Editoriale

Super Macron Bros

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

Devono essere proprio i videogiochi, intesi come la realtà virtuale fatta di trappole e promesse che l’Europa inanella nelle nostre vite, ad avere messo a ferro e fuoco Parigi. Dove il presidente si destreggia come un Super Macron Bros. Ma ve lo immaginate che cosa avrebbero scritto i giornali e gridato nelle televisioni contro il governo italiano i vari commentatori di questi tempi se Roma fosse stata nella situazione in cui versa a Parigi da ormai mesi.

Centinaia di arresti, decine ogni giorno in verità di cui non si parla, auto in fiamme, poliziotti antichi, sommossa dal centro storico alle periferie. Una rivoluzione permanente che ricorda quello spirito francese capace di dire basta alla sua classe dirigente quando le bugie sono troppe e i soldi sono pochi. Se Maria Antonietta non disse mai davvero quella frase sui biscotti che la storia le attribuisce, Macron la frase sui videogiochi e i genitori colpevoli del fallimento delle principali politiche economiche di questo continente dell’ultimo decennio l’ha pronunciata davvero.

E’ lo stesso presidente che ha preso in giro gli italiani per come si sarebbero comportati con I migranti. Proprio noi che abbiamo migliaia di uomini al lavoro da 20 anni per salvare le vite in mare, quel mare che accarezza la costa della Sicilia, della Puglia, della Calabria e non certo quella Ventimiglia dove la gendarmeria dell’Eliseo ha fatto più volte vedere chi fra noi e loro sono i cattivi. Eppure nessuno ci fa caso. Vedere Parigi una volta ogni tanto sui giornali non ci mette nella testa l’idea che in Europa stia succedendo qualcosa di molto più grande di quello che pensiamo. Che milioni di persone siano state estromesse da un percorso sociale che sembrava garantito. Che la violenza della finanza si pareggia ormai troppo spesso con la violenza fisica. Che c’è un pezzo ampio della popolazione che non ne può più.

E che le Europee del prossimo anno potrebbero trasformarsi nelle elezioni di un nuovo tempo, dopo decenni in cui Bruxelles e Strasburgo venivano viste come il refugium peccatorum della politica nazionale, posti molto ben pagati, ben più dei nostri parlamentari chiamati casta, dove di fatto si va in pensione. Ebbene oggi gli italiani e anche i francesi, soprattutto loro, hanno capito che le cose non stanno così. E che la gran parte delle decisioni della nostra vita non si prende affatto sui videogiochi, ma nella realtà, quel Parlamento Europeo e quella Commissione guidata da Ursula von der Leyen che sta caricando i cittadini di costi, di progetti miliardari, incapace invece di destreggiarsi nella politica estera che ci vede immersi in una guerra che si fa sempre più lunga e nelle politiche finanziarie dove il popolo sovrano è soltanto un salvadanaio da svuotare per rispettare accordi internazionali che portano benessere sempre a pochi.

E così sembra venire meno quell’equivoco per cui la grande novità dell’Europa democratica sarebbe stata un prodotto di natura centrista, figlio della grande Finanza, capace di presentarsi al paese come un rivoluzionario. Proprio quell’Emmanuel Macron che ha finito per farsi sfuggire di mano la Francia.


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