori alberghiero e della ristorazione, edile, informatica e commercio. In pratica, a due passi da noi, mancano operai, commesse, badanti, manovali. E presto accadrà anche al nostro Paese. E senza nessuno che lavori, scordiamoci pure di andarci in pensione.
Una soluzione va trovata. E il ministro al lavoro Marina Calderone ha ben presente che la prima emergenza che vive l’Italia è quella legata alla denatalità e, soprattutto, a un mondo del lavoro che si dimostra poco sensibile nei riguardi di chi vorrebbe metter su famiglia. “Il tema della natalità è importante e si collega al livello di crescita e di inclusione all’interno del mercato del lavoro – ha spiegato il ministro da Rimini – : noi abbiamo molto da fare per includere donne e giovani nel mondo del lavoro e l’inclusione lavorativa della componente femminile passa attraverso politiche di sostegno alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e dunque al tema della natalità, fortemente legato a quello della genitorialità e anche della conciliazione”.
Calderone ha poi continuato: “Si deve investire in politiche di welfare che rendano più agevole alle imprese poter valorizzare la produttività; ma contemporaneamente anche che rendano più accessibile ai giovani, alle donne e alle famiglie l’esperienza lavorativa come componente della vita delle persone”. Non è questione di essere choosy, come diceva, anni fa, un altro ministro: “I giovani nel valutare un lavoro non valutano solo esclusivamente l’orario e la retribuzione ma chiedono quali sono gli altri strumenti e garanzie che l’azienda può mettere in campo”. La soluzione, dunque, è dentro una parola. Tanto evocata e troppo poco praticata, almeno negli ultimi anni: welfare. “Il tema del welfare, della detassazione dei premi di produttività e anche della tassazione agevolata di alcune forme di welfare ampliando anche altri elementi oltre a quelli tradizionali, diventano punti di riferimento delle analisi che faremo per la manovra di bilancio. Il tema della denatalità va sicuramente considerato in una prospettiva molto più ampia, che è quella degli interventi che devono essere fatti per valorizzare l’esperienza lavorativa delle persone”, ha conclusa il ministro del Lavoro.
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