Politica

Il vuoto e l’eredità

di Edoardo Sirignano -

ANTONIO TAJANI MINISTRO ESTERI, MATTEO RENZI ITALIA VIVA


di EDOARDO SIRIGNANO

Parlare di erede di Silvio è come trovare un giocatore che possa assomigliare a Maradona. Ci sono tanti fantasisti bravi in giro per il pianeta, ma nessuno può essere paragonato a quel campione che fu chiamato “la mano di Dio”. Un partito non è un mobile che può essere lasciato al figlio prediletto o alla compagna di turno.

Marta Fascina ha compiuto certamente uno sforzo enorme a gestire la macchina berlusconiana durante la malattia del fondatore. Portare avanti, però, una forza a immagine e somiglianza del proprio leader è altra cosa. La povera deputata, a parte l’amore indiscusso per suo marito, non ha avuto il tempo di apprenderne le peculiarità, né certamente ha sue le doti. Un centrocampista può allenarsi per anni, ma non batterà mai le punizioni come Pirlo. È un po’ come il cantante volenteroso che ha una bella voce, ma non un talento. Ecco perché l’ereditiera di Fi, supportata dalla famiglia, per il momento, non può che limitarsi ad assolvere il compito lasciatole da chi la voleva bene: impegnarsi per il centrodestra.

Questa, d’altronde, è la ragione per cui i governisti, grazie ai consigli di Letta e Confalonieri, sono riusciti a spuntarla sui critici. Stiamo parlando dell’unico elemento che ha permesso alla parlamentare originaria di Porto Salvo, di avviare una rivoluzione interna a servizio del primo esponente di Fi al governo. Ci riferiamo ovviamente al ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il titolare della Farnesina ora può contare su una squadra di giovani, che lo supporta nel gestire la fase di transizione. Stiamo parlando del nuovo direttivo formato dal coordinatore lombardo Alessandro Sorte, dal numero uno del giovanile Stefano Benigni, dal sottosegretario Tullio Ferrante e dal responsabile nazionale elezioni Alessandro Battilocchio.

Detto ciò, il grande centro immaginato da Silvio certamente non può essere la stampella per i conservatori. Il partito, pensato da Giorgia, d’altronde, è un movimento innovativo, che però non ha niente in comune con l’eredità del Cav, che come spiega ben Occhetto si è trovato la politica della Garbatella come leader, ma certamente non l’ha mai voluta.

Chi gli è stato sempre simpatico, invece, è stato un tale Matteo Renzi. Il giglio fiorentino, pur avendo un’altra storia, per come comunica, si muove, attacca il rivale in Parlamento, sembra essere l’unico in grado di raggiungere determinati standard. Non potrà mai raggiungere i livelli del Cavaliere, ma in mancanza di statisti e veri animali politici è certamente l’unico elemento imprevedibile. Non sarà, però, semplice spostare quei moderati dall’asse che gli consente di stare al governo a uno schema di larghe vedute, ma difficile da realizzare. Nell’epoca di Giorgia, sarà certamente complesso ritagliare spazi determinanti.

Ecco perché la confusione regna e non bisogna meravigliarsi per niente se il Micciché di turno già predica che “il partito non esiste più”. Gli stessi uomini della Ronzulli saranno disposti a condividere la causa di quel Tajani, che nei fatti li ha espulsi dal partito o andranno subito dal Salvini di turno, che ha sempre sognato di essere l’erede, pur non essendo mai riconosciuto dai suoi sodali? Questa è certamente una domanda attuale. Una cosa è certa, dopo la quiete o meglio ancora il cordoglio verso un uomo che ha scritto la storia del nostro Paese, ci sarà la tempesta. Una nuova guerriglia che non risparmierà nessun azzurro. In un partito normale, come spiega lo stesso Renzi a Canale 5, è facile la successione. Basta prendere il vice e promuoverlo a segretario.

In un soggetto plasmato sul carisma di una persona, invece, non c’è una piramide. C’è un solo dominus che è il popolo di Silvio. Sarà soltanto questo a scegliere l’erede e non un congresso, che a queste latitudini non è stato mai neanche pensato. Il padrone degli azzurri sarà chi riuscirà a parlare la sua stessa lingua, chi proverà a portare avanti quelle battaglie e sfide in cui solo Silvio è riuscito, chi riuscirà a coniugare la parola libertà con i fatti e non solo a parole. S

tiamo parlando di valori che difficilmente possono ereditarsi da padre in figlia. Marina si è già dimostrata imprenditrice di successo, ma la politica è altra cosa. Gli eredi certamente avranno un peso, considerando il debito di 92,2 milioni che il partito ha nei confronti della famiglia. I figli del leader, considerando i tanti interessi, difficilmente, si priveranno di Forza Italia. Molto più semplice avere una forza in Parlamento, che fare attività di lobbyng. Si può restare, però, proprietari anche lasciando l’autonomia necessaria a un soggetto che trova la sua forza proprio nell’indipendenza da gruppi e apparati. Non è da escludere, pertanto, che sarà proprio l’opinione pubblica, quella del piccolo schermo di B. e in grado di andare oltre gli schemi tradizionali, a decretare il tanto atteso successore.


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