Politica

De Angelis e la strage di Bologna: ora è pressing per le dimissioni

di Edoardo Sirignano -

MARCELLO DE ANGELIS - GIORNALISTA


di EDOARDO SIRIGNANO

Il post di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna spacca la destra italiana. Quella che, secondo il suo datore di lavoro, il governatore Francesco Rocca, sarebbe solo un’esternazione legata a vicende familiari che lo hanno segnato profondamente, non trova d’accordo Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi.

La resa dei conti tra le destre

L’ala governista di Fratelli d’Italia, infatti, vorrebbe le dimissioni immediate da parte del portavoce del presidente del Lazio. Le scuse, pubblicate in un lungo post Facebook, non bastano a chi ha l’arduo compito di guidare il Paese e che non può approvare quanto sostenuto dal responsabile della comunicazione di uno degli enti più importanti riusciti a espugnare dalla maggioranza alla sinistra. A suo parere, infatti, i fascisti non hanno nulla a che vedere con quanto accaduto il 2 giugno 1980 e Fioravanti, Mambro e Ciavardini sarebbero innocenti.

Costringere, però, l’ex direttore del Secolo d’Italia a lasciare l’incarico per Giorgia significherebbe ammettere una sconfitta. Darebbe ragione a quella sinistra che ha gettato benzina sul fuoco. Da Elly Schlein a Pierluigi Bersani, non sono mancate le accuse dei progressisti verso l’uomo di fiducia del presidente della Regione. Il Corriere della Sera, in un’estate priva di notizie, ci ha addirittura aperto il giornale. Ecco perché c’è più di qualcuno che sostiene che la premier, dopo il colloquio vis a vis, anticipato dalla stessa Giorgia, metterebbe De Angelis nelle condizioni di lasciare l’incarico.

L’unico esponente sovranista pronto a difendere la posizione di De Angelis è il solo Gianni Alemanno. L’ex sindaco di Roma, dopo il post, aveva definito addirittura Marcello il comunicatore un “coraggioso”. Ecco perché c’è chi ipotizza che si tratti di una strategia di un’area per smarcarsi dalla linea di maggioranza e dar vita così a un percorso alternativo. Tutti sanno, infatti, che l’ex ministro dell’Agricoltura, insieme a una serie di intellettuali e attivisti di destra, stia lavorando a un progetto diverso da quello conservatore-istituzionale immaginato dalla prima inquilina di Palazzo Chigi.

C’è, dunque, già chi pensa a un vero e proprio regolamento di conti all’interno della destra nazionale. La stessa strage di Bologna mette in luce due blocchi che presto potrebbero contendersi la leadership di un’area: quello che intende far passare la linea palestinese e quindi l’innocenza dei vari Mambro, Fioravanti e Ciavardini (cognato di De Angelis) e quello che sostiene il contrario, come appunto la mozione che guarda a un’intesa con il centro.
Esponente di spicco di questa mozione il titolare del dicastero della Difesa Guido Crosetto, che sfruttando la volontà di Meloni di cambiare pelle in vista delle europee, vorrebbe approfittare dell’occasione per mettere alla porta quegli estremisti che sarebbero inconciliabili con la nuova linea europea che vede alleati a Bruxelles Ppe ed Ecr.

La solita diatriba tra rossi e neri

Dall’altra parte, però, tutta questa vicenda mette una volta, ancora in luce, l’inconsistenza di una sinistra, che non riuscendosi a ritrovare sui programmi, prova a farsi sentire tramite la solita diatriba tra rossi e neri. Un qualcosa, però, che non appassiona più di tanto gli elettori, a cui interessa poco far venire alla luce quel che resta del fascismo.

Il popolo degli arrabbiati, ovvero chi diserta le urne, invece, vuole sapere quale sia la linea dei progressisti rispetto alla guerra, alla lotta alle disuguaglianze, a un’inflazione che mette in ginocchio non solo i poveri. A parte le dichiarazioni dei soliti big e i titoloni, pochi sono coloro che si ritengono realmente interessati dalla vicenda De Angelis, che ha fatto parlare tanto gli addetti ai lavori, ma poco quel popolo, che in silenzio, al contrario, deve confrontarsi con una crisi economica senza precedenti. Questi signori non vogliono parlare ancora della strage di Bologna, una pagina di storia che ormai ritengono conclusa, ma intendono sapere piuttosto come chi ha il compito di rappresentarli intende affrontare quei punto cruciali, che rendono difficile la vita della maggioranza degli italiani.


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