Economia

Il Fisco secondo Giorgia

di Giovanni Vasso -

GIORGIA MELONI MAURIZIO LEO CANDIDATO CENTRO DESTRA ALLE ELEZIONI SUPPLETIVE DI ROMA


Il Fisco secondo Giorgia. Maurizio Leo, viceministro al Ministero dell’Economia e delle Finanze, torna sul tema della delega fiscale. E annuncia che la riforma sul sistema tributario sarà epocale. Del resto, come spiega lo stesso esponente del governo nonché responsabile del dipartimento Economia di Fdi, l’uomo che ha firmato le ricette economiche del programma elettorale del partito della premier, si tratta della “riforma che gli italiani attendono dagli anni ‘70”.
Uno dei punti cardine della riforma, secondo Leo, sarà la vexata quaestio della lotta all’evasione fiscale. Durante l’intervento al Senato sulla discussione generale relativa proprio alla delega fiscale, il viceministro ha spiegato che ci sarà “un cambio di rotta” finalizzato ad “abbattere questo enorme carico di evasione che abbiamo”. Maurizio Leo passa rapidamente in rassegna le “armi” che il governo intende consegnare all’Agenzia delle Entrate e all’Erario per gli accertamenti e per il prelievo delle tasse: “Abbiamo le tecnologie informatiche, la precompilata, l’intelligenza artificiale, siamo in grado di dire millimetricamente quale è il reddito e diciamo se dichiari questo per due anni stai tranquillo, questo è il cambio di rotta”. Un cambio di rotta che assomiglia più a un cambio di paradigma. Ma il grande traguardo che Leo, e quindi Giorgia Meloni, si prefigge è quello della “pacificazione” tra il Fisco e il contribuente. “Come per le grandi imprese – spiega Leo -, si deve venire incontro al contribuente collaborativo”. Così, per il viceministro al Mef, “se facciamo questo riusciamo a combattere questo ammontare enorme di evasione, se non si fa così potremo discutere per anni ma non sia abbatterà mai questo enorme carico che abbiamo”.
Abbattere il carico di evasione è utile non soltanto a dare sollievo alle casse dello Stato. È un preciso obiettivo stabilito dalla Commissione Ue nell’ambito del Pnrr. Bruxelles vuole che l’Italia si adegui e combatta, sul serio, il fenomeno dei furbetti che non pagano le tasse. A detrimento degli altri che, invece, sono costretti a dover subire una pressione fiscale tra le più alte d’Europa proprio a causa degli ammanchi di cassa legati all’evasione.
Maurizio Leo, e quindi Giorgia Meloni, chiedono che la riforma sia sostenuta da una maggioranza che sia la più larga possibile. La delega, infatti, “non è di una parte politica” perché, afferma il viceministro, “c’è anche la condivisione di tanti punti con le forze di opposizione”. Per rafforzare il respiro ecumenico della riforma, Leo asserisce che la logica utilizzata dal governo è stata quella di “seguire quanto ci viene detto da Ocse, Fondo monetario internazionale e dall’Europa”. Insomma, una chiamata alle armi per il Pd, sempre sensibilissimo ai richiami che arrivano da Bruxelles e da Washington. “Si tratta di una riforma epocale – dice Leo – attesa dagli anni ’70, penso che stiamo scrivendo una parte della storia del nostro Paese”.
Ma risultano molto interessanti le parole che Leo ha speso sugli investitori che dall’estero fanno affari in Italia. La polemica è sempre rovente quando si tratta di multinazionali che fatturano milioni in Italia per pagare pochissimo, rispetto ai loro guadagni, lasciando il grosso delle loro tasse in Paesi Ue meno esosi sotto il profilo fiscale, a cominciare dall’Irlanda. “Vogliamo dare regole certe a chi vuole venire in Italia, non favorire i privati che fanno trust. Vogliamo dire se sei un s soggetto estero che viene in Italia e porta ricchezza devi avere regole certe altrimenti questi soggetti si guardano bene dal venire”.


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