Economia

La riscossa del Sud: cresce più di Francia e Germania

di Giovanni Vasso -

CANTIERE DEL RADDOPPIO FERROVIARIO TRA TAORMINA E FIUMEFREDDO. TREPPITELLO WEBUILD


Il Mezzogiorno cresce più di Germania e Francia messe insieme: il riscatto del Sud è nei numeri. Tenetevi forte: secondo la Cgia di Mestre, il Mezzogiorno crescerà, nel 2023, più di quanto faranno Germania e Francia. Rimane pur sempre l’area del Paese meno dinamica, ma l’analisi del centro studi mestrino rivela che il Sud crescerà quattro volte di più di Berlino e Parigi. Non è un miracolo, è la realtà dei numeri e la matematica non è un’opinione. Secondo gli analisti della Cgia, infatti, il Mezzogiorno registrerà un aumento del suo prodotto interno lordo pari all’1%. Un dato che lo pone dietro, ma di poco, al Centro Italia (+1,1%) e al Nord (+1,2%). Ma che, se comparato alle previsioni del Pil francese e di quello tedesco, assume proporzioni epocali. Berlino, infatti, è in piena recessione e, se tutto andrà bene, l’economia della Germania perderà solo lo 0,3%. Parigi, invece, sorride ma non troppo: i francesi possono ambire a una crescita apprezzabile attorno allo 0,8%. La media semplice del tasso di crescita restituisce il valore di +0,25%. Che, paragonato al punto netto di aumento di cui beneficerà il Pil meridionale, pone il Sud su una prospettiva di crescita di quattro volte superiore a quella delle due più grandi economie dell’area Ue. Per dirla con un termine che è molto di moda, il Mezzogiorno è più resiliente delle locomotive economiche europee.

Ma ci sono delle ragioni precise per cui il Sud ha ingranato una marcia che pare lusinghiera. La prima, secondo la Cgia mestrina, è da rintracciare nei 180 miliardi di euro (più i 91 utilizzati per calmierare le bollette) che sono stati investiti per “anestetizzare” le difficoltà economiche insorte a causa della pandemia da Covid prima e della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina poi. La seconda, invece, si trova nella ripresa dei consumi che, al Sud più che altrove in Italia, hanno ricominciato a marciare. Infine, last but not least, c’è il grande tema del Pnrr che ha consegnato al Sud molti nuovi investimenti fissi. Che hanno contribuito a sostenere e rafforzare il settore delle costruzioni, su tutti.

I dati del Sud risentono della buona performance italiana che, dal 2019 e fino a oggi, ha registrato complessivamente livelli di crescita “nettamente” superiori rispetto a Francia, Germania e anche al Regno Unito. Il pil italiano, infatti, è aumentato del 2,1% mentre quello francese non è andato oltre l’1,2% e quello tedesco balbetta con uno striminzito +0,3%. Peggio ancora ha fatto la Gran Bretagna dove il Pil è rimasto sostanzialmente statico: +0,1%. Buona parte delle regioni italiane sono riuscite a recuperare il terreno perduto a causa della pandemia. In testa a tutti c’è la “solita” Lombardia ma la distanza con la Campania tra le ultime in termini di contribuzione all’aumento del pil nelle previsioni 2023 è davvero minima: a Milano si crescerà dell’1,29%, a Napoli dello 0,86%. Ma c’è chi è rimasto indietro. Non soltanto al Sud ma anche altrove. La Calabria, per esempio, con un differenziale negativo rispetto al 2019 dello 0,25, il Molise dello 0,83, la Valle d`Aosta dello 0,88, la Liguria del 2,02 e, in particolar modo, la Toscana che deve ancora riconquistare ben 3,22 punti di Pil.

Insomma, un barlume di speranza c’è. Il Mezzogiorno, che sostanzialmente riesce a mantenere il passo del Paese seppur tra mille difficoltà, dimostra che c’è tanto altro rispetto alla solita e inaccettabile retorica del parassitismo che infesta il dibattito pubblico. E che dipinge il Sud come la solita cicala che banchetta sulle spalle del Nord operoso.

Ma se le percentuali restituiscono qualcosa per cui sperare, la realtà del Mezzogiorno resta quella di un’area del Paese che deve darsi da fare. Se non vuole che, tutti questi bei numeri, restino una meteora. Ma il destino del Sud, ancora una volta, è quello dell’intero Paese. Perché i problemi che al Mezzogiorno si manifestano con chiarezza, esistono anche altrove. La Cgia di Mestre sottolinea che l’aumento dei tassi di interesse voluto dalla Bce rischia di innescare una parabola pericolosa in vista dell’autunno. Complicata dal tasso di disoccupazione che rimane, al Sud, troppo alto. Il pericolo è che si alzi, ancora di più, la soglia dell’esclusione sociale e che la povertà finisca per ghermire un numero sempre maggiore di famiglie. Solo un anno fa, la stima era che un cittadino italiano su dieci fosse a rischio esclusione sociale e che tale tasso salisse fino al 25% al Sud.

La Cgia di Mestre inoltre sottolinea quello che sappiamo da tempo. E cioè che dal Pnrr dipenderà la crescita del Paese. Se le risorse verranno utilizzate, e bene, l’Italia potrà ambire, nei prossimi tre anni, a rilanciarsi economicamente. Ma c’è un grave problema legato alla pubblica amministrazione. Per gli analisti mestrini, che citano dati Ue, l’efficienza della Pa italiana è bassa, tra le peggiori performance in tutta Europa.


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