Economia

La Rivoluzione 5.0 fra sostenibilità e resilienza. La sfida: un nuovo patto impresa-finanza

di Redazione -


di HELLA SORAYA ZANETTI COLLEONI*

Viviamo un momento epocale nella storia dell’essere umano, dell’industria e della finanza a differenza delle altre rivoluzioni industriali e culturali, la nostra porta la sigla del connubio: oggi più che mai si incontrano e si devono affrontare allo stesso tempo la velocità dirompente dell’informazione e della disinformazione, la celerità di cambiamento della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, le turbolenze del mercato che cambia a sua volta DNA. La missione dei decison maker e degli opinion leader è senza ombra di dubbio accentrare le potenzialità e le opportunità che porta ogni cambiamento e trasformarle in una forza al servizio dell’essere umano.

Purtroppo certi pilastri del sistema economico come lo conosciamo hanno cambiato pelle, ma non hanno portato alle imprese un cambiamento positivo. Ad esempio il sistema bancario, fondamentale per il corretto funzionamento dell’economia, corre alla deriva da più di vent’anni trasformandosi in soggetto che svolge attività di risk management ed emissione di polizze assicurative, tralasciando il suo ruolo primario di accompagnamento del sistema economico e della sua sostenibilità tramite il veicolo virtuoso dell’impresa.
La manifattura è in continuo bisogno di innovazione, l’imprenditore e la sua squadra sono sempre in continua creatività, le nostre imprese piccole o medie hanno necessità di essere tutelate e consigliate per trasformare le loro idee in un’azione concreta per il bene comune.
Serve una nuova alleanza tra impresa e finanza dove un ruolo prezioso lo vanno a svolgere anche i fondi di venture capital, indicatori dello stato di buona salute di un ecosistema dell’innovazione di cui la manifattura e le start up sono per definizione il cuore pulsante. Un connubio perfetto, il rischio condiviso, il capitale di ventura. Ecco che diminuisce il divario tra l’imprenditore che deve andare in banca con l’interprete e la banca che non vuole più esercitare il suo mestiere di correre rischio. Si chiude questo dialogo sordomuto e inizia allora una nuova avventura, una sfida a misura della rivoluzione che stiamo vivendo: la rivoluzione 5.0 che si basa sull’uomo, la sostenibilità e la resilienza.

La rivoluzione 5.0 è LA RIVOLUZIONE. A differenza delle precedenti evoluzioni, la nostra era pone un cambiamento totale di paradigma, costruisce intorno all’essere umano e fa della tecnologia non più solo un semplice coadiuvante, ma un vero e proprio strumento al servizio del capitale umano. Sessant’anni fa si parlava di flessibilità delle imprese ai cambiamenti del mercato, oggi si tratta di vera e propria resilienza. Oggi l’empowerment smette di essere un roll model che deve essere replicato e copiato alienandosi ad un’unica immagine. Oggi l’empowerment è dare l’esempio per permettere ai giovani di cercare il proprio talento e trasformarlo in autoimprenditorialità.
Viviamo una rivoluzione industriale, ma soprattutto culturale. La sostenibilità è un fenomeno di cultura, una presa di coscienza del dover essere attenti allo spazio e al tempo, un impegno per un benessere comune.
La rivoluzione 5.0 mette finalmente al centro l’essere umano e il suo benessere, ci fa abbandonare l’egocentrismo economico e ci fa guardare alla salvaguardia a tutela delle future generazioni.
L’impresa e la sua rappresentanza hanno il dovere di essere Human centric e hanno anche la capacità di esserne artefici.
Se me lo concedete, aggiungerei che ad oggi purtroppo nel mondo del capital venture solo il15% sono al femminile. Anche questo è un altro motivo di cambiamento. Ad Maiora!

*Presidente Confimi Industria Piemonte


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