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L’Italia del pallone: cinque finali, una sola vittoria

di Claudio Capotosti -


Una sola finale vinta su cinque disputate. Una sola medaglia d’oro e quattro d’argento.
Ci sono due modi di vedere e valutare l’ultima stagione del calcio italiano.C’è chi come sempre è abituato a vedere il bicchiere mezzo vuoto, pronto a puntare il dito contro chiunque, e chi, invece, cerca di vedere con ottimismo il futuro del nostro calcio,consapevole che il passato tanto non può essere cambiato.
I primi sono gli stessi che da anni, ormai inquantificabili, sostengono che nel nostro Paese non si sappia più giocare a calcio, che di giocatori come quelli di una volta non ne nascono più e che la Premier League sia il campionato migliore al mondo. Sicuramente su questa ultima affermazione è difficile, se non impossibile, trovare argomentazioni in grado di poter dire il contrario. Questo però non vuol dire che il campionato italiano sia morto o nettamente inferiore. Nell’ ultimo anno infatti tre squadre italiane sono state capaci di disputare tutte e tre le finali Europee più importanti: l ‘Inter in Champions League contro il Manchester City, la Roma in Europa League contro il Siviglia e la Fiorentina in Conference League contro il West Ham. Come anticipatamente detto i detrattori del calcio italiano sono in grado solamente di vedere tre sconfitte, ma a volte bisogna anche essere in grado di andare oltre il risultato di soli 90 minuti, riuscendo a guardare un’ intera stagione.
Era infatti impensabile nel settembre 2022 prevedere tre squadre italiane presenti in tutte le finali europee. Sicuramente gli accoppiamenti sia dei gironi che delle gare ad eliminazione diretta in competizioni di questo tipo possono essere di grande supporto ma questi risultati non possono essere solamente il risultato della fortuna.
Ad avvalorare la tesi di chi cerca di guardare con ottimismo il futuro del calcio italiano ci sono state altre due finali disputate. Ad essere protagoniste in questi mesi post competizioni per club sono state le due nazionali azzurre under 20 e under 19.
I primi, alle prese con i mondiali di categoria in Argentina, si sono arresi solamente all’Uruguay in finale. I secondi invece, sono stati in grado di trionfare nell’ Europeo under 19 a Malta in finale contro il Portogallo esattamente a venti anni di distanza dall’ ultima volta.
Insomma, se è vero che il nostro calcio è 100 anni indietro rispetto ad altri paesi europei, se è vero che nel nostro paese non nascono più giocatori formidabili come quelli di una volta,com’è possibile che in un solo anno siano state raggiunte ben cinque finali? Fortuna, casualità oppure capacità di lavorare nonostante risorse, economiche e infrastrutturali, inferiore a molti paesi?
Le risposte possono essere molte, non può infatti essere solamente un unico motivo per cui il nostro calcio sia stato in grado di raggiungere in un solo anno questi risultati; ad aver influito sicuramente è stata la maggior competitività interna raggiunta negli ultimi anni nel nostro campionato, nel quale, fino a tre anni fa c’era una sola squadra capace di dominare la stagione dalla prima alla 38esima giornata, così come il lavoro svolto in diversi settori giovanili che hanno fatto sì che anche i giovani azzurri potessero dire la loro a livello internazionale ed essere addirittura notati da grandissimi club come Chelsea e Psg su tutti che sono stati in grado di aggiungere alla propria rosa due talenti come Casadei e Ndour.
Il futuro del calcio italiano dunque può essere visto con un misto di speranza, realismo, e consapevolezza delle sfide ma anche delle opportunità. Solo il tempo e i risultati potranno fornire risposte definitive sulla direzione che prenderà il calcio italiano, ma i segnali positivi dell’ultima stagione offrono un motivo per guardare con fiducia al futuro.


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