Attualità

Vi spiego perché il governo sul salario rischia grosso

di Redazione -

GIULIANO CAZZOLA


di GIULIANO CAZZOLA

Governo e opposizioni si incontreranno venerdì pomeriggio per discutere di salario minimo. È quanto si apprende da fonti parlamentari. Al tavolo si siederanno i rappresentanti del Partito democratico, di Azione-Italia viva, del Movimento 5 stelle, di Alleanza Verdi e sinistra e di Più Europa.

Quando ho letto questa notizia mi sono chiesto se Giorgia Meloni conservi la consueta lucidità, quando deve affrontare la questione del salario minimo. In questa partita, il governo aveva sottovalutato un’azione in contropiede delle opposizioni e se la era cavata gettando la palla in tribuna con il rinvio all’autunno votato dalla Camera.

Da come le opposizioni avevano avanzato e sostenuto la loro proposta era evidente che il loro obiettivo non era quello di ottenere un salario minimo legale, ma che si proponeva nodi impostare e vincere una sfida sulla comunicazione nei confronti del governo, accusato di essere insensibile al grido di dolore dei lavoratori poveri.

Il piano di Elly e compagni

Una campagna che aveva avuto un inatteso successo grazie alla discesa in campo dei media ‘’amici degli amici’’ e dei talk show sempre alla ricerca della notizia dell’uomo che morde il cane.

Credo che Elly Schlein – magari inavvertitamente – abbia messo il dito, con la campagna sul salario minimo, su di un punto debole della maggioranza, risvegliando l’ES in sonno del suo populismo congenito.

Meloni non si è convinta della validità di istituire una forma di salario minimo orario; si è sentita in difficoltà sul terreno della comunicazione. E anziché premere il pulsante della ghigliottina (votare l’emendamento soppressivo in Commissione e in Aula) si è salvata imponendo il rinvio con quella forza dei numeri che avrebbe dovuto usare altrimenti.

“Io sono Giorgia’’ ha privato così le opposizioni di quel risultato mediatico che era il loro principale obiettivo, ma nello stesso tempo si è impegnata a discutere di un argomento su cui governo e maggioranza erano contrari con motivazioni non banali, tanto da stupire chi come me non si aspettava da questo governo una linea di politica contrattuale come quella – moderna e innovativa – indicata nella risoluzione approvata dalla Camera nel dicembre scorso.

La risposta di Giorgia e la lotta al semplicismo

Che senso ha – nel momento in cui il governo è sotto tiro sul terreno del reddito di cittadinanza – esorcizzare, prima della pausa estiva, una questione accantonata e fornire, così, alle opposizioni un rinnovato motivo di polemica da sventolare in tutte le Feste dell’Unità?

Il ministro del lavoro Marina Calderone in un’ intervista ha dato la linea: “Mi aspetto esattamente quello che si aspetta la presidente Meloni che ha aperto al confronto con le opposizioni. Io credo che questi temi, quello della contrattazione, del livello salariale delle persone ma anche dello stato di salute del mondo del lavoro sia un tema su cui è importante avere un confronto aperto e costruttivo”.

Sembrano i propositi di una persona che si prepara a partecipare ad una tavola rotonda. Il governo aveva annunciato una linea alternativa al salario minimo di cui sottolineava il rischio che assumesse una funzione sostitutiva della contrattazione nazionale e sosteneva la priorità della contrattazione collettiva anche per “raggiungere l’obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori attraverso una serie di iniziative, a partire dall’attivazione di percorsi interlocutori tra le parti non coinvolte nella contrattazione collettiva, “per monitorare e comprendere motivi e cause della non applicazione”.

Ma il governo è pronto a corredare di iniziative e misure concrete questo progetto e a farlo, già venerdì, in modo più convincente del “semplicismo’’ su cui si basa la proposta di legge delle opposizioni?

*politico, giornalista, imprenditore ed ex sindacalista


Torna alle notizie in home