Economia

Pnrr, Veronese (Uil): “La cabina di regia voluta da Fitto serve a poco”

di Edoardo Sirignano -

IVANA VERONESE, SEGRETARIA CONFEDERALE UIL


di EDOARDO SIRIGNANO

“La cabina di regia voluta da Fitto è l’ennesima presa per i fondelli. Non ci è stato detto ancora cosa sarà tagliato nella quarta rata del Pnrr. Salvini non ci ha detto come si completeranno eventuali opere lasciate senza risorse, né Valditara dove prenderà i soldi per gli asili nido”. A dirlo Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil.

Mentre in Italia il Pil cresce più degli altri paesi, aumentano i poveri. Cosa significa tale contraddizione?

È il tema per cui l’Europa ci ha dato un sacco di risorse. Sono i nostri divari, quelli occupazionali, tra uomini e donne, Nord e Sud, aree interne e centri. Abbiamo una parte del Paese che è in difficoltà, anche se devo dire che il Mezzogiorno sta reagendo bene dopo i primi fondi del Pnrr.

Sul Pnrr, intanto, non mancano i ritardi…

Bisogna andare avanti, pancia a terra, con i progetti. Abbiamo incontrato ieri il ministro Fitto in cabina di regia. Speravamo che questo fosse stato il luogo per avere un confronto vero sul Pnrr. Ci è stato detto, invece, che sulla quarta rata si cambieranno dieci dei ventisette obiettivi. Non sappiamo, però, ancora quali. L’unica certezza è che ci sono infrastrutture che non saranno più finanziate. Salvini ci dice che ci sono altri fondi per le opere pubbliche, ma non sappiamo quali. Sul tema asili, poi, Valditara sostiene che si faranno, ma con meno cubatura e quindi meno posti. Sarà sfruttato il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione? Neanche su quest’argomento nessuna risposta. Non sappiamo come il governo riuscirà a fare quanto urge al Paese. L’unica verità è che il ritardo aumenta giorno dopo giorno.

È giusto prendersela con Bruxelles?

Non possiamo lamentarci perché l’Europa ci chiede i codici fiscali degli studenti che hanno ricevuto l’alloggio universitario o dei ragazzi che hanno accesso a garanzia giovani. È normale. È giusto che Bruxelles ci chieda trasparenza nell’utilizzo delle risorse.

Secondo alcuni per sbloccare la terza rata del Pnrr sarebbero stati addirittura tagliati i pensionati studenteschi…

Sembra che tolgano quei soldi per metterli in una quarta rata. In realtà, è tutto un mistero. Se fosse così, comunque, non possiamo che ribadire la nostra piena contrarietà a tale decisione. Non abbiamo, in generale, le informazioni.

A cosa fa riferimento?

Il pacchetto di cui tanto si parla si chiama Next Generation. Stiamo parlando, infatti, di risorse destinate al futuro dei nostri giovani. L’obiettivo è lasciargli un Paese ecologicamente sostenibile, con infrastrutture e un sistema sociale migliore, ma dare loro anche lavoro. Non dovrebbero più andarlo a cercare all’estero. L’Anac, ad esempio, obbliga nei cantieri ad assumere il 30 per cento del personale tra i ragazzi. Obbligo derogato completamente dal 69 per cento delle stazioni appaltanti. Il problema vero è che ne prendiamo atto e non modifichiamo la legge. Come pensiamo di guardare all’avvenire? Stiamo tradendo una delle basi per cui l’Europa ci ha dato i soldi.

A proposito di occupazione, verso le fine dell’estate ci sarà qualche segnale positivo?

È molto difficile prevederlo. La verità è che stanno girando molte risorse. Abbiamo molti cantieri aperti e lo stesso turismo va bene. Il punto di interrogativo, però, è quale tipo di occupazione cresce. Non vogliamo occupazione precaria, ma a tempo pieno, di qualità.

L’inflazione, nel frattempo, continua a salire, mentre gli stipendi restano gli stessi…

Abbiamo chiesto al governo di detassare gli aumenti contrattuali per facilitare i rinnovi. Fino a ora, però, non c’è stata data alcuna risposta. Se non si bloccano le tariffe e si aumentano le addizionali regionali e comunali, i prezzi, avere qualche centinaia di euro in più sulla busta paga servirà a poco.

In quest’Italia, però, c’è chi, pur di sbarcare il lunario, non si ferma neanche quando il termometro supera i quaranta gradi…

La Uil ha chiesto che ci sia un decreto immediato che preveda uno stop obbligatorio in quelle lavorazioni dove c’un’esposizione superiore ai trentadue gradi. Altrimenti conteremo i morti. Mi riferisco ai cantieri edili, all’agricoltura, alla logistica, ai rider. È possibile che questi poveretti vadano da mezzogiorno alle due a portare pacchi? Servono per queste persone ammortizzatori mirati.

Una soluzione è riprendere il tanto discusso smart working utilizzato durante la pandemia.

La ministra ci ha già pensato e ci trova d’accordo! Il problema di fondo, però, è che lo smart working semplificato può servire solo a qualche impiegato per evitare di farsi un’ora nei mezzi pubblici. Non risolve, però, il problema di chi è nei cantieri o raccoglie i pomodori nei campi.

Si potrebbero, però, rivedere gli orari di lavoro?

Non è la soluzione. Molti operai edili a Roma vengono da fuori perché con lo stipendio che hanno non possono affittare un alloggio nella capitale. Partono, quindi, alle cinque del mattino per prendere servizio alle sette. Non possiamo, quindi, farli lavorare dalle sette a mezzogiorno, poi tenerli fermi e farli riprendere dalle diciassette fino a notte. A che ora questi poveretti tornerebbero a casa? L’unica soluzione è solo un ammortizzatore ad hoc. Altre non ve ne sono.


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