Politica

I due fuochi di Matteo

di Edoardo Sirignano -

MATTEO RENZI ITALIA VIVA


di EDOARDO SIRIGNANO

Operazione centro. Non è il titolo di un film, ma l’ultima trovata estiva di quel volpone di Renzi. In un clima reso rovente da sondaggi favorevoli, in cui il divorzio con Calenda è ormai frattura irreparabile, il solito Matteo, come scrive bene il nostro Tabacchi nella sua hot parade, si inventa l’ennesimo gioco di palazzo. Riprendere quella parola magica che tanto piace ai moderati.

Il piano del giglio

La volontà di Italia Viva è divorziare definitivamente da Azione e costituire, sin da subito, dei propri gruppi autonomi sia alla Camera che al Senato. In questo modo, il partito del Giglio a Palazzo Madama avrebbe una compagine composta da 6 elementi, mentre gli ex alleati sarebbero costretti a entrare nel misto. A Montecitorio, invece, ci sarebbero 10 componenti contro gli 11 del soggetto politico guidato dall’ex titolare del Mise. Secondo il Corsera, tale operazione dovrebbe realizzarsi tra il 5 e il 7 settembre, quando uomini e donne della Leopolda si ritroveranno a Palermo per la scuola di formazione politica. In questo modo, il giglio si candiderebbe, non più solo a parole, a essere quarta gamba del governo.

Considerando l’attuale crisi di Forza Italia e i malcontenti interni per la leadership di Tajani, l’obiettivo dell’ex premier è appunto racimolare, in breve tempo, gli scontenti azzurri per candidarsi concretamente come forza responsabile all’interno di un esecutivo Meloni sempre meno sovranista. La diaspora di Arcore potrebbe essere fermata solo da una discesa di Pier Silvio Berlusconi. Quest’evento, però, almeno a breve termine, pare assai improbabile. Ecco perché Matteo non vuole farsi trovare impreparato e ritagliarsi lo spazio desiderato. Il problema, invece, è un altro, ovvero che Renzi rischia di trovarsi schiacciato tra due poli.

I due forni di Matteo

Se da un lato può recuperare qualche parlamentare dissidente con l’operazione centro, dall’altra rischia di far propagare il malcontento nell’ala sinistra del suo movimento, che secondo i rumors andrebbe avanti da mesi. L’ex ministra Bonetti, ad esempio, potrebbe trovare la scusa per trasferirsi definitivamente da Azione. Non è detto, poi, che tutti vogliano entrare in maggioranza, facendosi vendere dal solito mercante. Qualcuno sostiene che Ettore Rosato abbia avviato una trattativa in proprio con Tajani. C’è, poi, il discorso dei dissidenti dem e del piano Macron, il quale non vuole certamente una stampella per Giorgia. Come fanno, poi, quelli della sinistra a sedersi allo stesso tavolo dei sovranisti? Ecco perché l’ex fascia tricolore di Firenze si trova fra due fuochi. Questa volta, se non presta attenzione, rischia di sancire quella morte politica, augurata a lui ogni giorno dagli avversarsi. A predicare ottimismo per le indiscrezioni diffuse dal Corsera, non a caso, è un tale Calenda, per cui già “non c’è alcuna possibilità di andare insieme alle prossime europee”. Ciò sarebbe un’opportunità per Carletto che così potrebbe tenersi tutto per sé il progetto di Renew sponsorizzato dall’Eliseo.

La previsione di Noto

La domanda, pertanto, legittima è: quanto peserà la nuova creatura? Secondo il sondaggista Noto potrebbe arrivare addirittura al 6 per cento senza il nome del fondatore. Ed è proprio qui il problema. Gli italiani, secondo l’analista, non sembrano più gradire una leadership, che ormai sembra stancare e non più affascinare. “Renzi – spiega l’ospite fisso di Vespa all’agenzia Adnkronos – è destinato a restare tra il 2 e il 3 per cento se non definisce il contenuto e crea una classe dirigente di cui essere il co-attore. Nei suoi confronti, purtroppo, c’è un forte pregiudizio. Pur dicendo spesso cose giuste, ha perso appeal. Renzi lo sa e per questo penso la sua strategia non sia diventare leader”. Il Terzo Polo, d’altronde, ha funzionato meglio proprio nella fase in cui il giglio è stato in disparte, ovvero quando pur gestendo ogni singolo filo restava dietro le quinte, sfruttando il fantoccio Calenda. Non è da escludere, quindi, che torni a ripetere il copione, magari stavolta sfruttando una donna, Bonetti e Carfagna restano in attesa, per fare da king-maker. Sarebbe questa la soluzione per non far cadere in sterili personalismi un piano più articolato e ambizioso, che almeno nella sua prima parte non può concedersi il lusso di dare spazio a egoismi o fughe in avanti.


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