Attualità

È morto Berlusconi

di Edoardo Sirignano -


Se ne va un pezzo di storia italiana: dal boom dell’immobiliare alla tv privata, alla politica. Stiamo parlando del tre volte premier che inventò il leaderismo della Seconda Repubblica.

È morto Silvio Berlusconi, all’età di 86 anni, al San Raffaele di Milano. L’ex presidente del Consiglio, dopo essere stato ricoverato per una serie di controlli, secondo il bollettino medico di routine, è deceduto. Il fatto è avvenuto nella mattinata di oggi, quando una situazione abbastanza stabile, all’improvviso, è precipitata. La causa del decesso è una forma di leucemia con cui l’imprenditore combatteva da tempo. L’ultimo ricovero, infatti, è durato 45 giorni.

Il primo Silvio

Da quando apre nel 1964 il primo cantiere, la lunga carriera del patron di Mediaset è  sempre in ascesa. Il suo primo amore ovviamente è la sua impresa. Silvio, infatti, si distingue per aver costruito le case del futuro. Milano 2 della Edilnord, nei fatti, diventa il simbolo di una nuova Italia. Un talento, però, che emerge dall’infanzia. Figlio del direttore della Banca Rasini Luigi e di Maria Rosa Bossi, persone umili, ma allo stesso tempo ingegnose, si distingue subito per ingegno, concretezza e innovazione. Caratteristiche che vengono fuori già nel liceo classico dei Salesiani di via Copernico nel capoluogo lombardo. In questi anni, il ragazzo che avrebbe cambiato la politica nazionale, svolge ogni lavoro possibile pur di andare avanti e creare quel personaggio, che rimarrà per sempre nell’opinione pubblica mondiale. Non solo si mette a vendere spazzole elettriche, ma addirittura si reca sulle navi da crociera per cantare insieme a quello che diventerà uno dei suoi migliori amici. Stiamo parlando ovviamente di Fedele Confalonieri.

Il percorso di studi e le case del futuro

Il suo percorso di studi va avanti nel migliore dei modi, tanto che nel 1961 si laurea con 110 e lode all’Università Statale in Legge con una tesi dal titolo “Il contratto di pubblicità per inserzione”. Un lavoro che gli consente di prendere una borsa di studio da 2 milioni di lire. Con questo gruzzoletto prima fonda la Cantieri Riuniti Milanesi e poi appunto Edilnord, il colosso delle costruzioni. Questi sono anche gli anni della famiglia. Sposa Carla Elvira Lucia Dell’Oglio e nel 1965 nasce Marina, mentre nel 1969 arriva Pier Silvio.

L’esordio nel piccolo schermo

La vita di Silvio, però, non si ferma agli affetti e al mattone. Nel 1974 fonda Telemilano. Capisce che il futuro passa per la vendita di format. Segna, dunque, la svolta dal cavo all’etere. La sua idea, però, era quella di fare informazione su più canali. Decide di acquistare, allora, il Giornale fondato da Montanelli. I suoi successi ormai non passano più inosservati. Scalfari il 2 giugno del 1977 gli attribuisce il titolo di Cavaliere del lavoro. Un riconoscimento che gli resterà per sempre.

Craxi e Mediaset

Gli anni 80, però, sono quelli dell’ascesa. La sua prima creatura sul piccolo schermo diventa Canale 5 e vengono arruolati nella sua squadra nomi del calibro di Mike Buongiorno. Prende forma Mediaset. Nello stesso periodo acquista sia ItaliaUno da Rusconi che Retequattro dal colosso Mondadori. In questa fase, comunque, i problemi non mancano. Per non far saltare il progetto, serve l’apporto dei palazzi che contano. Il primo uomo a cui il giovane Silvio pensa di rivolgersi è Bettino Craxi. Il capo dei socialisti prende in simpatia l’imprenditore che si è fatto da solo ed emana un decreto che gli consente di non essere oscurato. Le certezze arriveranno solo nel momento in cui il Parlamento approverà la legge Mammì.

Il Milan

Nella vita di Berlusconi, però, occorrono sempre nuovi stimoli. Salva il Milan dal fallimento e grazie ad un mercato scoppiettante e all’aiuto di grandi professionisti, come Arrigo Sacchi, riesce a portare il sodalizio rossonero sul tetto del pianeta. I campioni abbondano. Basti pensare a Gullit, Rijkard e Van Basten o giovani talenti come lo stesso Ancelotti, che ancora oggi è uno dei più grandi allenatori al globo. Quel sodalizio sembrava potesse vincere tutto. Questo entusiasmo, intanto, porta anche ad altri amori. Nel 1980 al teatro Manzoni conosce Miriam Bartolini, che poi sarà conosciuta come Veronica Lario. La sposa nel 1990, lasciando Carla Elvira Lucia. Dall’attrice avrà tre figli: Barbara, Luigi ed Eleonora.

L’editoria

I magici anni Novanta per il Cav, però, sono soprattutto quelli di Mondadori. Grazie a Ciarrapico, trova un accordo con De Benedetti per la spartizione del colosso dell’editoria. L’ingegnere si prende la Repubblica, l’Espresso e le testate locali della Finegil, mentre il costruttore si occuperà dei libri e dei periodici, compreso Panorama. Tale divisione è anche l’inizio di quell’infinita querelle giudiziaria, i cui esiti ancora oggi non sono chiari. Il Cav, per la prima volta, diventa protagonista nelle aule dei tribunali.

