IN GIUSTIZIA – Giovani a perdere
di ELISABETTA ALDROVANDI
Estate, tempo di sole, vacanze, uscite con gli amici, nottate in discoteca. E abusi. Il consumo di alcol e sostanze stupefacenti, preoccupante durante tutto l’anno, assume connotazioni ancora più gravi durante il periodo estivo, complici la maggiore libertà concessa ai figli e la frequentazione di luoghi in cui lo sballo rappresenta una sorta di conditio sine qua non per il divertimento. Se a ciò si aggiunge che la fase giovanile è caratterizzata da stati emotivi frustranti, ansiosi, deludenti che spesso perdurano fino al raggiungimento della fase adulta, questa forma di paura dei rapporti interpersonali e la necessità di aiutarsi ricorrendo a sostegni esterni, illusivamente utili ma realmente distruttivi, può trasformarsi in comportamenti antisociali, pericolosi per sé o per gli altri. E non si tratta soltanto dell’uso di alcol e droga, ma anche di bullismo verso i coetanei, fino all’ingresso nel mondo della criminalità minorile.i
Sono problematiche che coinvolgono non solo ragazzi che vivono in contesti familiari e sociali difficili, in cui povertà o difficoltà economiche sono strette compagne di vita, ma anche adolescenti di famiglie di ceto medio e medio-alto, alieni a situazioni di disagio economico. Che cosa, allora, unisce situazioni così differenti tra di loro? La radice comune si ritrova spesso nella fragilità dei legami sociali e familiari.
Il fenomeno della criminalità giovanile va combattuto non solo per motivi di civiltà, bensì anche per ragioni economiche: infatti, ben il 3% del bilancio del Ministero della Giustizia riguarda la giustizia minorile.
Sono circa 30.000 all’anno le segnalazioni per reati commessi da minori, e l’85,3% dei denunciati tra i minori nel 2019 (ultimo anno di riferimento) erano maschi. I reati prevalenti sono furti e danneggiamenti, mentre in crescita le violazioni delle norme sugli stupefacenti ma anche lesioni, rapine e minacce.
I minori sono anche, in tanti casi, vittime. Furti, lesioni e minacce sono i reati che subiscono con maggiore frequenza. Nella fascia d’età 14-17 anni, l’89% delle violenze sessuali denunciate, l’80% dei casi di pedopornografia, il 79% degli atti sessuali con minorenne, riguarda ragazze.
I comportamenti a rischio possono tradursi anche nell’uso di sostanze non illegali. Il 18,5% dei giovani tra 11 e 17 anni consuma alcol. Il 6,5% dei giovani tra 16 e 17 anni ha fatto binge drinking, cioè l’ingestione di forti quantitativi di alcol in poco tempo, fino alla totale perdita di controllo (dati anno 2020).
Quanto alla droga, non va certo meglio: si stima che circa 35.000 studenti (circa l’1,4% del totale) abbia assunto sostanze senza conoscerne il contenuto o gli effetti, Tra le sostanze maggiormente utilizzate almeno una volta nella vita prevalgono cannabis, nuove sostanze psicoattive e cannabinoidi sintetici. Non è irrilevante la quota di chi ha consumato cocaina (2,9%), stimolanti come amfetamine, ecstasy, Mdma (2,5%), allucinogeni (2%) ed eroina (1,1%, ovvero oltre 27mila ragazzi).
Quali soluzioni a una situazione che sta sfuggendo di mano? È difficile individuare la panacea a un male diffuso e trasversale, che colpisce le generazioni figlie dell’era del progresso e del consumismo sfrenato, dove siamo un po’ tutti assuefatti ai principii dell’”usa e getta” e del “tutto e subito”. Tuttavia, il mondo degli adulti deve assumersi l’impegno di tradurre questo disagio e di pervenirne i segnali, impegnandosi, assai più a fondo di quanto abbia fatto finora, per la creazione e il rafforzamento di forti reti sociali e di comunità, che rappresentano un argine alla povertà educativa e al rischio che, per un errore di gioventù si comprometta il proprio futuro.
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