La guerra dei desideri
Tommaso Cerno
di TOMMASO CERNO
Come in un film, lo scenario della guerra in Ucraina sembra cambiare secondo il gusto del pubblico occidentale. Una guerra dei desideri che serve ai leader per congratularsi con le scelte messe in campo finora e per ricostruire a posteriori il prequel di un’avventura che sta mettendo alla prova anche la tenuta di molti governi Nato. Ma non siamo in un set televisivo, né tanto meno contribuiamo così tanto alla scrittura del copione di un conflitto che viene raccontato in modo propagandistico fin dai primi giorni certamente da Mosca che ha messo alla prova la guida di Putin ma anche dalle cosiddette democrazie resistenti che affiancano l’Ucraina e hanno da tempo come portavoce unico il suo presidente Zelensky.
In questa guerra dei desideri l’invasore russo, in nome di un imperialismo di matrice zarista ha invaso e messo a ferro e fuoco il Donbass, mietendo vittime innocenti fra civili donne e bambini. E’ ricercato da tutto il mondo buono, è costretto a restare al Cremlino perché appena mettesse piede fuori dal suo impero del male verrebbe arrestato e sottoposto a un giusto processo che lo incastrerebbe nella storia fra i più terribili dittatori degli ultimi secoli, in particolare affiancato a quell’Adolf Hitler che da tempo l’occidente paragona al Presidente della Federazione Russa, che è stato una specie di alleato proprio di queste democrazie.
In pratica per vent’anni su 21. E sempre nella guerra dei desideri a un certo punto un Robin Hood, a metà fra un supereroe e un Garibaldi dei tempi digitali, dopo avere guidato un’armata contro l’Occidente ha capito che il popolo russo merita un destino migliore di Putin e così ha scatenato il suo esercito di mercenari al fianco del bene marciando verso Mosca e mettendo in difficoltà il nemico del mondo buono. Un eroe che l’Occidente ha guardato in silenzio cercando di comprenderne gli intendimenti, pronto a dirci che il cattivo era cambiato e che in fondo nel silenzio di una lunga trattativa per un mondo migliore era diventato un eroe capace di mettere Putin in ginocchio e di liberare la Russia dal suo demiurgo.
Straordinario per una sceneggiatura ma lontano dalla realtà, che lo stesso Prigozhin ha contribuito a chiarire intervenendo per spiegare i motivi della sua iniziativa. Proprio come l’affondamento del sommergibile Titan c’è una dimensione pratica, molto più banale dell’avventura che diventa un pezzetto del puzzle della storia, che riguarda l’uomo le sue ambizioni i suoi limiti e i suoi errori. E così torniamo al conflitto reale, quello che nessuno di noi desidera né ha mai desiderato e che stiamo tutti vivendo nella speranza che chi governa il mondo in questa fase sia in grado di spegnerlo al più presto e soprattutto lavori per questo.
Un conflitto dove Putin e Prigozhin sono due volti dello stesso male, un ex presidente eletto diventato dittatore padrone del suo paese, capace di usare la macchina russa per il proprio bene e per il proprio tornaconto, proprio come il capo della Wagner guida un esercito di mercenari che uccidono per denaro, tengono i rapporti con gli eserciti di entrambi i fronti pronti a sfruttarli per quella che sembra la strada più funzionale agli unici due obiettivi cui tengono i vertici di quella armata d’altri tempi: i soldi e il potere.
In un gioco ipocrita che vede Prigozhin pronto a cambiare casacca, nel nome di un patriottismo che non gli appartiene, così come pronto a vendere i capi dell’esercito per cui lavorava fino a pochi minuti prima al nemico se questo lo porta nella posizione di camminare sulla scala del potere e ambire a ruoli di guida politica che mai sarebbero stati immaginati fino a poche settimane fa per un essere del genere. Con l’unico interrogativo se il mondo possa dopo la trasformazione di Putin nel capo di una guerra sanguinaria anche solo immaginare di sostituirlo con un assassino di professione che usa da tempo i media mondiali come il Joker di Batman solo per il proprio fine personale mostrandoci il volto deteriore di un pianeta dove in realtà nessuno dei grandi poteri costituiti è più in grado di prevedere o controllare la pace e gli equilibri generali.
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