Dossier Ai

La rivoluzione Bard in Italia, Musk-Zuck: il duello del cattivo gusto

di Giovanni Vasso -


ChatGpt non è più sola. È arrivata, anche in Italia, l’intelligenza artificiale di Google, Bard. Che, disponibile anche in italiano, promette sfracelli. E mentre Microsoft e Mountain View si affrontano per il predominio Ai, è iniziata anche la corsa di Elon Musk. Che, dopo aver profetizzato sventure sull’umanità se la ricerca in materia fosse proseguita, ha annunciato la “sua” intelligenza artificiale con la start-up xAi. Federico Ferrazza, direttore di Wired Italia, a L’Identità spiega: “Con Bard arriva, in Italia un concorrente per ChatGpt. Sappiamo che la potenza e la penetrazione sul mercato di Google è molto alta. Ne consegue, come prospettiva presente, che avendo a dietro un colosso che da vent’anni, di mestiere, colleziona e mette in ordine informazioni, come appunto Google, Bard potrebbe riuscire a offrire agli utenti risposte che, potenzialmente, potrebbero essere superiori a quelle che sono capaci di fornire gli altri, in questo momento”. Ma non basta. Perché l’impatto dell’Ai potrebbe rivoluzionare la quotidianità nel nostro futuro: “Come prospettiva futura, occorrerebbe interrogarsi su cosa accadrà quando Bard sarà integrata al motore di ricerca di Google”. Ferrazza aggiunge: “Per fare un esempio che riguarda per esempio i giornali, se si cerca qualcosa in rete, l’utente otterrà decine di link. Domani potrebbe accadere che Bard, grazie al materiale e alla potenza di Google, possa rispondere a domande precise direttamente con un testo o con un audio. L’informazione, così, verrebbe totalmente bypassata. Ma, per ora, non sembra ci possa essere alcuna ragione per cui Google voglia mettersi contro gli editori”.

Se la novità in Italia è l’arrivo di Bard, quella più rilevante – se non altro perché potenzialmente globale – riguarda la discesa in campo Ai del patron di Tesla Elon Musk che ha annunciato una start-up che porterà l’etica dentro l’algoritmo dell’intelligenza artificiale. Ferrazza commenta: “Fa il suo lavoro. Certo, esistono anche le app etiche. Ma legittimamente ognuno cerca un profitto. Ricordiamoci pure che Musk, mesi fa, era quello che chiedeva di fermare la ricerca sull’Ai e che adesso annuncia una startup per l’intelligenza artificiale. Non so di cosa si occuperà nello specifico ma sarei attento a voler vedere in Elon Musk, o in uno qualsiasi dei suoi competitor, il salvatore del mondo”.

Il proprietario di Twitter è nel bel mezzo di una battaglia, anzi del “duello” con Mark Zuckerberg. “In palio c’è la predominanza in un settore, quello digitale, che oggettivamente premia pochi. A differenza, per esempio, di ciò che accadeva nel ‘900 dove, vedi per esempio il settore automobilistico, c’erano più voci a poter dire la loro – analizza il direttore di Wired – . Sul web le percentuali di mercato sono grandemente sbilanciate a favore, tante volte, di un solo operatore. Vale per l’e-commerce, i motori di ricerca e anche per i social. Ora Musk è entrato nell’agone, acquistando Twitter, e Zuckerberg gli ha risposto con Threads. Le leadership nel mondo digitale, così polarizzato, sono molto forti”. Ma perché sfidarsi in un ring? “C’è da considerare che i nuovi tycoon hanno un ego spropositato. Certo, non sarebbero nemmeno i primi. Penso a Steve Jobs, per esempio. Però il fondatore di Apple magari aveva un senso della misura più alto. E non si sarebbe prestato a queste scene che vediamo oggi che, francamente, trovo di cattivo gusto. Si fa tanto parlare contro i discorsi d’odio e contro la violenza e il messaggio che lanciano i capi dei social sarebbe quello di volersi prendere a pugni?”.


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