Schlein sola contro tutti: attacca l’autonomia e intanto il Pd perde pezzi
Santa pazienza. Anzi. Santa Maradona. De Luca non c’è, Elly Schlein approda a Napoli e ci trova ad attenderla solo il murale del campione argentino. Nemmeno un “deluchiano” ha osato farsi vedere ai quartieri Spagnoli, alla Fondazione Foqus, che ha ospitato la segretaria Pd. Elly, però, non si è scoraggiata. Dribblando le domande sul grande assente, ha attaccato a viso aperto il governo Meloni. Il tema è quello dell’autonomia differenziata, per Schlein, però, non si può parlare del progetto carissimo a Salvini e alla Lega, senza tirare in ballo i rischi che corre il Paese, specialmente il Sud, se la riforma federale diventasse realtà. “Il governo sta lavorando per aumentare i divari territoriali – ha tuonato la leader dem -. Questi divari, se acuiti, diventano barriere razziste, classiste e sessiste”. Schlein ha incalzato proprio la premier: “Cara Giorgia Meloni non si governa contro gli italiani, ma per gli italiani. Non si governa contro il Sud, ma per il Sud e per tutta l’Italia intera che è una e indivisibile”. Sull’autonomia differenziata, il Pd è pronto alle barricate. Per Schlein, il progetto che ridisegnerà l’architettura istituzionale del Paese non sarebbe altro che “un ricatto della Lega a Giorgia Meloni” che, con gli alleati del Nord, avrebbe suggellato “un orrido patto” e cioè “presidenzialismo per autonomia differenziata”. Spazio per un confronto in parlamento sembra non essercene. Almeno, secondo Elly, se la maggioranza continuerà “ad avanzare a spallate sull’autonomia differenziata, avendo scavalcato qualsiasi tipo di dialogo”. Perciò, la segretaria chiama il Pd a combattere la madre di tutte le battaglie, la guerra santa contro la riforma che spezzetterebbe il Paese: “Noi dobbiamo essere l’intoppo a questo percorso: mettiamoci di traverso e fermiamoli per difendere l’unità del Paese”. A suggellare il suo intervento napoletano, la leader Pd ha citato Curzio Malaparte: “Un lutto a Napoli, è un lutto comune. È il dolore di ciascuno, di tutta la città. La fame di uno solo è la fame di tutti. Non v’è dolore privato a Napoli. Questo è lo spirito con cui dobbiamo ricordare perché siamo contrari a un Paese che invece ci vuole lasciare più soli, più disuniti, più poveri, a partire dal Sud”.
Ma non c’è soltanto l’autonomia differenziata in cima ai pensieri di Elly Schlein. Che, da Napoli, ha strattonato Palazzo Chigi su altri temi cari alla narrazione dem. Innanzitutto sul salario minimo. Per Schlein: “Il governo rende più ricattabili lavoratori e lavoratrici con quella provocazione di quel decreto approvato il primo maggio che aumenta la precarietà e la libertà. Noi lo sappiamo e l’abbiamo detto, e ora non può girare dall’altra parte la faccia ma dovrebbe occuparsi dei tre milioni di lavoratori e lavoratrici poveri, invece di pensare ai casini giudiziari dei propri ministri e sottosegretari”. Poi sul tema della riforma della giustizia. E qui Elly Schlein rifila un jab a Meloni e alla destra, tirando in ballo la memoria di Paolo Borsellino: “Il governo è diviso sugli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. C’è chi vuole indebolirli anche se sono strumenti per cui hanno perso la vita servitori dello Stato e qui, a pochi giorni dall’anniversario della strage, io voglio ricordare Paolo Borsellino. Risparmiateci il 19 luglio le vostre parole vuote se i fatti vanno in direzione contraria. È irresponsabile quello che il governo sta facendo nel mettere in discussione il concorso esterno: che segnale state dando?”.
Ma non è passato sotto traccia il fatto che si parlasse di autonomia differenziata e che mancasse, sul ring, uno dei più feroci e determinati detrattori del progetto di riforma. In fondo la politica è fatta di segnali. Questo, in realtà, era abbastanza scontato. Qualcuno, durante un breve, quasi fugace, confronto coi giornalisti, le ha chiesto di De Luca. La sua assenza ha fatto rumore. Schlein ha schivato i colpi senza replicare. Nessuna risposta. Qualcuna è arrivata da Antonio Misiani, commissario del partito in Campania, che si è detto dispiaciuto per il fatto che “il presidente De Luca abbia scelto di non partecipare e confidiamo di averlo con noi in ulteriori iniziative perché conosciamo le sue posizioni nelle battaglie che la Regione ha già ingaggiato su questo tema”. Tenta una mediazione il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, secondo cui “Vincenzo De Luca rappresenta una risorsa per la Campania” e perciò richiama il Pd: “Noi dobbiamo lavorare per l’unità, ci possono essere dei momenti di frizione, dei conflitti, poi ci sono delle dinamiche interne al Pd rispetto alle quali io non entro, però noi dobbiamo lavorare per l’unità, non possiamo fare a meno di nessuno, dobbiamo discutere, confrontarci ma bisogna lavorare per l’unità proprio perché la Campania è una dei grandi baluardi del centrosinistra e non possiamo assolutamente correre il rischio di perderlo”. Sarà difficile ricucire. Più difficile di quanto lo sia stato, per il Comune di Napoli, difendere la Venere degli Stracci di Pistoletto dalle fiamme che l’hanno distrutta.
Nel frattempo il Pd incassa la prima defezione. Si tratta di Alessio D’Amato, già candidato governatore per il Lazio. Passerà con Azione. Domani la conferenza stampa insieme a Carlo Calenda.
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