Cultura & Spettacolo

Agency, il “potere” di far succedere le cose

di Redazione -

MARE BAMBINO PANORAMA ISCHIA SCIA


di LINDA DE ANGELIS

Lo psicologo Albert Bandura ha definito l’agency come il potere di fare accadere le cose attraverso le proprie azioni, agendo in maniera tale da poter modificare l’ambiente ed esercitando in qualche modo il controllo della direzione della propria vita.

L’agency, o agentività, va intesa dunque come quel modo di agire e di stare nel mondo, con la sensazione di essere responsabili delle proprie azioni e delle conseguenze che da queste derivano.

Le persone con un elevato senso di agency sono infatti dotate di risorse personali a cui riescono ad attingere per realizzare in maniera efficace i propri obiettivi. Consapevolizzare il proprio agire prendendo avvio dai propri desideri e scopi, pianificando e compiendo tutte le azioni necessarie alla loro realizzazione e al loro raggiungimento, gestendo lo stress con adeguate strategie di coping (quest’ultime relative allo stile con cui si fronteggiano gli eventi), adattandosi in maniera funzionale agli imprevisti quando questi si presentano – complicando e a volte addirittura “stravolgendo” i piani – rappresenta quel patrimonio di risorse condensato nella succitata definizione di agency di Bandura.

L’agency si estrinseca nella capacità di agire in maniera proattiva e responsabile, consapevoli di poter intervenire sugli eventi e sulla realtà in maniera tale da modificarli traendone opportunità, anziché subirli in maniera del tutto passiva.

Peraltro, il senso di autoefficacia che deriva dal vivere simili esperienze di successo personale, potenzia l’agency stessa, alimentando, come in un circolo virtuoso, i giudizi cognitivi sulle proprie capacità oltre che la propria autostima.

Ma perché alcune persone sembrano possedere queste risorse e altre no?

In ambito clinico, si osservano diversi quadri psicopatologici in cui questa competenza risulta variamente inibita, come nel caso del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), in cui lo sviluppo di diversi sintomi di natura ansioso-depressiva possono scollegare chi ne è colpito dal proprio presente, ingabbiandolo nel vissuto traumatico, e dunque incidendo sulla capacità di intervenire nel qui ed ora sul proprio ambiente e sulla propria vita in maniera congrua e funzionale; o ancora, come nel caso della schizofrenia, in cui il pensiero e l’azione sono percepiti come determinati da una forza esterna che sembra dirigerli e che dunque, anche in questo caso, priva della capacità di autodeterminarsi. Oltre a questi esempi di casi clinici, una mancata maturazione di tale capacità può dipendere dal crescere in un contesto familiare particolarmente critico e svilente, in cui il bambino non matura esperienze di “successo” circa la propria capacità di poter influire in maniera efficace e proattiva sull’ambiente che lo circonda attraverso le proprie iniziative e perciò finendo con l’inibire lo sviluppo di tali competenze, oltre al senso di autoefficacia e di autostima.

Ma non solo: anche da adulti si possono verificare circostanze in cui il rapporto con l’altro può arrivare a minare le risorse del soggetto più debole. Relazioni disfunzionali in ambito affettivo, ma anche amicale e professionale, possono infatti sottoporre le persone ad un costante e pervasivo debilitamento delle proprie risorse, operato più o meno intenzionalmente da parte dell’altro (sia quest’ultimo compagno, amico, collega o datore di lavoro), e che, giorno per giorno possono anche arrivare a determinare quadri psicopatologici, come ad esempio nella strutturazione di una sintomatologia depressiva.

Tornando ai concetti di agentività e di autoefficacia di Bandura, tale teorizzazione può in parte contribuire ad inquadrare l’incapacità di prendere decisioni “salvifiche” da parte ad esempio di donne vittime di violenza domestica, succubi di relazioni affettive nocive e disfunzionali percepite come senza via di scampo o controllo, non riconoscendosi la capacità di poter intevenire in maniera determinata e decisiva sul proprio ambiente, sulla propria relazione e a volte purtroppo, come per 74 volte solo dall’inizio del 2023, sulla propria stessa sopravvivenza.


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