Provano a vendere la documentazione segreta sull’arresto di Matteo Messina Denaro: arrestati un carabiniere e un consigliere comunale
Tentano di vendere a Corona documenti segreti sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Arrestati un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo. I due sottoposti agli arresti domiciliari. Luigi Pirollo, l’agente in servizio al Nor, infatti, accusato di accesso abusivo al sistema informatico dello Stato, nonché di violazione del segreto d’ufficio, mentre Giorgio Randazzo, il complice di ricettazione.
L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Luca e dall’aggiunto Paolo Guido. Secondo i giudici, sarebbero stati estratti 786 file riservati relativi alla cattura del boss di Cosa Nostra dal sistema informatico dell’Arma. Il malintenzionato, dopo aver copiato una serie di dati sensibili sul noto arresto dello scorso 16 gennaio, li avrebbe consegnati all’intermediario amministratore, che appunto avrebbe contattato il fotografo dei vip. Quest’ultimo gli avrebbe detto di rivolgersi a Moreno Pisto, il direttore del quotidiano online Mow, a suo parere pronto ad acquistare il materiale top secret. Non a caso la prima perquisizione è avvenuta proprio nell’abitazione milanese di Corona.
L’inchiesta sarebbe nata proprio dalle intercettazioni al telefono del fotografo. Quest’ultimo dopo l’arresto del boss, in possesso di messaggi vocali tra Andrea Bonafede, la falsa identità usata da Matteo Messina Denaro e alcuni pazienti conosciuti ai tempi del ricovero, in una conversazione avrebbe fatto riferimento a un altro “scoop pazzesco”. Stava parlando ovviamente del consigliere comunale siciliano che gli aveva proposto la vendita di un hardware dal contenuto milionario.
Dopo quello scambio di battute, infatti, si sarebbe recato da Pisto e gli avrebbe proposto l’affare. Quest’ultimo, però, fingendo di voler entrare nella partita, su suggerimento di un collega, ha copiato quanto rubato e lo ha consegnato a chi di dovere, raccontandogli ogni dettaglio dell’accaduto. In base a questa testimonianza è stato ricostruito come l’autore del furto era stato appunto Pirollo, il cui accesso al sistema informatico aveva lasciato qualche traccia. Nel software di Campobello, infatti, entrati solo lui e un altro ufficiale, però risultato estraneo ai fatti.
Col passare del tempo, poi, è stato scoperto il legame tra l’agente del Nor e il consigliere di Mazara del Vallo. Questi ultimi, prima perfetti sconosciuti, negli ultimi mesi, si sarebbero incontrati ripetutamente. Ricostruita, dunque, la vicenda e finiti per il momento agli arresti domiciliari i suoi principali protagonisti.
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