Eduardo e Cristina: l’opera dello scandalo
Musica classica: Eduardo e Cristina, l’opera dello scandalo al Rossini opera festival di Pesaro.
di RICCARDO LENZI
Il gioco vale la candela o, meglio, il centone? L’opera “Eduardo e Cristina” in prima rappresentazione moderna sarà l’avvenimento clou del Rossini opera festival di Pesaro, alla Vitifrigo Arena a partire dall’11 agosto, diretta da Jader Bignamini con la regia di Stefano Poda e con Daniela Barcellona e Anastasia Bartoli nei ruoli principali. Un’opera segnata dallo scandalo: maliziosamente il grande Stendhal ricordò che Rossini nella primavera del 1819 fu scritturato dall’impresario del Teatro San Benedetto di Venezia con un super compenso. Il pesarese arrivò da Napoli per la “prima” della sua “Eduardo e Cristina” con soli nove giorni di anticipo: l’opera cominciò e aria dopo aria venne applaudita con trasporto dal pubblico. Ma disgraziatamente per Rossini c’era in platea un commerciante napoletano che si mise a canticchiare il motivo di tutti i brani, anticipando i protagonisti scenici. I vicini gli chiesero come faceva a conoscerli, e quello, imperturbabile, assicurò che «quello che state ascoltando ora è il “Ricciardo e Zoraide”, seguito da l'”Ermione” che abbiamo applaudito a Napoli sei mesi fa. Mi chiedo solo perché avete cambiato il titolo». Nell’intervallo e durante il balletto la notizia iniziò a propagarsi. Ciò che alla Scala avrebbe scatenato una rissa furibonda, alla più ironica e tollerante Venezia stimolò risate e ammiccamenti ironici. Solo l’impresario del San Benedetto, consapevole che queste voci avrebbero danneggiato la sua reputazione professionale, ebbe qualcosa da ridire.
Il compositore con calma disarmante gli chiarì: «Che cosa ti avevo promesso? Di darti della musica che sarebbe stata applaudita. D’altronde non avresti dovuto accorgerti, dai margini dei quaderni di musica tutti ingialliti, che quella che ti mandavo da Napoli era musica vecchia? Per un impresario che dev’essere un imbroglione e mezzo, tu non sei che uno sciocco». Ma qual era stato il misfatto di Rossini? Aveva dato il libretto presistente ai suoi collaboratori, che lo resero il più generico possibile, ma reimpostando e adattando sapientemente i tempi drammaturgici. Quindi lo musicò con una serie di autoimprestiti ricavati da alcuni suoi lavori precedenti. Ne derivò che, essendo le scopiazzate “Ricciardo e Zoraide” ed “Ermione” (insieme ad “Adelaide di Borgogna” e “Mosè in Egitto”) opere di gran classe, ed essendo Rossini un maestro finissimo nell’applicare tocchi minimi ma significativi, riuscendo con ciò a cambiare l’atmosfera della musica, fu riconfezionato un capolavoro, entusiasticamente accolto anche da Lord Byron: «C’è stata una splendida opera di Rossini, che è venuto di persona a suonare il clavicembalo. La gente lo ha seguito, incoronato, gli ha tagliato ciocche di capelli per ricordo, lo ha acclamato e gli ha dedicato sonetti, lo ha festeggiato e reso immortale», scrisse. Insomma, come sostiene il musicologo Giovanni Carli Ballola “Eduardo e Cristina” fu un’opera-centone di tipo corretto o corrivo, destinata al botteghino. Un’operazione di riciclaggio entro efficaci contenitori teatrali di materiali alieni di diversa caratura, riutilizzati al meglio delle loro potenzialità di “atmosfera morale” e al posto giusto, nell’ambito di una precisa strategia drammaturgica.
A questo punto verrebbe spontanea una riflessione: generalmente, nell’ambito della nostra cultura, un’opera d’arte viene considerata tale dalla critica quando è dotata dei requisiti della unicità, originalità e autorialità. Ma non esistono regole precise per identificare il plagio di una composizione musicale. Infatti formule quali per esempio «se otto battute di due brani sono identiche, si verifica un’ipotesi di plagio» non sono bastevoli, in quanto gli elementi che compongono una canzone sono molteplici. La componente che maggiormente può far riconoscere in un brano musicale la creatività altrui è la linea melodica; ma la composizione musicale è formata anche dal ritmo, dal timbro, e da accordi armonici, per cui anche questi intervengono al fine di far riconoscere il plagio: Rossini fu un fuoriclasse anche nell’aggirare le regole.
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