L’INGRANDIMENTO: Quell’esilio di padre Georg ordinato da Francesco
epa08112079 Pope Francis (R), sitting next to Archbishop Georg Gaenswein, leads the Wednesday General Audience in the Nervi Hall at the Vatican, 08 January 2020. EPA/CLAUDIO PERI
di FRANCESCA CHAOUQUI
Era nell’aria già da tempo, ieri è arrivata l’ufficialità. Monsignor Georg Ganswein, ex segretario particolare di Benedetto XVI ed ex Prefetto della Casa Pontificia dovrà lasciare il Vaticano e fare ritorno in Germania. La notizia è stata comunicata dalla sala stampa della Santa Sede nel consueto bollettino delle ore 12. Poche righe per annunciare che monsignor Ganswein “in data 28 febbraio ha concluso l’incarico di Prefetto della Casa Pontificia” e che dunque, per volontà di papa Francesco, “dal primo luglio, per il momento” rientrerà “nella sua diocesi di origine”, cioè Friburgo.
Una nota stringata per confermare una frattura che si era consumata già da tempo ed era diventata insanabile all’indomani della morte di Ratzinger lo scorso 31 dicembre. Don Georg avrà due settimane di tempo per finire di preparare gli scatoloni, come egli stesso aveva annunciato ai giornalisti a margine dell’udienza dl processo vaticano sui fondi del Coro della Cappella Sistina. Poi farà ritorno nella sua diocesi di origine, dove non gli sono stati affidati nuovi incarichi ma vivrà da privato cittadino. Secondo il quotidiano Die Welt, potrebbe tornare nel suo vecchio ateneo e proseguire comunque il suo lavoro all’interno della Fondazione Ratzinger.
La nota della Santa Sede, tuttavia, lascia aperto uno spiraglio. Il fatto che precisi “per il momento” lascia intendere che in futuro potrebbero essere conferiti a monsignor Ganswein nuovi incarichi. Papa Francesco, infatti, potrebbe decidere di riassegnarlo a una piccola diocesi in Germania o a una nunziatura minore. Ciò che è certo al momento è che don Georg, all’età di 66 anni, è troppo giovane per essere mandato in pensione – privilegio che si raggiunge al compimento dei 75 anni – e che avendo terminato il suo incarico non aveva ragione di restare in Vaticano dove, non ricoprendo più un ruolo dirigenziale, non percepiva neppure gli emolumenti. Lo stipendio gli sarebbe stato tagliato dagli uffici economici vaticani, in base ai nuovi regolamenti voluti da Bergoglio.
Il tentativo di Benedetto XVI di blindare la posizione del suo braccio destro non è bastato a preservarlo da una carriera in discesa. Nominato Prefetto della Casa Pontificia nel 2012, dopo la morte del Papa Emerito, Ganswein è rimasto in carica solamente due mesi. Nei fatti, però, il suo incarico era terminato già da tempo, da quando Francesco gli aveva chiesto di restare al Monastero Mater Ecclesiae a tempo pieno per meglio accudire Benedetto.
Una sorta di punizione per don Georg, il cui rapporto con Bergoglio è stato contrassegnato da numerose divergenze e differenze di vedute. A provocare la rottura definitiva, l’uscita di un libro di memorie in cui monsignor Ganswein faceva affiorare particolari inediti che avrebbero dovuto restare riservati.
Torna alle notizie in home