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Appesi a Putin, Divulga: Prossimi aumenti di pane, farina, carne e latte

di Angelo Vitale -


Con la sospensione dell’accordo Onu sulle esportazioni di grano dall’Ucraina da parte delle Russia, nei prossimi mesi ci dovremo aspettare aumenti dei prezzi di pane, farina, e soprattutto di prodotti da forno. A segnalarlo è Felice Adinolfi, direttore del Centro Studi Divulga, che analizza l’attuale contesto e i riflessi che comporta sui traffici nel Mar Nero per l’approvvigionamento di materie prime agricole. “Una minor disponibilità di cereali, in particolare di una quota rilevante anche di grano tenero, porterà inevitabilmente a rialzi dei prezzi, e già si è visto sui mercati internazionali subito dopo la notizia del mancato accordo. Questo comporterà costi maggiori dei prodotti agricoli in tutto il mondo con ricadute a cascata su prodotti di largo consumo come pane, farina e prodotti da forno nei prossimi mesi”.

Infatti, spiega Adinolfi, “verranno a mancare 25-30 milioni di tonnellate di frumento tenero ed i prezzi sono destinati a salire. Le scorte di grano ucraino si attestano ormai ad un livello minimo mai raggiunto, -66% rispetto ai livelli pre guerra, più la guerra durerà e più l’Ucraina continuerà a perdere quote e rilevanza sul mercato cerealicolo internazionale a vantaggio della Russia, che secondo le previsioni, raggiungerà la quota record di oltre 40 milioni di tonnellate di grano esportati nel 2023. Quindi va affrontato un problema di tipo strutturale e non momentaneo” sottolinea l’esperto.

Di qui la previsione di un aumento dei prezzi di biscotti, merendine e “se si andrà avanti di questo passo, si potrebbe ventilare anche un Natale più caro sulle tavole degli italiani con l’aumento dei prezzi dei dolci da ricorrenza come panettone e pandoro, ma – aggiunge Adinolfi – mi auguro ci sia il tempo per rinegoziare l’accordo”.

Lo stop dei porti del Mar Nero e quindi delle esportazioni di materie prima alimentari dall’Ucraina interessa oltre al grano tenero anche il mais e più in generale un “paniere di prodotti agricoli che riguardano la zootecnia in quanto collegati all’alimentazione del bestiame. Quindi gli aumenti dei prezzi del mais possono incidere sul prezzo finale di latte e carne”.

Inoltre, “l’Italia è fortemente dipendente dall’Ucraina, come gran parte del mondo, per i semi di olio di girasole e dei suoi derivati quindi dall’attuale contesto potrebbero derivare, all’orizzonte, nuovi aumenti dei prezzi sia per i consumatori che per l’industria di trasformazione. Potrebbe accadere di nuovo, come è avvenuto nei primi mesi della guerra, – spiega Adinolfi – di assistere a rincari tanto per l’olio di girasole quanto dei prodotti sostitutivi, come altri oli vegetali o grassi animali” avverte. Tuttavia “se la Russia, come preannunciato, dovesse sostituire le forniture ucraine nei paesi del Nord Africa e dell’Africa Subsahariana questo dovrebbe calmierare i mercati” conclude Adinolfi.

 


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