Tassi, la protesta del governo: “Così sarà recessione”
ANTONIO TAJANI MINISTRO DEGLI ESTERI MATTEO SALVINI MINISTRO INFRASTRUTTURE
La rivolta dei vicepremier. Adesso l’Italia alza la voce. Le scelte della Bce e, soprattutto, le modalità della comunicazione utilizzate dalla governatrice Christine Lagarde fanno infuriare il governo. E persino un politico mite e misurato come Antonio Tajani perde le staffe dopo l’ennesimo annuncio feroce sui tassi di interesse. “Io credo che non sia giusto continuare ad aumentare i tassi di interesse, non condivido le scelte di annunciare in anticipo, come ha fatto la presidente della Bce, l’aumento dei tassi”, ha spiegato il ministro degli Esteri a margine del congresso Confsal. L’ex presidente del parlamento europeo, che di tutto si potrà accusare tranne che di “sovranismo”, impartisce ai falchi di Lagarde una lezione, da mandare a memoria, sulle ragioni alla base dell’impennata dell’inflazione e della sua persistenza in Europa: “La nostra inflazione non è un’inflazione provocata da fatti interni, e questo giustificherebbe l’aumento dei tassi di interesse, cosa che sta accadendo in America: la nostra inflazione è provocata da fatti esterni, cioè dalla guerra in Russia, dal costo delle materie prime”. Tajani, inoltre, punta il dito contro quello che potrà accadere. E che, a questo punto, sembra ormai inevitabile. Aspettiamoci la recessione. “Dobbiamo lavorare per aiutare le imprese”, le stesse che Lagarde ha duramente redarguito durante il suo intervento al Forum dei banchieri centrali a Sintra, in Portogallo. “Rischiamo che un aumento dei tassi di interesse blocchi i prestiti alle imprese con conseguente riduzione della competitività e rischio di recessione, come successo in Germania. Noi dobbiamo andare avanti e aumentare la produttività e aiutare le imprese”, ha concluso il ministro.
Tajani ha rotto il ghiaccio, Salvini ha aggiunto il carico. “La Banca Centrale Europea, contro l’evidenza dei suoi stessi studi ed il buonsenso, annuncia di voler alzare ancora i tassi, colpendo pesantemente famiglie e imprese e non favorendo la crescita”. Il ministro alle Infrastrutture tuona: “Quella annunciata da Christine Lagarde è una scelta insensata e dannosa, anche perché l’inflazione è stata causata dai prezzi dell’energia. La Lagarde ha un mutuo a tasso variabile? Sa di quanto stanno aumentando le rate? A chi fanno comodo queste decisioni assurde?”. Salvini promette una reazione: “Chiederemo un incontro con il rappresentante italiano nel board della Bce per discutere il problema e analizzare soluzioni”.
Dal governo si alza anche la voce di Adolfo Urso, ministro delle imprese che, da Raiuno, bolla la scelta Bce come “davvero poco comprensibile” dal momento che “fino ad oggi non hanno avuto efficacia”. Anche Urso condivide le analisi di Tajani e Salvini. Per il ministro “i motivi dell’inflazione sono esterni, non interni all’Ue, mentre il rischio evidente a tutti è la recessione”. La decisione Bce comporta il pericolo di azzoppare la crescita italiana.
La vicenda, però, preoccupa e non poco, imprese e consumatori. Confedilizia sente già il rintocco delle campane a morto per il settore: “Nuovo aumento dei tassi in luglio, minaccia di direttiva Ue case green ancora incombente, proposte di limitazioni degli affitti dopo due anni di blocco degli sfratti, undici miliardi di euro di patrimoniale Imu appena versati, ed è solo la metà del totale dell’anno. Nubi nere sugli immobili e sull’intera economia”. Confindustria ha paura: “Sul versante del credito – e del conseguente indebitamento – nell’ultimo anno abbiamo assistito: ad una diminuzione del credito verso le imprese di 23 miliardi di euro; il tasso medio pagato per i prestiti è passato dall’1,4% al 4,52% con punte che superano il 5%; le sofferenze bancarie sono raddoppiate passando dal 2% del 2021 al 3,8 del 2023; si rafforza – rileva Enrico Carraro, presidente degli industriali del Veneto – il timore che la riduzione del credito alle imprese, o comunque un accesso più difficoltoso, possa influire negativamente sul processo di investimento e quindi sulle prospettive di crescita del Pil”. Carraro ha quindi parlato di “nubi all’orizzonte” e ha concluso: “L’innalzamento repentino dei tassi d’interesse portato avanti dalla Bce per contrastare l’inflazione deve ora essere allentato per evitare che porti alla recessione”.
Il Codacons profetizza il crollo delle compravendite immobiliari e snocciola i numeri sulla nuova stangata dei mutui: “Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea hanno fatto salire la rata mensile di un mutuo a tasso variabile complessivamente tra i 240 e i 320 euro rispetto a quanto pagato nel 2021, con ripercussioni sulle famiglie comprese tra i +2.880 e + 3.840 euro all’anno”.
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