Santanché, Cremaschi: “Opposizione predica bene e razzola male”
GIORGIO CREMASCHI POLITICO
di EDOARDO SIRIGNANO
“Le opposizioni, pur in condizioni favorevoli, non sono riuscite a mandare a casa Santanché. Gli scontri televisivi non corrispondono alla realtà dei comportamenti. C’è chi predica bene e razzola male. Gli imprenditori di bassa qualità, intanto, sono esaltati da una pessima imprenditrice e uno scarso ministro”. A dirlo Giorgio Cremaschi, ex leader Fiom e oggi membro dell’esecutivo nazionale di Potere al Popolo.
Ancora una volta la sinistra si è dimostrata debole?
Nel Parlamento non c’è sinistra. Chi abusa di questa parola, nei fatti, è centrista. Basta vedere la discussione sul salario minimo.
Che idea si è fatto rispetto a tale argomento?
Siamo di fronte a una grande truffa ideologica. Mettendo un salario minimo non calano quelli più alti. Se costruisci una base più solida per un edificio, al contrario, è più facile alzarlo. Ecco perché la tesi sostenuta dai liberisti, come quelli dell’Istituto Bruno Leoni, dal governo e dalla parte più moderata dei sindacati, oltre a non considerare le leggi della fisica, va contro la realtà.
Ci faccia un esempio…
Il paese in Europa, in cui le associazioni di categoria hanno più potere contrattuale, è la Germania. Lì c’è il salario minimo a dodici euro all’ora, soglia tra l’altro che verrà aumentata a breve. Ragione per cui quanto predicato da Stagnaro è falso e in malafede. Il problema, però, è che non è l’unico a diffondere falsità.
A chi si riferisce?
Antonio Tajani afferma che il salario minimo è roba da Unione Sovietica. Il ministro degli Esteri, però, non si rende conto di essere contrario a quelle che dovrebbero essere le fondamenta del palazzo dei salari.
Per quanto riguarda la quantità del salario minimo, invece, si trova d’accordo con Stagnaro?
Dire che nove euro sono troppi significa sostenere che in Italia i salari sono alti. Non c’è dubbio. La verità, però, è un’altra. A queste latitudini, dilaga la povertà e le persone guadagnano troppo. Unione Popolare, infatti, raccoglierà 50mila firme per un disegno che prevede dieci euro minimi all’ora, tra l’altro indicizzati. I nove euro, lanciati dai 5 Stelle, non tengono conto dell’aumento del costo dei prezzi, di un’inflazione che dilaga. L’Italia per crescere ha bisogno di una spinta dal basso. Siamo l’unico grande paese dell’Ocse, che ha visto, negli ultimi trenta anni, diminuire salari.
Perché?
Per colpa delle leggi sulla precarietà, ma anche per quei sindacati, che hanno rinunciato a rivendicare veri aumenti. Soltanto invertendo questa tendenza, potremo parlare di crescita e innovazione del sistema. Abituarlo ai bassi salari vuol dire incitare gli imprenditori a essere poco produttivi e molto sfruttatori. La spinta agli alti salari costringe le imprese a essere competitive, a investire sulla qualità. Altrimenti avremo soltanto nuovi caporali.
Come invertire la tendenza?
Dovremo darci l’obiettivo di avere, in breve tempo, un salario netto medio, per la maggior parte dei lavoratori, di almeno 2mila euro al mese. Adesso siamo molto lontani da quest’obiettivo. Ciò significa che siamo molto distanti da Francia, Germania e resto d’Europa. Abbiamo accumulato trent’anni di sprofondamento.
Non si trova d’accordo su quanto sostenuto dal direttore delle ricerche dell’Istituto Bruno Leoni?
Sono d’accordo con le critiche di Cottarelli al progetto 5 Stelle-Pd. È balzana l’idea per cui si danno nove euro, ma lo Stato poi deve restituire questa cifra agli imprenditori per aiutarli. Questo è un aiuto inaccettabile. L’aumento del salario minimo dovrebbe servire a ridistribuire la ricchezza, a togliere soldi ai profitti per darli alla povertà. Lo Stato non deve dare soldi alle imprese perché facciano gli aumenti. Trovo assurdo che un liberista come Stagnaro, che intende privatizzare qualunque cosa, dice che ai deboli deve pensarci lo Stato.
La sinistra, intanto, poteva fare qualcosa in precedenza…
Il Movimento 5 Stelle è stato al governo per tutta la scorsa legislatura, mentre la sinistra per mezza. Nonostante ciò, non è stato fatto niente. I fatti valgono più delle parole.
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