Alegi: “Non sarà un incidente a frenare il dialogo tra Cina e Usa”
di EDOARDO SIRIGNANO
“Un incidente rischia di allontanare Cina e Stati Uniti”. A dirlo Gregory Alegi, storico, docente alla Luiss e tra i massimi esperti in Italia di America.
Le ultime dichiarazioni di Biden rischiano di compromettere la visita di Blinken?
Pur non avendo visto le dichiarazioni di Biden, è evidente che la missione di Blinken era organizzata da tempo dai più alti livelli per superare le varie tensioni, dal pallone, a Taiwan, fino all’appoggio alla Russia. Non è logico immaginare che il presidente abbia voluto creare problemi a una missione che ha fortemente voluto e contribuito a organizzare.
Le agenzie italiane, però, dicono che Joe abbia chiamato Xi “dittatore”…
Le nostre agenzie sembrano basarsi sulla nota cinese e non sull’intera frase, effettivamente pronunciata. Basta leggere i quotidiani statunitensi. Si tratta, quindi, di una definizione incidentale e non di una dichiarazione diretta.
L’America, quindi, non si allontana dalla Cina?
Gli Stati Uniti stasera sono più lontani da Pechino rispetto a ieri. Escludo, però, che fosse il loro obiettivo. Stiamo parlando di un messaggio fuorviato e non del classico scivolone di Biden. Una cosa è certa, queste parole non sarebbero preoccupanti se non fossero attribuite al presidente. Anche se quest’ultimo starnutisce c’è una ricaduta sulla politica internazionale.
Le gaffe di Biden, intanto, non sono una novità…
Biden, nella sua lunga carriera politica, ci ha abituato agli scivoloni. È un tratto caratteriale, sul quale non c’è molto da commentare. Quando ti esprimi, poi, liberamente, puoi incorrere in questi incidenti. Stavolta, però, parliamo di altro.
Quando passano messaggi sbagliati, una linea rischia di essere poco credibile…
Assolutamente no! La linea politica della Casa Bianca, al contrario delle sue uscite, talvolta inopportune, è costruita con molta attenzione, rigore e interazione tra gli staff.
Qualora dovesse cambiare il governo negli Usa, potrà esserci un clima di distensione. Magari non ci saranno più i due blocchi?
Basta vedere la cronaca della presidenza Trump per capire che quest’ultimo era chiaramente anti-cinese. Era filo-russo, ma non un sostenitore di Xi.
La soluzione di pace, quindi, non è stata presa in considerazione da Washington?
Assolutamente! Altrimenti non avrebbe avuto senso la missione di Blinken. Nella storia americana non mi ricordo un precedente in cui il presidente manda a trattare il Segretario di Stato o il ministro degli Esteri e il giorno dopo gli revoca il mandato o peggio ancora lo smentisce. Il desiderio di una soluzione c’è. L’ostacolo è il rapporto tra Xi e Putin. Solo per questa ragione, la mediazione cinese non ha funzionato. Ciò, purtroppo, non è accettabile per molti interlocutori.
Oggi, però, si parla sempre più di mondo multipolare.
Basta riciclare propaganda di Mosca e Pechino. I Paesi Brics non esistono. Sono solo un’espressione giornalistica. La realtà è che vanno ognuno per conto loro. Le loro economie non sono tutte floride, anzi nella maggior parte dei casi sono in crisi. La verità è che la Cina utilizza e diffonde questo termine per mostrare muscoli che non ha. Sbagliato, quindi, in Europa far passare un concetto che non ha senso di esistere. Si riconosce una sovranità a chi non la ha. Cerchiamo di guardare con serietà alle cose. Diciamo, piuttosto, che c’è una nazione che vuole avere il pieno controllo sul Pacifico.
Come fa a dirlo?
Non è un caso che molti Paesi dell’area, negli ultimi mesi, stiano aumentando le spese per la sicurezza.
Come andrà a finire il caso Taiwan. Blinken ha affrontato l’argomento nell’ultimo vertice?
Ogni volta che le due nazioni si parlano, l’argomento è sempre all’ordine del giorno. Pensare, però, che siano stati dati via libera all’occupazione mi sembra esagerato o meglio ancora fantascienza.
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