Ambiente

Piano mare, Musumeci esulta: E’ il primo passo

di Angelo Vitale -


L’Italia ha il suo Piano nazionale del Mare. Lo ha approvato dopo 8 mesi il Cipom, il comitato per le politiche del mare cui partecipano i rappresentanti di 13 ministeri coordinato da Nello Musumeci, titolare di una delle scommesse di Giorgia Meloni: dare organicità agli interventi per la risorsa mare. “Un primo passo”, ammette Musumeci. Un Piano che non è ancorato a risorse, fanno sapere dal suo ministero, “perché strumento di programmazione e coordinamento” ma che pure elenca “obiettivi ambiziosi” che “necessitano di investimenti economici”. Poco meno di 200 pagine cui hanno lavorato gli esperti di un comitato guidato da Luca Salamone. Per uno di essi, il presidente di Assonautica Giovanni Acampora “una tappa importante per una nuova stagione e per mettere l’Economia del Mare al centro delle strategie di sviluppo nazionali”. Un laboratorio che non si fermerà qui: il Cipom dovrà aggiornare il Piano ogni tre anni.

L’ottica scelta è quella di “una rinnovata autonomia marittima strategica nazionale”, declinata in più direttrici. La prima quella degli spazi marittimi, distinguendo tra gli obiettivi strategici del Piano del mare e i Piani di gestione dello spazio marittimo. Centrali, le rotte commerciali, “di interesse strategico nazionale”che il Piano punta ad agganciare alle policy Ue e agli indirizzi della transizione energetica.

Per i porti, il “miglioramento della catena logistica, come nel Middle East e nel Nord Africa. La nostra centralità geografica rispetto alle rotte est-ovest impone una profonda riflessione sul nostro sistema portuale e logistico, a servizio dei traffici europei” guardando al “miglior sfruttamento delle aree retro-portuali per attività manifatturiere”, favorendo il reshoring. Auspicati strumenti di pianificazione strategica “non generici”. E emerge la necessità condivisa da 13 ministeri di una semplificazione sugli aggiornamenti dei piani strategici e regolatori portuali, sulle opere nelle aree degli scali, sulla valutazione ambientale dei dragaggi.

La transizione energetica ritorna nel Piano confermando il target della premier: l’Italia hub energetico meridionale dell’Europa e, in sintonia con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Sud “fondamentale per la transizione ecologica, ponte naturale verso l’Africa che, grazie all’immenso potenziale in termini di solare, eolico e idrogeno verde, diventerà uno dei giganti dell’energia pulita”. Richiamato qui l’obiettivo, entro il 2023, di un nuovo Piano Mattei per l’Africa, per far cooperare la sponda Nord e Sud del Mediterraneo in investimenti, progetti comuni, trasferimento di tecnologia e know-how. Il tema è l’energia “che viene dal mare” e “per il mare”, nessuna scelta precisa per l’eolico o il solare flottante. Cautela sulla transizione energetica del trasporto marittimo: “la flotta mondiale è di 70-80 mila unità”, serviranno “soluzioni graduali”, “un tempo non breve”.

Tasto dolente e attuale, la pesca ove ci si augura una spinta in innovazione e crescita dell’acquacoltura. Curioso, tra molti obiettivi, l’inserimento delle “concessioni demaniali da rivedere”. Attenzione alla cantieristica (servono meccanismi di difesa dal dumping estero), all’industria armatoriale (necessita di semplificazione normativa), al lavoro marittimo. Senza dimenticare la tutela della biodiversità, l’impatto del climate change, il sistema delle isole minori, il turismo. Ultima direttrice, la sicurezza da affrontare con “un approccio collegiale integrato e sinergico”.


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