Ambiente

Ogni anno export italiano cavi per 300mila tonnellate. E sotto i nostri piedi “miniere” di rame in quelli dismessi da recuperare

di Angelo Vitale -


Da poco meno di due settimane Marcello Del Brenna è il nuovo presidente di Anie -Aice che, nel sistema di Confindustria, rappresenta le aziende attive nei comparti dei cavi per l’energia e per la comunicazione e dei conduttori per gli avvolgimenti elettrici. Oltre 40 imprese che nel 2022 hanno fatturato 5,6 miliardi di euro. Del Brenna è amministratore delegato Sud Europa di Prysmian Group, ad di Prysmian Italia e chairman Electrical Infrastructure Group di Europacable, l’associazione europea dei produttori di cavi e conduttori. Immediata perché imposta dalla recentissima cronaca, una domanda sull’approvvigionamento delle materie rare per il settore. “La questione è sicuramente centrale – risponde – anche per il ruolo dei metalli che incide nell’elettrotecnica per il 70/80% e che principalmente le nostre industrie utilizzano, essenzialmente l’alluminio e il rame. Innanzitutto per il loro costo elevato”.

“Per quest’ultimo – aggiunge Del Brenna con una figurazione particolarmente significativa che fornisce l’immediata percezione di una risorsa tutta da valorizzare con completezza – devo anche dire che ne abbiamo “miniere” sotto i nostri piedi. Migliaia e migliaia di cavi di rame dismessi e non più utilizzati, specialmente per la trasmissione dell’energia. Ma sta partendo, e si fa sempre più forte, un comparto del recupero di questi cavi, che ovviamente deve fare i conti con il rapporto costi/benefici. Un comparto che però si sta affermando sempre più. Di diverso e fiorente tenore, come sanno tutti, il business model criminale dei furti di rame, che non subisce interruzioni”.

Quale futuro, per l’industry nazionale dei cavi? Del Brenna lo vede roseo, imperniato sulla “necessità sempre più urgente di un mix energetico, che abbisogna allo stesso tempo di un contributo dell’intelligenza utile alla digitalizzazione della trasmissione dell’energia, valorizzando l’eolico e il solare e puntando ad arrivare efficacemente in tutte le abitazioni del Paese”. Potendo contare su iniziative nazionali da tempo avviate per la connessione con altri Paesi, come la Francia, la Tunisia o il Montenegro o tra luoghi diversi del Paese, come tra le isole. “Certo – precisa – andranno superati sempre di più i problemi che ci affliggono da tempo, come quelli ancora prodotti dalla burocrazia, e raggiunta una maggiore consapevolezza nella governance energetica del Paese”.

Nel settore, l’Italia può vantare un’eccellenza produttiva di primo piano in Europa: “Ogni anno possiamo far contare l’export del 50% della produzione, 300mila tonnellate che raggiungono altri Paesi europei ove facciamo valere competitività e dinamicità di un comparto in salute”.

Una industry che intende crescere all’insegna della sostenibilità. “Accelerare sempre più l’accesso all’energia da rinnovabili – dice il presidente Anie Aice – ci impone azioni che garantiscano la sicurezza degli utenti, per esempio dagli incendi. E che diano impulso allo sviluppo di prodotto, utilizzando materiali provenienti dal riciclo e sempre meno il piombo o gli stessi stabilizzanti al piombo. In questo siamo favoriti proprio dal nostro primato nell’export che ci assegna un protagonismo privilegiato, anche in altri Paesi, per essere antenna che può intercettare il meglio delle iniziative di ricerca e sviluppo”.

“Non è un caso – conclude – che in Italia, con Enel, sia ora aperta una gara che impone specifiche stringenti di sostenibilità per i cavi da fornire. Una ulteriore chiave di competitività per la nostra industria”.


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