Iliad, offerta da 14 miliardi per Vodafone Italia
Il mercato delle telecomunicazioni è in fermento, la notizia è di quelle destinate a modificare gli equilibri, almeno in Italia: Iliad ha presentato un’offerta da 14 miliardi per l’acquisizione di Vodafone Italia. L’indiscrezione è di fonte Bloomberg, che sostiene di aver avuto conferme dall’amministratore delegato di Iliad, Thomas Reynaud. E d’altra parte non arrivano smentite dalle due protagoniste della trattativa, già avviata da mesi secondo rumors che si erano diffusi negli ambienti delle telco.
Si tratta di un’operazione tutt’altro che definita ma l’indiscrezione odierna è un altro degli elementi che accreditano la trattativa. Al lavoro ci sono gli advisor Lazard e Ubs, che hanno ricevuto l’incarico dalle due aziende di verificare la fattibilità dell’operazione, che gli analisti stimano prossima ai 14 miliardi di euro e che dovrebbe essere in grado di concedere a Iliad la palma di primo operatore in Italia con quote di mercato superiori al 35%.
D’altronde nei giorni scorsi il ceo di Vodafone, Nick Read, presentando i risultati finanziari, aveva annunciato una strategia di m&a che dovrebbe portare ad acquisizioni in Italia e Spagna, due mercati in grande difficoltà nel quadro di una situazione non certo rosea dell’intero comparto a livello europeo. Dichiarazioni alle quali aveva fatto seguito, ad inizio anno, quella del leader di Iliad Italia, Benedetto Levi, che aveva confermato l’intenzione della compagnia di farsi trovare pronta in caso di vendita di uno dei tre operatori nel nostro Paese. In questa chiave la conferma dell’ad Thomas Reynaud a Bloomberg viene letta come un ulteriore tassello del puzzle dell’acquisizione.
Un’operazione che, sul piano generale, va ad inserirsi in un trend avviato già con l’unione tra Linkem e Tiscali, un chiaro segnale delle strategie che stanno perseguendo le grandi compagnie di telecomunicazioni per affrontare una particolare congiuntura economica, che registra i grossi indebitamenti delle aziende telco in un mercato che non sembra più in grado di reggere la contemporanea presenza di quattro grandi operatori.
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