Mosca chiude le porte a Zuppi. La pace impossibile del Papa
MATTEO ZUPPI PRESIDENTE CEI
di FRANCESCA CHAOUQUI
Non si fermano gli sforzi in direzione della pace di Papa Francesco, impegnato su ben due fronti. Da una parte, il cardinale Matteo Zuppi è a Mosca dove sta portando avanti la missione con una serie di incontri al Cremlino e al Patriarcato. E se quella del presidente della Cei è un’iniziativa di “diplomazia umanitaria”, quella del cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, è invece “una spedizione evangelica”, così come l’ha definita lo stesso Krajewski. L’elemosiniere del Papa è stato inviato per la sesta volta in missione in Ucraina per portare aiuti materiali e conforto spirituale alla popolazione provata dalla guerra e dalle sue conseguenze.
Tornando alla Russia, la missione di Zuppi si è rivelata più complicata del previsto. L’incontro con Vladimir Putin, dal quale l’inviato del Papa auspicava di essere ricevuto, di fatto non c’è stato. Ad accogliere il cardinale non si è presentato neppure il ministro degli Esteri, Lavrov, che ha snobbato Zuppi mandando un funzionario. Il segnale è inequivocabile: questa pace non s’ha da fare. Non la vogliono gli ucraini, che il giorno della partenza del cardinale per Mosca hanno affermato, nella persona di Andryi Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, di non aver bisogno di alcuna mediazione e di non fidarsi della Russia. E non la vogliono neppure a Mosca dove, per l’ennesima volta, hanno dimostrato di trattare con sufficienza il Pontefice e i suoi emissari.
A ricevere Zuppi è stato il consigliere per la politica estera del Cremlino, Yuri Ushakov. Ad annunciarlo è stato il portavoce Dmitry Peskov. Le tematiche al centro dell’incontro, com’era prevedibile, hanno riguardato il conflitto in Ucraina.
“In generale, abbiamo già affermato più volte di apprezzare molto gli sforzi e le iniziative del Vaticano per trovare una soluzione pacifica alla crisi e accogliamo con favore questa volontà del Papa di contribuire a porre fine al conflitto armato in Ucraina”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino.
Fin qui le parole. Nei fatti, tuttavia, l’intenzione di porre fine alla guerra non si è mai manifestata, né tantomeno quella di accogliere l’azione di mediazione del Vaticano. Ciò era stato evidente già all’inizio del conflitto, quando il Papa si era recato presso l’ambasciata russa presso la Santa Sede, sperando senza successo di essere messo in contatto telefonico con Putin.
Nonostante le incoraggianti dichiarazioni della vigilia, che facevano presagire un’apertura russa verso Zuppi, l’incontro con il presidente non c’è stato, a differenza di quanto avvenuto in Ucraina dove il cardinale era stato ricevuto da un seppur scettico Volodymir Zelensky.
Tema al centro dei numerosi incontri in programma nella due giorni di missione è la questione dei bambini ucraini deportati in Russia, che è costata al presidente russo l’incriminazione per crimini di guerra dalla Corte internazionale dell’Aja.
Domani mattina l’emissario di Bergoglio dovrebbe essere ricevuto dal patriarca Kirill, strettamente legato al presidente Putin. L’incontro sarà favorito dai buoni rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e il ministro degli esteri metropolita Antonij di Volokolamsk, che per anni ha vissuto e operato in Italia e a Roma.
Il Papa, tuttavia, non si lascia scoraggiare in quella che è la sua missione apostolica e, se da una parte si infila nel vicolo cieco della diplomazia tentando di aprire uno spiraglio di dialogo, dall’altra non fa mancare le sue preghiere e il suo sostegno alla popolazione colpita dalla guerra. Questo il senso del viaggio di Krajewski in Ucraina. Partito il 22 giugno da Roma, il cardinale ha guidato per oltre 3.125 chilometri toccando diverse città fino ad arrivare a Kherson. Poi forse proseguirà verso Kiev e, infine, si recherà a Leopoli dove concluderà la sia missione. In ognuna di queste ha portato parole di conforto e speranza ma soprattutto aiuti materiali. Intanto, Bergoglio nell’udienza di ieri mattina in Piazza San Pietro ha lanciato un altro appello per “la cara popolazione Ucraina, perché possa presto ritrovare la pace”.
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