Trappola di Stato
Tommaso Cerno
di TOMMASO CERNO
Come una ragnatela senza scampo, lo Stato entra nella nostra vita ogni giorno da quando nasciamo alla morte. E non lo fa soltanto legiferando e moltiplicando regole e divieti come se l’Italia contenesse almeno 100 Stati diversi, ma lo fa anche per omissione. Ha lasciato Eluana Englaro per 17 anni in un letto per assenza di capacità legislativa, mettendola in mano ai magistrati. E poi prendendosela con la sentenza dei magistrati, gridando assassino al padre Beppino da quello stesso Parlamento che in trent’anni non era stato in grado di fare una legge.
E adesso scoppia il caso delle mamme padovane, sempre di fronte a uno Stato incapace ormai da Tangentopoli di fare una legge sui grandi temi, lasciandoci in balia di norme del secolo scorso e protestando se il mondo si adegua senza di lui. Lo fa perché impegnato in una zuffa continua tra una finta destra e una finta sinistra sulla pellaccia di noi cittadini.
Così queste donne si trovano con lo Stato zitto, il Comune favorevole, in questo contenzioso tra due facce della stessa amministrazione pubblica ci si mette la terza faccia, quella del Pubblico Ministero, che cancella con un pezzo di carta la vita di persone che non hanno compiuto alcun reato, anziché stare al suo posto ad aspettare che lo Stato faccia una legge e in assenza di questa legge a lasciar vivere in pace chi paga le tasse e continua a stare in Italia dopo tutto quello che ci sta succedendo.
E’ come un paese che scivola da un pendio di una montagna per rotolare verso il basso, mentre le elezioni servono a mandare una pattuglia di strani personaggi ad alzare le mani e cercare di fermare quel masso che rotola sempre più veloce, sempre più pesante. Per poi meravigliarsi se vengono travolti e se la gente è arrabbiata. Né la destra né la sinistra fanno diversamente che litigare. Abbia il coraggio chi governa di stabilire per legge le cose che riguardano la nostra vita lasciandoci liberi di non nuocere agli altri, cercando di portare fuori dalla nostra vita questa presenza ossessionante dello Stato e della cosa pubblica.
E la sinistra dall’opposizione la smetta di alzare bandierine, per fare Talk show, e vada dritta in Parlamento ad aprire un grande dibattito perché qualcuno metta un punto a quella che diventa ogni giorno una gincana tra leggi e omissioni, in un paese messo in ginocchio dalla crisi economica e che non ne può più di questo sistema bipolare che non è solo politicamente così, ma anche patologicamente così. Non può spettare ai cittadini subire le angherie dei vari livelli della pubblica amministrazione che non fanno il loro dovere, che non parlano tra di loro, ma che impugnando le loro stramaledette carte bollate entrano nella nostra esistenza come ladri dentro le case.
Non ne possiamo più. Non si può in un paese liberale assistere al corto circuito fra l’incapacità di decidere e l’incapacità di ammettere che un cittadino che non va contro alcuna legge non può essere vessato dal ritardo culturale di questo paese che ha una sola cosa grande: il suo passato.
Torna alle notizie in home