La sfida di Renzi: “Fermeremo noi il patto tra destra e popolari in Europa”
di EDOARDO SIRIGNANO
“L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non è fascista, ma inconcludente”. Matteo Renzi, nell’assemblea nazionale di Italia Viva, tenutasi presso il centro congressi della Stazione Marittima di Napoli, si smarca, nei fatti, dalle altre opposizioni. Il suo è un progetto chiaro, che almeno fino a ora, non sembra avere niente in comune con quello presentato da Pd e 5 Stelle.
Le bordate verso Elly
La strategia è passare, appunto, per una minoranza diversa dal Movimento di Giuseppe e dalla sinistra a trazione Cgil. Gli attacchi più duri nell’ultima convention della sua creatura politica sono rivolti appunto verso la prima donna del Nazareno: “Cara Elly – predica in una delle tante bordate – quando avrai preso alle prossime elezioni, mancano pochi mesi, il 41 per cento, portando al Parlamento Ue persone come la giovane Schlein, che altrimenti ci andava solo in gita scolastica, quando avrai vinto in 6mila Comuni su 8mila, quando avrai avuto la possibilità di governare un Paese, costruendo leggi che possano piacere o non, ma hanno segnato la storia, allora sarò disponibile a darti ragione e seguire il tuo armocromista. Fino a quel momento abbi rispetto”. Un giglio, dunque, consapevole che il vero serbatoio da cui attingere consenso è quel malcontento dem, in rottura con il nuovo esecutivo. Secondo l’ex premier l’unica strada per mandare a casa Giorgia non è evocare la Corte dei Conti o difendere il Fazio di turno, ma piuttosto creare una vera alternativa riformista. Non a caso si rivolge proprio a coloro che negli ultimi tempi si sentono a disagio nella prima forza della coalizione progressista: “Il nuovo Pd – spiega a chi è rimasto – pretende l’abiura sulla stagione delle riforme. Se volete restare in quella casa, vi dovete rimangiare tutto”. Addirittura definisce nemico chi non ha il coraggio di prendere le distanze da determinate posizioni ideologiche.
Il grande sogno riformista
La ricetta è, dunque, riuscire a far sintesi tra la politica del lavoro e della cultura della sinistra e quella della sicurezza e delle tasse del centrodestra. Non a caso, il primo messaggio, ancora una volta, Renzi lo rivolge a un Berlusconi nuovamente ricoverato. Per Matteo, infatti, il disegno di Giorgia, che prevede appunto la fusione tra popolari e conservatori è irrealizzabile. “Loro – sottolinea Renzi – non stanno insieme e anche con i numeri hanno troppe difficoltà”. La lista di Renew Europe, quella sponsorizzata dal francese Macron, che intende indebolire quanto prima la sua più acerrima rivale nel continente, sarebbe, pertanto, l’unica strada per fare in modo che l’Italia non finisca in un pericoloso bipolarismo e soprattutto per non consentire che la premier detti l’agenda anche in Europa. L’ex sindaco di Firenze, infatti, sembra essere l’unico ad aver compreso la possibilità di una concreta esportazione del modello Meloni su tutto il continente. Un rischio da evitare a tutti i costi per chi, in quella situazione, non avrebbe più senso di esistere.
Il piano anti-Giorgia
Ecco perché intende superare quel metodo pregiudiziale, che ha portato alle sconfitte di politiche, regionali e comunali per affrontare uno più pragmatico, in grado di mettere in soffitta anche i tradizionali blocchi. Proverà, infatti, a spaccare la maggioranza valutando provvedimento per provvedimento, spulciando carta per carta. Solo così emergeranno quelle divisioni assopite nel granitico blocco di maggioranza. Per dirla in breve, da una parte una mano e dall’altra il pugnale. Una strategia che ben rispecchia l’inventore dello “stai sereno”, che non solo intende riprendersi la vecchia casa, ma sfruttando il vuoto lasciato in opposizione, sogna in grande. Lo sguardo, infatti, resta sempre a rivolto a Palazzo Chigi, sperando che quelle riforme prima fatali adesso come un’onda possano riportarlo in quella fase, in cui era dominatore indiscusso della politica nazionale.
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