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Zaki: “Spero di tornare quanto prima in Italia”

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

“Voglio tornare in Italia il prima possibile”. Sono le prime parole di Zaki dopo essere stato rilasciato. L’egiziano, intervistato dai giornalisti nei pressi della stazione di polizia di Nuova Mansura, spiega come il suo unico desiderio è “tornare quanto prima a Bologna e rivedere i colleghi dell’Università”.

Si dedicherà, intanto, ai suoi cari. Ad accoglierlo al momento del rilascio la madre Hala, la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. La prima tappa del rilasciato sarà proprio il Cairo, dove il giovane dovrebbe sostare qualche giorno per poi fare ritorno all’Alma Mater. Secondo rumors potrebbe avvenire già domani. Patrick, infatti, ringrazia quell’ateneo, che ha portato avanti una vera e propria crociata per il suo studente: “Mi sento fortunato – sottolinea – di far parte di questa comunità”. Un ringraziamento va anche ai diplomatici per il dialogo intavolato a livello internazionale e a tutti coloro che in questi giorni difficili gli sono stati accanto. “Sono stati fatti – ribadisce ai cronisti – grandi sforzi per ridarmi la libertà”. Soddisfatta per il risultato la politica tutta, senza alcuna esclusione di colore.

Un bicchiere mezzo pieno, invece, per i rettori. Nella giornata in cui si celebra il sessantesimo anniversario della Crui, il presidente Salvatore Cuzzocrea, pur non rinunciando a manifestare il personale entusiasmo per la buona notizia arrivata dal Nord Africa, sottolinea perplessità rispetto ad altri due casi, talvolta dimenticati: quello Regeni, dove si resta in attesa di una risposta chiarificatrice rispetto alla morte e quello di Ahmadreza Djalali, il ricercatore dell’Università del Piemonte, trattenuto nel braccio della morte in Iran e accusato di spionaggio nonostante l’assenza di prove. Si tratta ovviamente di questioni molto più complesse rispetto a quella riportata nelle ultime ore da tutte le testate giornalistiche nazionali.

Sulla morte di Giulio, il dottorando italiano rapito il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti locali, in particolare, regna più di qualche semplice dubbio. Qualcuno addirittura ha parlato di baratto tra Italia ed Egitto. A tali accuse, però, non ci sta il titolare della Farnesina Antonio Tajani, per cui non c’è stata alcuna trattativa sottobanco. “Su Regeni – sottolinea – continueremo a chiedere che si faccia luce sulla vicenda, come abbiamo sempre fatto”.

Una cosa è certa, l’operazione Zaki rafforza i rapporti tra il nostro governo e quello con a capo al-Sisi. “L’uso da parte del presidente – evidenzia in un messaggio all’Ansa l’ambasciatore egiziano a Roma Bassam Rady – della sua autorità costituzionale per concedere la grazia a Patrick è un apprezzamento personale per la profondità e la forza delle relazioni italo-egiziane. La rapidità del provvedimento, perché avvenuto a meno di 24 ore dall’emissione della sentenza definitiva, ne è la migliore prova”. La speranza, quindi, è che almeno questa storia dal lieto fine possa rafforzare le relazioni tra due Paesi, che hanno bisogno uno dell’altro, a partire dai migranti, dove la mediazione del Cairo è basilare per il dialogo con la Libia.


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