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Il climatologo Pasini: “Dietro alle emergenze c’è sempre l’errore umano. Chi dice altro non conosce la scienza”

di Edoardo Sirignano -

ANTONELLO PASINI CLIMATOLOGO


di EDOARDO SIRIGNANO

“Se corriamo solo dietro alle emergenze non ci saranno più i soldi per fare nulla”. A dirlo Antonello Pasini, primo ricercatore e fisico del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Qualche giorno fa avete lanciato un appello all’opinione pubblica nazionale. Perché?

Abbiamo scritto una lettera ai media e a chi si occupa di comunicazione, per dire che c’è un cambiamento climatico e bisogna prenderne atto. Troppo spesso si parla di maltempo, ma non si riflette per niente sulle cause che lo generano. Facendo così, regna solo la confusione. La gente non sa cosa deve fare rispetto ai fenomeni e soprattutto non sa come prevenirli. La domanda che ci facciamo tutti: possiamo cambiare il corso delle cose o dobbiamo arrenderci a un mondo che sta cambiando?

Molti, intanto, sono i cittadini che non riescono a comprendere il messaggio. Come aiutarli?

Spiegando loro che questi fenomeni sono dovuti al surriscaldamento globale, cioè hanno un’origine antropica. Stiamo parlando, infatti, di eventi legati alle emissioni di gas serra dovute alle combustioni fossili, alla deforestazione, a un’agricoltura non sostenibile e una serie di azioni di cui tutti dovremmo esserne a conoscenza. Solo così si acquisisce la consapevolezza e ognuno di noi farà la sua parte contro tutto ciò.

Il governo italiano, presieduto da Giorgia Meloni, può agire, in modo più incisivo, su tali questioni?

Assolutamente sì! Deve seguire le orme di quanto stabilito dall’Unione Europea. Diminuire le emissioni del 55 per cento entro il 2030, di azzerarle entro il 2050. Nel New Green Deal, d’altronde, viene spiegata bene la strada da intraprendere. Dobbiamo sbloccare quei progetti di energia rinnovabile bloccati dalla burocrazia, pensare a una mobilità diversa, nonché servono alberature idonee. Il verde fa bene perché mitiga le ondate di calore estive e assorbe la pioggia violenta che scende. Se questa cade su un terreno cementificato-asfaltato non viene assorbita, scorre in superficie e trasforma le strade in quei fiumi in piena, che abbiamo visto recentemente nei telegiornali. Se, invece, abbiamo più spazi verdi possiamo assorbire almeno il 50 per cento dell’acqua che scende.

Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, invece, come comportarsi?

Evitare la cementificazione selvaggia, ovvero non costruire dove non si può. Dobbiamo attutire il pericolo non solo con una cultura del rischio, ovvero spiegando alle persone come comportarsi durante un’emergenza, ma con una cultura della legalità. Non bisogna andare a costruire dove non si può. Se qualcuno lo vieta c’è un motivo. Fare un abuso non porta vantaggi, ma al contrario mette in pericolo i nostri beni e addirittura la nostra vita.

Il geologo Gnosotto, su queste colonne, però, sostiene che il clima cambia ogni 400 anni e l’uomo non ha colpe…

Non parlo con chi non è uno scienziato e non ha pubblicato su riviste. Gnosotto non è in grado di capire queste cose. Facciamo le persone serie. Rivolgiamoci alle fonti vere, a chi studia questi fenomeni ogni giorno.

Le prossime estati saranno ancora più calde?

Ci può essere un anno più caldo e uno più freddo. Quello che preoccupa, però, è la tendenza. Gli ultimi decenni sono stati più caldi di quelli precedenti. Per la fine del 2024, attendiamo un aumento molto forte delle temperature. Insieme all’influsso umano c’è quello naturale, perché sta arrivando El Nino nel Pacifico tropicale. Ciò porterà a dei picchi, mai visti sino a ora.

Quando, invece, ci sarà un ciclo inverso, andremo verso una nuova glaciazione?

Tra 80mila anni, secondo natura, dovremmo essere a una nuova glaciazione. Il problema, però, è che ci abbiamo messo lo zampino e quindi il ciclo si è invertito. Quando decideremo di smettere con le emissioni da combustioni fossili, allora, forse riusciremo a stabilizzare la temperatura e probabilmente a tornare indietro. Ciò, comunque, è molto difficile.

Rispetto al fenomeno, quindi, c’è la nostra responsabilità?

Non c’è dubbio!

Condivide la protesta di questi giovani ecologisti, che per far sentire la loro voce imbrattano i monumenti, mettendo in pericolo la nostra storia?

Faccio sentire la mia voce con la divulgazione scientifica. Ognuno, poi, fa come gli pare. Chi arreca danni ai monumenti è giusto che paghi. La magistratura, comunque, fa bene il suo dovere. Ritengo, altresì, che questi ragazzi agiscono in un determinato modo perché consapevoli che esiste un problema grande.

Come far capire l’importanza della questione a una politica che fa finta di non vedere?

Le persone, oggi come non mai, percepiscono il problema. La spinta dal basso è importante. I politici sono certo che hanno capito che esiste un consenso se si fanno determinate cose. I sondaggi, d’altronde, parlano chiaro.

Quale il dovere degli scienziati?

Noi stiamo dicendo ai politici che se continuiamo a correre dietro le emergenze non avranno più i soldi per sviluppare qualsiasi idea. Abbiamo offerto, quindi, a chi governa, degli strumenti, delle proposte concrete e quantitative che per fermare tutto ciò. Ci siamo già costituiti in un comitato, “la scienza al voto”, di cui sono coordinatore e abbiamo proposto un progetto di legge che attualmente è in discussione in commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.


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