Giorgia e il Sultano, adesso gli Europei sono più vicini
GIORGIA MELONI, RECEP TAYYIP ERDOGAN PRESIDENTE DELLA TURCHIA
Giorgia e il Sultano, un calcio alle tensioni. Ovvero: c’eravamo tanto odiati. O, se preferite, dopo le polemiche arrivano i confetti. Italia e Turchia uniscono le forze e presentano la candidatura unitaria per ospitare e organizzare, insieme, gli Europei di calcio in programma nel 2032. Ci vorranno ancora tanti anni ma chi ben comincia è già a metà dell’opera. La Figc e la Turkish Football Federation hanno scelto di candidarsi insieme “al termine di un complesso e fruttuoso processo di consultazione”. La decisione di presentarsi insieme è arrivata, formalmente, dalla considerazione “che la condivisione di eventi di tale portata rappresenta, da un lato, una via per il coinvolgimento diretto di un numero più elevato di appassionati e, dall’altro, la ricerca di una progettualità ancora più efficiente e sostenibile”. In realtà, Italia e Turchia sono complementari. Loro ci mettono gli stadi, noi ci mettiamo il “peso” nell’Uefa. Per Gabriele Gravina, presidente della Federazione italiana giuoco calcio, il momento è solenne: “Siamo di fronte ad una svolta storica che ha come obiettivo la valorizzazione del calcio continentale; il progetto, oltre ad avvicinare due realtà consolidate nel panorama calcistico europeo, esalta i valori di amicizia e cooperazione, coinvolgendo due mondi contraddistinti da profonde radici storiche, due culture che, nel corso dei millenni, si sono reciprocamente contaminate influenzando in maniera sostanziale la storia dell’Europa mediterranea. Il calcio vuole essere un ponte ideale per la condivisione delle passioni e delle emozioni legate allo sport”. Parole, belle parole, ma pur sempre parole. Come ha dimostrato il mondiale in Qatar un anno fa, è tutta una questione politica. Al di là dei buoni uffici tra club e federazioni, Italia e Turchia si erano candidate, l’una contro l’altra armata, per tenersi tutti per sé gli Europei di calcio che si disputeranno tra nove anni. Le mire di Roma e Istanbul con ogni probabilità andranno a bersaglio. La candidatura unitaria la vincerà. Come è accaduto per la discesa in campo della Gran Bretagna intera, compresa l’Irlanda. Inghilterra, Galles, Scozia, Eire e Irlanda del Nord si sono unite per presentare una candidatura che non soltanto è prestigiosa per il fatto che il calcio, in buona sostanza, sia nato lì. Ma perché è politicamente rilevante: è un tentativo di utilizzare lo sport per unire ciò che la politica divide. Londra perde sempre più appeal e il Regno Unito è attraversato da tensioni indipendentiste. Le stesse che hanno portato gli scozzesi (e non solo loro) a tifare per gli azzurri di Roberto Mancini e a esultare con loro per l’euro-vittoria dell’Italia a Wembley contro i Tre Leoni inglesi. Nel 2028 si tenterà di ricucire i rapporti.
Insomma, è tutta politica ed economia. Come sempre. L’Italia ha bisogno della Turchia che, da qualche mese a questa parte, è tornata a essere un partner serio ed affidabile per l’Occidente. Ankara preme per entrare in Europa e ha centrato un grande successo, in tal senso, dando l’ok all’ingresso della Svezia nella Nato in cambio della ripresa dei negoziati, che si erano ufficialmente arenati nel 2022, per la Turchia dentro l’Ue. È bastato un sì, a Erdogan, per passare dall’essere “il dittatore di cui non abbiamo bisogno” (copyright Mario Draghi) a rispettato interlocutore dell’Ue. E se Ursula von der Leyen ha dovuto ingoiare l’ennesima beffa dopo l’incidente del Sofagate, quando Erdogan in un incontro ufficiale non la lasciò sedere, anche Giorgia Meloni può tranquillamente abbozzare davanti a uno degli interlocutori internazionali decisivi per la buona riuscita del piano Mattei. Era il 2018 quando, dopo le durissime parole del presidente turco che bollò l’eccidio di Macerata di Luca Traini come un “attacco razzista all’Islam”, Meloni diede a Erdogan del “bieco incantatore di serpenti” a cui il Presidente Sergio Mattarella avrebbe dovuto chiedere scuse ufficiali. Un anno dopo, nel 2019, Meloni invocò sanzioni internazionali alla Turchia dopo l’invasione della Siria del Nord e gli attacchi ai curdi, paragonando Ankara a Mosca e le milizie curde all’Ucraina.
Oggi, invece, Italia e Turchia viaggiano unite per celebrare la festa più bella che c’è. Quella del pallone. Giorgia e il Sultano. C’eravamo tanto odiati. O, se preferite, dopo le polemiche arrivano i confetti.
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