Attualità

Salario minimo, domani il vertice. Ma il governo teme il boomerang

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

Altro che unità. Il salario minimo continua a dividere la politica. La premier Meloni resta ferma sulla propria linea, ovvero continua a sostenere di essere contraria a una paga fissa per legge. Ecco perché trovare una soluzione condivisa, come auspicato anche dalla stessa leader del centrodestra, diventa una strada sempre più tortuosa.

Gli appunti di Giorgia

Gli appunti di Giorgia e non la conferenza stampa prevista, condizionano, sin dal principio, l’incontro che ci sarà domani con le opposizioni. “Se io stabilissi una cifra minima oraria di retribuzione per tutti – dichiara la prima inquilina di Palazzo Chigi – inevitabilmente si collocherebbe nel mezzo. Il salario minimo, quindi, potrebbe rischiare di essere più basso del minimo contrattuale previsto. Diventerebbe così un parametro sostitutivo e non aggiuntivo, peggiorando le cose”. Detto ciò, non chiude al confronto con le minoranze: “Capiremo – spiega – se c’è il margine di presentare insieme una proposta seria che possa fornire parametri salariali per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva, che possa aumentare i controlli per contrastare il lavoro irregolare, i falsi contratti part-time e altri reati del genere. Speriamo che su questo si possa arrivare a una risposta seria, condivisa e che migliori complessivamente le condizioni dei lavoratori italiani e non migliori quelle di alcuni, peggiorando quelle degli altri”. Tali affermazioni, però, creano non pochi malumori tra la minoranza, che si aspettava ben altre risposte dal tavolo con l’esecutivo. Ecco perché Giuseppe Conte, Elly Schlein, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi si ritrovano in una call online per decidere il da farsi. La linea comune è presentare, in modo compatto, l’ipotesi di un salario minimo di 9 euro l’ora, senza ripiegare.

Diversamente Matteo

L’unico assente alla discussione è il solito Matteo Renzi. Italia Viva non parteciperà neanche al confronto sul salario minimo, in quanto non firmataria della proposta presentata dalle opposizioni. L’ex sindaco di Firenze, infatti, ha già presentato una serie di emendamenti al testo voluto da Pd e M5s. Una posizione che però spacca gli stessi generali del giglio. L’ex ministro Elena Bonetti, ad esempio, dichiara come sulle questioni fondamentali che riguardano la vita del Paese “bisogna avere il coraggio di mettersi a un tavolo con chi la pensa diversamente e provare a trovare una sintesi che unisca, non divida”. Il problema, però, è che gli stessi richiedenti del confronto, dopo l’ultimo contenuto video di Meloni, sono scettici sull’utilità del vertice di Palazzo Chigi.

L’ira delle minoranze

Il primo a insorgere è Riccardo Magi: “Dopo le parole della premier – scrive su Twitter – mi chiedo che senso abbia l’incontro. Se c’è volontà di aprire alla nostra proposta bene, altrimenti non regaleremo al governo una passerella per poter dire quanto siamo bravi”. Dello stesso parere Bonelli e Fratoianni, che commentano le ultime dichiarazioni della statista della Garbatella come una provocazione: “Continuare a sostenere che il salario minimo porterà verso il basso gli altri contratti significa dire il falso o dimostra che pure la presidente del Consiglio, come molti prima di lei, non ha letto una proposta che sostiene e rafforza la contrattazione collettiva”. Ancora più duro il capo politico del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. “Si comprende – scrive su Facebook il legale di Volturara Appula – come l’incontro di venerdì a Chigi si preannunci in salita. Il governo non sembra volersi smuovere dai suoi pregiudizi. Vorrà dire che proverò a spiegare come stanno le cose con dei grafici”. Un confronto, comunque, già condizionato da chi lo ha richiesto. A togliere il velo è Elly Schlein, che prima dell’ultima uscita pubblica di Giorgia, aveva detto come il tavolo sarebbe stato l’occasione per fare luce sul caso De Angelis. Un chiaro, esempio, di come la sinistra voleva strumentalizzare il tutto o meglio ancora sfruttare un argomento caro agli italiani per ritagliarsi un pò di visibilità.


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