I mercati e il cibo: ecco come saranno le città del futuro
Mercati, cibo delle città, futuro della sicurezza alimentare: al Meeting di Rimini il racconto dello scenario. I mercati contadini primo passo per un cambio di marcia e per abbattere le barriere tra i campi e le città, lasciando ad ognuno il suo ruolo per costruire insieme un’economia sostenibile: trasparenza, comunità, recupero di spazi, nuove relazioni tra città e campagna, con 1200 iniziative in tutto il Paese, 25 mila agricoltori coinvolti, 15 milioni di italiani che fanno abitualmente o occasionalmente la spesa con Campagna amica.
I mercati generali, “fratelli maggiori” di quelli contadini, avamposto della distribuzione che può fare la differenza, per penetrare nella “spesa” degli italiani: Italmercati ne rappresenta 22 – solo a Roma 170/180 produttori agricoli che alimentano questo collettore- , con 10 miliardi di fatturato, di merci in grandissima loro parte italiane, ma comunque ormai integrate dall’export estero, in particolare quello Ue, a coprire l’80% delle necessità della ristorazione e le necessità del 30/35% dei punti vendita lungo lo Stivale.
Questo, lo scenario raccontato al Meeting di Rimini, in cui si muovono le strategie per il “cibo del futuro” delle nostre città. Numeri importanti, una sfida concreta per quella che è quotidiana sicurezza alimentare. Il produttore del territorio, dice il presidente di Italmercati e presidente europeo dei Sistemi alimentari all’ingrosso Massimiliano Pallottini, al centro di un’opportunità che diventa sociale, per garantire a tutti un cibo locale buono. Perché – devono comprenderlo le food policy dei Paesi – la campagna è in questo il migliore alleato della città che tiene vicina.
Mercati, cibo delle città, quale futuro? I sistemi agroindustriali globali hanno un impatto negativo sull’ambiente e sulla biodiversità, ha detto il segretario Onu al Food Summit System di luglio a Roma. E 860 milioni di abitanti della Terra non hanno accesso al cibo, mentre nei Paesi sviluppati dell’Occidente la povertà alimentare è ormai una criticità stabile, mentre non esiste un prezzo equo, nonostante una direttiva Ue del 2019, per far stare i produttori agricoli nel mercato. “Nel 2050 – ha detto Giaime Berti, co-chair della Resilient Local Food Supply Chains Alliance – i 2/3 della popolazione mondiale vivranno in città. E allora qui vanno superate le contraddizioni di prodotti che vi arrivano dalla filiera globale senza abbracciare i principi globali. Le soluzioni ci sono. I farmers market che secondo la Fao sono strumento fondamentale di sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare, accesso al cibo. Le mense scolastiche, presenti ovunque, come presidio di un diritto al cibo buono svincolato dal libero mercato, laboratorio di politiche locali e strumento di sviluppo economico”.
Està – Economia e Sostenibilità, da 9 anni cura la food policy di Milano, nei fatti è il primo centro di competenze in Italia sui sistemi alimentari urbani. A Rimini Andrea Calori che la presiede ha riflettuto su questo termine, “sostenibilità”, ormai di uso comune: “Non ci siamo accorti – ha detto – quanto impatto avesse avuto il nostro modello di sviluppo sulla nostra società, ove ambientali sono divenute risorse forse credute utili ad essere consumate e basta”. E allora deve cambiare il modello in chiave futura: “Non sia più urbanocentrico – ha aggiunto -. Luogo per luogo, ci può essere un mercato. Possono cambiare così le strutture di mercato più grandi e le strutture logistiche, con il tempo necessario. Per cambiare i grandi numeri bisogna partire dal basso, è l’unica strada percorribile. E dobbiamo parlare non solo di cibo ma a tutte le politiche locali, per guardare al futuro”.
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