Extraprofitti: banche e fibrillazioni, la soluzione è a un passo
ANTONIO TAJANI MINISTRO DEGLI ESTERI MATTEO SALVINI MINISTRO INFRASTRUTTURE
La soluzione è a un passo: ma per trovarla occorrerà superare le fibrillazioni agostane. Sugli extraprofitti delle banche, il centrodestra si divide. Da una parte c’è Matteo Salvini che rivendica la decisione di incamerare parte dei guadagni delle banche dovuti semplicemente alla scelta della Bce di alzare i tassi di interesse. Dall’altra c’è Antonio Tajani che spinge per un passo indietro. In mezzo c’è Giorgia Meloni. Che ha rivendicato il copyright dell’idea che ha infiammato l’estate. Ma che, intanto, deve fare i conti con il malumore che arriva da Bruxelles e, soprattutto, da Francoforte. Con la Bce che ha più di un dubbio sull’opportunità della decisione assunta dal governo.
La soluzione è a un passo. E il Corriere della Sera la squaderna nel fine settimana post-Ferragosto. Palazzo Chigi starebbe pensando a “trasformare” il prelievo in una sorta di “prestito”. Detta meglio e più chiara: il governo potrebbe decidere di ristorare le banche dei versamenti a cui saranno tenute riconoscendo loro un credito d’imposta pari (ma più probabilmente inferiore, seppur di poco) alle somme sborsate per gli extraprofitti. Sarebbe una scelta salomonica, che salva capra e cavoli. Dando la possibilità, al centrodestra, di non incassare una retromarcia e di far pace con i potenti detentori delle leve finanziarie italiane. E che, soprattutto, consentirà alla maggioranza di reperire risorse utili a mantenere diverse promesse elettorali: una su tutte, il taglio del cuneo fiscale che grava sulle retribuzioni.
Ma la soluzione passa dalle forche caudine del dibattito pubblico. Che segue regole precise. E che, specialmente se il confronto è interno a una forza di maggioranza, deve rispettare paletti chiari e comprensibili agli elettori. Che hanno apprezzato, e non poco, la misura di far pagare alle banche per i guadagni messi a bilancio senza nemmeno uno straccio di aumento sui depositi dei correntisti. Dall’altro lato c’è la necessità di fare i conti con il disappunto delle banche e dell’Europa. Che non sono proprio due avversari da poter liquidare, semplicemente, con un tweet. La maggioranza, per il momento, si divide. E Antonio Tajani si fa portavoce dei liberali contrari al balzello che colpisce i guadagni insperati (e lauti) delle banche. E punta proprio sulla deducibilità, a favore degli istituti di credito, per tentare di trovare una strada di mediazione. “Per noi c’è da modificare il decreto, sui tre punti fondamentali: tutelare le banche del territorio, prevedere un prelievo una tantum e che ci sia deducibilità del contributo”, ha affermato il vicepremier e inquilino alla Farnesina: “Non cambiamo idea e ragioneremo su come fare”.
Il collega Matteo Salvini, anche lui vicepremier, si appunta sul petto la medaglia della tassazione sugli extraprofitti. “Qualche banchiere si è lamentato ma se a fine anno le banche italiane al posto di 40 miliardi di utili ne registrerà 30 o 35 mld penso che i loro azionisti saranno ugualmente contenti però con quei soldi aiuteremo tantia lavoratori e lavoratici”. Il ministro alle Infrastrutture e Trasporti ha poi fatto i conti in tasca alla finanza nazionale: “Le banche italiane hanno fatto più di 20 miliardi di euro di utile. Bene, sono un liberale. Se uno lavora è giusto che guadagna. Quindi a fine anno 40 miliardi di euro di utili nelle casse delle banche italiane senza che però una piccola parte di questi utili tornino nelle tasche o nei portafogli dei risparmiatori che hanno soldi sui conti correnti”. Per Matteo Salvini è necessario che gli istituti di credito, dopo aver preso un bel po’ grazie all’aumento dei tassi di interesse, senza restituire granché ai loro correntisti, restituiscano qualcosa: “Il nostro ragionamento che difenderò come ministro e segretario della Lega è che una parte di questi profitti che le banche stanno facendo, che sono la differenza tra quello che loro incassano perché aumentano i tassi dei mutui e quello che loro restituiscono ai cittadini che hanno dei soldi sui conti correnti, una piccola parte di questi 40 mld potremo usarli per aumentare gli stipendi e pensioni dei lavoratori e pensionati”.
La soluzione è a un passo. E si troverà nel mezzo. Il centrodestra manterrà il prelievo ma consentirà alle banche, fossero confermate le rumorose indiscrezioni di queste caldissime ore di fine agosto, di scaricare il prelievo dalle tasse dei prossimi esercizi di bilancio. Tutti felici, compresa l’Ue e la Bce che pure aveva randellato – nei mesi scorsi – quelle banche che non avevano alzato le remunerazioni sui conti corrente, e nessuno si fa (troppo) male. La soluzione è a un passo. Ma sugli extraprofitti delle banche si gioca il primo capitolo dell’autunno caldo.
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