Sindaco, dove sei? Se i Comuni sono in mano ai politici fantasma
GAETANO MANFREDI SINDACO DI NAPOLI ROBERTO GUALTIERI CANDIDATO SINDACO DI ROMA
Dicono che a Palazzo San Giacomo ci siano i fantasmi. Anzi, raccontano quelli che la sanno lunga al punto da farci clickbait per anni, che tra le stanze del Municipio di Napoli aleggi lo spettro di Totò. Questa è la leggenda. Poi c’è la realtà. Al Comune di Napoli c’è davvero un fantasma. E si chiama Gaetano Manfredi, professione sindaco della città capoluogo della Campania che ambisce a farsi chiamare capitale del Sud. Lo spirito di Manfredi non è di quelli burloni, non è fracassone, non fa dispetti. Se ne sta lì. Un po’ come il “collega” che quasi contemporaneamente a lui s’è installato al Campidoglio. L’altro grande fantasma italiano, Roberto Gualtieri il sindaco che suona la chitarra mentre Roma è sommersa dai rifiuti, assediata dai cinghiali, attraversata a tutto gas da spericolati che ambiscono a diventare star del web. Questi fantasmi, più che i poltergeist, ricordano più quelli di Eduardo De Filippo. Sono veri, reali, ma, a differenza delle anime in pena che mandarono in pappa il cervello al povero Pasquale Lojacono, questi non fanno granché.
L’ultimo fatto accaduto a Napoli è tale che nemmeno una pochade di Eduardo Scarpetta. Nella notte, anzi all’alba tra le 5 e le 5 e mezza, è andata a fuoco la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto. L’istallazione artistica era stata allestita a Piazza Municipio. Che non si chiama così per caso. Praticamente, Manfredi ce l’aveva sotto casa. Una delle piste seguite dagli inquirenti è quella dolosa. Non è stato il munaciello né – figurarsi! – la Mano di Dios celebrati da Paolo Sorrentino. Ma forse, più prosaicamente, una delle tante, troppe, baby gang che seminano caos nel centro della città armate di smartphone. Addirittura c’è chi parla di una sfida social. Certo, questo non è un problema solo di Napoli. Riguarda tutte le grandi città, da Roma a Milano e d’Europa.
Però un fatto così clamoroso sembra emblematico. Anche perché non sembra esserci alcuno spazio per la fatalità: l’opera, di cui è rimasto solo lo scheletro in metallo, non aveva fili elettrici né altro che potesse giustificare il dubbio dell’autocombustione. Manfredi s’è manifestato a rogo spento. E ha tuonato: “Quando si attacca l’arte e la bellezza si attacca l’uomo. Dopo lo sgomento c’è l’elaborazione di quello che è successo e la reazione e la risposta è che noi rifaremo questa installazione. Stamattina ho sentito Pistoletto, questo è un grande simbolo di rigenerazione e di ripartenza e non può essere fermata né dal vandalismo né dalla violenza. Questa rigenerazione dev’essere portata avanti e quindi noi adesso lanceremo anche una raccolta di fondi proprio per fare in modo che questa ricostruzione avvenga anche con una partecipazione popolare”. Nel frattempo, dalla vicina Ercolano, il sindaco Ciro Bonajuto ha messo a disposizione tonnellate di stracci dal mercato di Pugliano e l’Anci ha espresso la sua solidarietà a Napoli e ai napoletani. L’artista coglie nel segno: “Non mi stupisce, mi spaventa perché mi mette davanti a una situazione drammatica del nostro tempo”.
Distrutta da un incendio la Venere degli stracci di Pistoletto
Un tempo, per Pistoletto “in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia con il fuoco e con la guerra. Mi sembra quasi l’eco di quello che sta succedendo nel mondo dove c’è gente che dà fuoco da tutte le parti”. Ma la politica che specialmente a Napoli parla a spron battuto di rinascita, di capitale, di una città che si riprende il suo ruolo nel mondo, ha perduto il controllo della situazione. E davanti casa le incendiano le opere d’arte. Uno sfregio. Che si poteva evitare. Al quale ora occorre, almeno, replicare con fermezza. A Palazzo San Giacomo ci sono i fantasmi. Così come al Campidoglio e altrove. Ma non quello allegro di Totò, quello inquietante dell’assenza della politica. Sindaci: se ci siete, battete un colpo.
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