Il vuoto di Tangentopoli e la nascita del centrodestra

Dopo lo scandalo Tangentopoli, si crea un vuoto politico. I vecchi partiti non hanno più ragione di esistere. La Prima Repubblica è arrivata al termine. Serve qualcosa di nuovo. Arriva nel 1994 così quel videomessaggio che segna la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Berlusconi ci mette la faccia e si candida a sfidare Achille Occhetto, l’uomo della Bolognina. Nasce quel centrodestra, che ancora oggi consente a Meloni di governare. L’esordio è col botto. Nel 1995 risulta sconfitta la gioiosa macchina da guerra e Forza Italia si conferma come primo partito col 25,8%. L’esecutivo, però, dura solo sei mesi. Dopo esser finito nel mirino del pool di togati guidato da Antonio Di Pietro, a dargli il colpo di grazia è il ribaltone voluto da Umberto Bossi. La rottura, sulla carta, è la riforma delle pensioni. Si creano le condizioni per l’esecutivo tecnico di Lamberto Dini.

Dal ribaltone di Bossi al successo della Casa delle Libertà

Dopo quest’esperienza, arriva la prima sconfitta per il Cav. Romano Prodi, nelle 1996, riesce a spuntarla con il suo Ulivo. Il centrodestra, per cinque anni, deve stare all’opposizione (la traversata nel deserto). Questo arco di tempo, intanto, consente di superare le divergenze con il Carroccio. Si stila un programma chiaro e si fortifica l’alleanza. Nel 2001, la Casa delle Libertà riprende il percorso laddove aveva lasciato e gli azzurri sfiorano il 30 per cento. Decisivo il contratto con gli italiani, stilato negli studi di Vespa. Un esordio dal punto di vista della comunicazione. Al centro del progetto sempre atti rivoluzionari. Basti pensare a provvedimenti all’avanguardia come la Bossi-Fini, che tutt’oggi è un riferimento sui migranti o la riforma del lavoro voluta da Biagi. Stesso discorso vale per la politica estera. Lo spirito di Pratica di Mare consente addirittura di avvicinare la Russia all’Occidente, un modello che ancora ora si ha difficoltà ad imitare. L’unico nemico per il Cav resta solo la giustizia di sinistra.

Il biennio del centrosinistra e il terzo governo B

Nonostante ciò, il 2006 si conclude con un pareggio, che comunque porta al governo i progressisti. Il loro esecutivo, però, dura solo due anni. Nel 2008, l’invincibile armata delle libertà infligge una batosta alla coalizione guidata da Veltroni. Il premier si trova subito a dover affrontare problematiche inattese, a partire dal terremoto de l’Aquila. C’è, poi, lo scandalo Ruby. Il presidente del Consiglio viene accusato di aver avuto rapporti sessuali con delle minorenni a pagamento. Una vicenda che lo porta al divorzio con Veronica Lario. Le fratture, però, sono all’ordine del giorno anche in politica. Gianfranco Fini, nel 2010, lascia il Pdl e fonda Fli, facendo traballare l’esecutivo. Il colpo definitivo, comunque, arriva dall’Europa. Lo spread raggiunge percentuali preoccupanti e il premier deve dare le dimissioni. Inizia la stagione Monti. Nonostante ciò, il centrodestra non vuole passare per sconfitto e nel 2013 arriva a un soffio dalla vittoria. A fermare B. solo la legge Severino, che lo costringe a dimettersi da senatore. Quando un fuoriclasse viene meno, ne esce un altro. Stiamo parlando di Matteo Renzi, che scala il Pd, manda a casa Letta e stipula il famosissimo “Patto del Nazareno” con appunto l’ultimo leader votato dagli italiani. Questa intesa durerà pochissimo a causa della decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano che rende di nuovo candidabile Silvio. Quest’ultimo sfida nuovamente il Pd e nel 2019 torna a Bruxelles. Ad arrestare il suo ritorno solo il Covid. Nel 2020 risulta positivo e viene ricoverato al San Raffaele. Cominciano i primi problemi di salute.

La pandemia, il Quirinale e la malattia

La pandemia impone figure tecniche. Ecco perché B. sostiene l’ex governatore della Bce Draghi, che mette fine all’esperienza pentastellata di Conte. L’imprenditore, sin dalla nascita, si oppone al grillismo del Movimento. L’esperienza con Marione, comunque, risolleva il partito. Grazie alla sua esperienza, Fi riesce a ottenere tre ministri. La sua operazione è talmente articolata, che il suo nome ritorna a essere al centro per quanto concerne il Quirinale. Alla fine, però, il leader di Arcore fa un passo indietro e risulta determinante nella rielezione di Mattarella. Si va, nel frattempo, a nuove elezioni. Il 25 settembre è il giorno di FdI e di Giorgia Meloni. Nonostante ciò, il leone riesce a ottenere un 8 per cento che gli consente di essere ancora regista a Palazzo Chigi. Nel 2023, Silvio, dai banchi del Senato, insieme alla fidanzata Marta, eletta a Montecitorio, definisce la strategia. A bloccare il suo progetto, nonché il sogno del grande partito conservatore all’italiana, solo quel male che non puoi combattere. Ci riferiamo alla leucemia, che nel mese di marzo, lo porta a oltre 40 giorni di ricovero. Nonostante ciò, il leone non si arrende. Detta la linea dal San Raffaele fino a oggi, quando un’improvvisa complicazione durante uno screening lo porta via da questo mondo. Siamo, però, certi che un cavallo di razza come lui, non solo non sarà dimenticato, ma con il suo fare e perché no la sua rivoluzione non di sinistra, riuscirà a essere sempre protagonista.

 

 

 

 

(ARTICOLO IN AGGIORNAMENTO).


Torna alle notizie in home