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Il modello animale va superato nella ricerca contro il cancro

di Ivano Tolettini -


A quanto è stimato l’ “attrition rate”, vale a dire il cosiddetto tasso di abbandono degli esperimenti, in una parola l’insuccesso del “modello animale”? In base ai dati empirici attorno al 90- 95%. Questo significa che migliaia di ore di lavoro nei laboratori scientifici italiani, ma lo stesso avviene in quelli europei e del mondo occidentale, oltre ad un grande numero di animali allevati per la sperimentazione, dunque la vivisezione, sono dispersi senza alcun risultato. Un bel problema davvero. Del resto, non va dimenticato che per legge la sperimentazione in animali di laboratorio è richiesta per l’ottenimento del via libera per i farmaci e altri trattamenti, prima dell’approvazione clinica necessaria per l’uomo. In genere, e questo lo si evince parlando con i ricercatori italiani, peper i progetti che richiedono la sperimentazione sugli animali si impone il rispetto delle norme e dei regolamenti anche internazionali che proteggono le specie animali utilizzate nei vari tipi di ricerca.

Modello animale: studi del cancro

Ma davvero non possiamo tuttora fare a meno della sperimentazione animale per scoprire cure adeguate per sconfiggere il cancro? Come riportano le rilevazioni demoscopiche con chiara nettezza la stragrande maggioranza degli europei, con punte dal 70 all’88%, è contraria all’utilizzo degli animali nei laboratori di ricerca. Tuttavia, in particolare nella lotta contro le neoplasie, gli scienziati ribadiscono che gli animali di laboratorio sono indispensabili per provare la sicurezza e l’efficacia dei farmaci prima di essere provati sugli umani. Ma è ancora davvero così? Tenuto conto che sempre a livello internazionale si va affermando una corrente di pensiero per la quale “la vera scienza non utilizza gli animali in laboratorio”. Una posizione che non è ideologica, ma di tipo pragmatica, dunque basata su evidenze empiriche. La ricerca più avanzata, infatti, non fa uso di animali ma utilizza organoidi che col passare del tempo manifestano un’affidabilità collaudata.

Rigore scientifico

Di recente Gianni Tadolini, che per molti anni ha lavorato come ricercatore biomedico in primari istituti di ricerca, prima con modelli animali soprattutto sui farmaci antidepressivi, poi approfondendo i metodi alternativi alla sperimentazione animale di cui è diventato acceso sostenitore”, scrive che “i vari gruppi che utilizzano metodi alternativi ai modelli animali sono ormai realtà solide e ben strutturate, tanto che alcuni sono accreditati a livello internazionale e rappresentano un’autorità indiscussa in tutti i continenti”. Egli cita ad esempio l’inglese NC3RS, che sarebbe l’unico finanziato dal governo britannico, come “punto di riferimento europeo – sono le parole di Isabella De Angelis, dell’Istituto Superiore di Sanità– sia per il rigore scientifico che per i finanziamenti”. Lo stesso Tadolini afferma in ripetuti scritti che in Europa “esistono, a quanto mi consta, 38 laboratori, di cui 8 italiani, accreditati ed autorizzati allo sviluppo di metodi alternativi; tutti operano in stretta collaborazione con Ecvam. Questo istituto possiede un suo laboratorio in Italia, punto di riferimento tecnico per tutta la Comunità Europea, con sede ad Ispra, sul Lago Maggiore, in provincia di Varese”. Del resto le normative nazionali da qualche anno hanno recepito “l’importanza della transazione dai modelli animali ai metodi senza animali soprattutto con il D.L. n. 26 del 4 marzo 2014, dove all’articolo 37 chiama il ministero della Salute a farsi promotore della ricerca e dello sviluppo dei metodi che non prevedono l’uso di animali, o che consentono una riduzione del numero dei soggetti sperimentali ed il superamento delle procedure stressanti e dolorose”. È il motivo per il quale è stato costituito il “Centro di referenza nazionale per i metodi alternativi, benessere e cura degli animali da laboratorio”, con residenza presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna”, che rappresenta l’interfaccia tra il mondo della ricerca, l’industria ed Ecvam, il Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi agli animali. Tadolini conclude che “AXLR8 può essere definito un’azione di coordinamento nella Comunità Europe per promuove e finanziare consorzi fra laboratori che si uniscono per studiare e creare procedure sostitutive al metodo animale”.


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