Non ci sono più le mezze… misure
di FRANCESCO GRATTONI
Estate 2021: non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire. Estate 2022: accendi il condizionatore, non vuoi la pace, sei un guerrafondaio. Estate 2023: neghi il cambiamento climatico, muori, fai morire le generazioni future e fai più danni della grandine.
Le estati più serie erano quelle in cui leggevamo le barzellette stampate sul “Cucciolone” e non lo sapevamo. Da un anno all’altro abbiamo attraversato la “potenza di fuoco”, i Draghi, la “potenza di fuoco” dei Draghi e ora non ci resta che il fuoco di una estate calda, caldissima, torrida in cui impazzano foto di semafori sciolti al sole (qualcuno pure ci crede), rilevazioni di temperature al suolo che sia mai che ci addormentiamo distesi sul marciapiede mentre aspettiamo l’autobus e cartine metereologiche con gradazioni di colore che vanno dal rosso pompeiano al viola addobbo funebre di fantozziana memoria.
Ormai è chiaro che sappiamo vivere solo in una costante emergenza della quale, tra l’altro, la colpa è esclusivamente nostra. Era nostra la colpa dei contagi in tempo di Covid perché, da esseri umani, avevamo questo pessimo vizio del voler socializzare a tutti i costi, è nostra la colpa della guerra perché non siamo disposti a sacrificarci economicamente per salvare l’Europa e il mondo dal tiranno russo, è nostra la colpa del caldo, perché inquiniamo, perché guidiamo le macchine sbagliate, perché mangiamo le cose sbagliate, perché sprechiamo, perché ci laviamo troppo, perché respiriamo. Poco importa se i cambiamenti climatici hanno sempre fatto parte della storia del mondo, noi siamo i diretti responsabili di tutto e se lo neghi sei una sciagura peggio delle trombe d’aria o dei chicchi di grandine grandi come palle da tennis le cui foto sui social hanno ormai spodestato tramonti e arcobaleni.
Qualcuno è arrivato addirittura a sostenere che un pensiero sbagliato e contrario a quello
dominante dovrebbe essere considerato reato, tendendo sempre più ad una ortodossia di massa in cui i cittadini non devono essere informati ma messi in guardia e “protetti” soprattutto da loro stessi, alla ricerca della espiazione delle proprie colpe prima e della redenzione civica poi. Lo schema comunicativo ormai lo conosciamo bene ed è replicabile in ogni stagione, soprattutto quella estiva a quanto pare, perché sia mai che abbassiamo l’asticella della tensione proprio in vacanza. Si individua l’emergenza, si spaccia per informazione quello che altro non è che terrorismo mediatico, si genera nello spettatore un senso di colpa costante suffragato da una narrazione monolitica, si isolano le voci discordanti ridicolizzandole e spogliandole di qualsiasi autorevolezza in materia anche dovesse trattarsi di premi Nobel e il gioco è fatto.
In gergo sportivo si dice che squadra che vince non si cambia. Ha funzionato egregiamente in periodo di pandemia, funzionerà ora con il cambiamento climatico anche se, in questo caso, sarà sconsigliato uscire sul balcone per gridare “andrà tutto bene”.
Sia mai che poi caschi qualche tegola in testa per via del maltempo.
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