Giovanni Anzaldo: “Vi racconto quel grande limite di cuore che tutti chiamano friendzone”
Ha recitato in pellicole del calibro de “Il capitale umano” di Paolo Virzì e “Non è un paese per giovani” di Giovanni Veronesi ma ha anche scritto e diretto spettacoli teatrali come “Sullo stress del piccione”. Negli ultimi giorni, però, Giovanni Anzaldo, attore diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Torino, dopo l’ottimo riscontro ottenuto dal suo esordio letterario intitolato “Vite al macello“, è tornano in tutte le librerie con il suo secondo romanzo “Raudo e i cuori nel caffe”, edito da Solferino. Nel romanzo, Anzaldo narra le vicende di Ennio, un cantautore che ha all’attivo una sola canzone: “Il cane dell’appartamento”, un brano ispirato a Raudo, il suo poco attraente amico a quattro zampe. Lo ha adottato insieme a V., suo grande e unico amore, che però ora lo ha lasciato per rifarsi una vita e non una qualunque: è diventata un’attrice di cinema, con nuovi amici e, forse, un nuovo fidanzato. Per Ennio non c’è altro da fare che sforzarsi di dimenticarla ma il suo temperamento malinconico non aiuta e una città come Torino, disseminata di ricordi, ancora meno.
E mentre lo stiamo vedendo su Prime nella nuova serie dei The Jackal “Pesci piccoli” e in attesa di ritrovarlo al cinema tra i protagonisti del film “La seconda vita” diretto da Vito Palmieri, il poliedrico artista si racconta a L’Identità.
Giovanni, il tuo nuovo libro s’intitola “Raudo e i cuori nel caffe'”. Chi è Raudo?
Raudo è il cane di Ennio e V. Un bulldog, zoppo e cieco da un occhio e con un sacco di altri deficit. E’ un cane imperfetto come l’amore tra i due protagonisti, ma è anche il collante tra i due, il punto di unione tra due che, forse, non hanno più nulla da dirsi. Raudo ama in maniera autentica; un amore sporco e dichiarato: un privilegio riservato solo agli animali. Si può dire che Raudo è il vero protagonista di questa storia, il testimone oculare – e molto buffo – di una relazione claudicante.
Ennio, il protagonista, è un cantautore alla ricerca della canzone che gli faccia sbarcare il lunario: cosa gli manca davvero per riuscirci?
Gli manca la leggerezza. Qualcuno ha detto che “se c’è un nemico dell’arte , quello è il buon senso”. Ecco, Ennio ne ha troppo. Dovrebbe fregarsene, o anche solo ammettere il fallimento come punto di partenza; l’ansia della performance, del risultare vincente in un mondo di vincitori, lo paralizza.
Ti dividi tra cinema teatro e scrittura, mondi affini: quale ti appassiona di più?
La scrittura mi dà modo di essere parte attiva di un processo creativo in cui inventi storia, personaggi, ambientazioni. Come attore, il più delle volte, mi sento mero esecutore. Devo però riconoscere che la mia natura irrequieta, mi impone – dopo ore davanti a un computer, o a fissare il vuoto in cerca di idee – di alzarmi e mettermi in gioco, di “agire” e mettermi in ridicolo davanti a un pubblico o a una telecamera.
Ricorre quest’anno il decennale dell’uscita del film che ti ha consacrato al grande pubblico “Il Capitale Umano” diretto da Paolo Virzì: un aneddoto da ricordare?
Ho vissuto quel film come una perenne montagna russa. All’epoca stavo facendo Romeo e Giulietta a teatro, nel ruolo di Romeo, e le date si accavallavano con i giorni di ripresa del film: un incubo. Rischiavo di perdere il film, oppure di pagare penali per il mancato debutto teatrale. Alla fine è andato tutto bene, ma devo dire che, fino a quando non è finita la tournée e il film, non sono stato molto tranquillo. La sensazione di fare qualcosa di grande, però, c’era.
A quale dei grandi attori del passato ti ispiri?
Non credo di ispirarmi a nessuno, perché rischierei di immobilizzarmi. Ammiro i grandissimi interpreti della commedia all’italiana: Mastroianni, Manfredi, Gassmann. O di un cinema più politico come quelli di Petri, con il suo principale interprete Gian Maria Volontè. Elio Germano, comunque, rimane un grande riferimento: lui è un attore del presente che ha ben recepito la lezione del passato.
Su Prime è appena uscita “Pesci piccoli”, la nuova serie targata The Jackal. Che personaggio interpreti?
Sono Alessio, un giovane creativo che lavora nell’agenzia pubblicitaria più sfigata d’Italia. Grande amico di Aurora, o forse qualcosa di più. La friendzone, a volte, è un grande limite.
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