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1982: l’Italia calcistica sul tetto del mondo, quando si chiamava ancora calcio

di Gianluca Pascutti -


Sono passati 41 anni da quel Mondiale, quando la maglia dell’Italia era la massima ambizione per un giocatore, quando lealtà e educazione erano i cardini del calcio italiano. L’epoca in cui dovevi essere composto, serio, un vero professionista pagato bene ma nulla a confronto di quello che a oggi abili procuratori riescono a far percepire pure a giocatori mediocri o come si usa dire bolliti. Eravamo tutti elettrici già dalla mattina di quel 11 Luglio 1982, bandiere al seguito, tamburelli improvvisati, giocava la nazionale, la nostra nazionale, quella di Zoff, Scirea, Rossi, Tardelli, giusto per citarne alcuni. Quella sera si giocava Italia Germania allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid, uno dei templi del calcio. Una partita che ci ha proiettato nella storia, una vittoria che ha reso il campionato di Serie A la massima ambizione per ogni calciatore dell’epoca. Quanto bello era quel calcio, quanti campioni abbiamo visto fare magie negli stadi italiani, emozioni che non si dimenticano. Esperienze che ci fanno rendere conto di come oggi tutto sia cambiato, di come non esista più l’attaccamento alla maglia, nemmeno quella azzurra della nazionale italiana. Il dio denaro porta giocatori poco più che ventenni ad andare a giocare in Arabia Saudita, in un campionato sconosciuto, l’inizio della rovina di uno sport bellissimo, inghiottito tra le sabbie dei deserti a suon di petrodollari.


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