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L’appalto da 100 milioni di Gualtieri che fa infuriare tutte le Big Tech

di Angelo Vitale -


Questa è la storioa dell’appalto da 100 milioni di Gualtieri che fa infuriare tutte le Big Tech. Aggiudicare una gara da 100 milioni di euro a metà agosto, esporre le casse comunali ad una perdita secca di risorse e far imbestialire un manipolo di compagnie delle telecomunicazioni. Opera improba, ma il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ci è riuscito, con la cura indirizzata al suo progetto #Roma5G per trasformare (“finalmente”, dicono le carte) la gestione di Roma Capitale in chiave Smart City. Il Comune di Roma ha assegnato la gara 5G da 97,7 milioni a un Rti con capofila Boldyn Networks, una società canadese guidata nel nostro Paese dall’ex vertice di Tim Brasil Luca Luciani (in precedenza Bai Communications Italia). Una concessione della durata di 25 anni, pari quindi a un controvalore di oltre 505 milioni, che subito rinfocola nonostante la calura le polemiche già in atto.

Un partenariato pubblico-privato che non era partito con il piede giusto. Già l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato a fine luglio aveva ipotizzato concreti profili di irregolarità sulla manovra di Gualtieri con un documento di nove pagine, che contestava innanzitutto l’annullamento di ogni competitività sul territorio, ove si sarebbe ripartiti da capo (un vizio italico, per la verità) senza tenere conto delle infrastrutture già esistenti e degli investimenti fin qui adottati. Per conoscere la risposta alle loro osservazioni gli uffici dell’Antitrust guidati da Roberto Rustichelli dovranno ora attendere il “vaglio delle figure di Alta Amministrazione dell’Ente capitolino” che stanno leggendo e valutando le nove pagine.

Una manovra, quella del sindaco di Roma, bersaglio peraltro di un ricorso pendente presso il Tar del Lazio e mosso da Cellnex, Tim, Vodafone, WindTre e Iliad la cui pronuncia è attesa per l’11 ottobre. Mentre, in nome del “preminente interesse pubblico”, il Comune capoluogo regionale ha per ora sorvolato anche sui ricorsi che le telco hanno proposto al Tar del Lazio dopo essersi visto negato l’accesso agli atti della gara, sui quali il tribunale amministrativo regionale deciderà nelle Camere di Consiglio il prossimo 20 settembre.

Ma vediamo nel dettaglio il quantum cui si esporrà il Comune di Roma per dare il via libera al raggruppamento temporaneo di imprese che vede mandanti le società Italiana Facility Management, Alfredo Cecchini e Unidata. Dovrà aggiungere 20 milioni di risorse pubbliche all’investimento di Boldyn per 93 milioni circa (oltre a 13 milioni di contributo in natura, scrive il Corriere delle Comunicazioni): costo che sarebbe stato assente in assenza di questa contestatissima assegnazione.

Ma gli esborsi, le perdite e i mancati incassi per i protagonisti di questa strana vicenda non finiscono qui. Boldyn, dopo l’aggiudicazione del contratto di concessione, avrebbe infatti accesso esclusivo alle attuali infrastrutture dell’Atac sulle quali gli altri operatori sono da tempo attivi con i loro interventi, che a questo punto andranno dismessi o dovranno essere sottoposti ad una futura contrattazione con la società canadese che potrebbe – questa la stima di CorCom – moltiplicarne i costi fino a 6 volte, lasciando d’altra parte alle compagnie concorrenti ben poca autonomia gestionale.

In più l’amministrazione capitolina, con questo appalto da 100 milioni di Gualtieri, rinuncia a oltre 20 milioni di euro che le telco le avrebbero versato nei prossimi 9 anni per l’accesso alle infrastrutture Atac. Risorse sicure messe da parte per diventare Smart City con Boldyn, cui Gualtieri non ha dato segno di badare molto. accelerando invece, così come è stato, nello scorso 31 luglio l’ok dell’Assemblea Capitolina all’inserimento dell’opera nella programmazione triennale dei lavori pubblici e alla contestuale variazione al bilancio per l’inserimento nella parte Entrate e conseguentemente nella parte Spesa della somma relativa al contributo figurativo in natura  necessario per l’iniziativa.

Un’opera certosina, ma a perdere, insomma, questa dell’appalto da 100 milioni di Gualtieri. Sulla quale le carte bollate, anche in questo scorcio di agosto, già si sprecano: sarebbe sicuro un nuovo ricorso delle telco sull’assegnazione a Boldyn. Mentre – è forse inutile aggiungerlo – dagli uffici stampa e comunicazione dell’amministrazione guidata da Roberto Gualtieri, solitamente puntualissimi e precisi anche a stigmatizzare la vandalizzazione del dito di una statua, non arriva alcun commento o reazione.


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