La Gorga con la sua Dalida riporta un profeta in patria
L’abbiamo vista proprio ieri al Teatro Manzoni di Roma, protagonista di uno spettacolo dedicato a una delle dive più amate e compiante a livello internazionale: “Avec le temps Dalida”. Maria Letizia Gorga, tra le attrici più capaci e intense del panorama nostrano, si racconta a L’Identità.
Maria Letizia, come nasce “Avec le temps Dalida”?
Nasce venti anni fa su richiesta proprio dei fans di Dalida che volevano si riportasse l’attenzione in Italia su questa grande artista di origine calabrese,ricordata più nella sua terra d’adozione,la Francia, che non qui. E poi dalla mia passione per lei fin da bambina, da quando mio nonno mi faceva ascoltare i suoi 45 giri, uno fra tutti quello con l’incisione di “Oh Lady Mary”. Da qui parte l’idea di Pino Ammendola,che lo ha scritto e diretto, di far raccontare la sua storia a me proprio come sua fan, cantando anche quei brani più adatti per noi a seguire il filo della sua vita. Con me in scena tre musicisti con cui continuo a condividere questo viaggio d’amore: Stefano De Meo al pianoforte (che ha curato anche gli arrangiamenti), Laura Pierazzuoli al violoncello e Luciano Orologi ai fiati. Uno dei brani di questo spettacolo è stato scelto da Paolo Sorrentino che mi ha voluto nel film Youth per cantarlo, “A ma manière”. E’ stato un dono meraviglioso! Da anni la mia etichetta musicale CNI di Paolo Dossena, autore del brano Mama con cui apro lo spettacolo, mi affianca in questo bellissimo progetto. In scena con noi le sagome ad altezza naturale dell’immagine di Dalida realizzate dallo scenografo Raffaele Golino.
Avvicinandoti alla figura di Dalida, cosa ti ha più colpito di lei? E cos’hai scoperto in più di quest’immensa artista?
La sua capacità d’interpretare il suo tempo sempre, attraversando tre decenni di cambiamenti epocali. Dalida ha sempre scelto con determinazione la sua vita e la sua carriera,ha sfidato i benpensanti difendendo la diversità, ha saputo rompere i confini cantando in più lingue, ha voluto donarsi interamente al suo pubblico sacrificando forse un po’ la sua esistenza.
A quali altri progetti ti stai dedicando?
Sto proseguendo i miei racconti in musica di donne che hanno lasciato un segno nella storia, come la cantante argentina Mercedes Sosa, con lo spettacolo Todo cambia. E sto preparando un dramma francese a due personaggi con Maximilian Nisi dal titolo Mathilde, con la regia di Daniele Falleri, che andrà in scena ad ottobre al Teatro Lo Spazio e poi in tournèe. Nel frattempo sto girando una serie Rai molto amata.
Cosa ti fa sentire fiera oggi del tuo lavoro?
Sono stata molto fortunata ad incontrare grandi Maestri della scena nazionale ed internazionale.
Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti hanno portata ad essere la professionista che sei oggi?
Un amore e un entusiasmo indomiti che sostengono da sempre i miei sogni. E credo anche una curiosità che non mi fa mai fermare al già raggiunto.
Quanta fatica fa una donna, ancora oggi, ad emergere?
Una donna deve ancora oggi combattere con determinazione e lucidità per riuscire a trovare il proprio spazio e a raccontare quello che abita dentro di sé. Però mi sembra che qualche piccola luce si stia manifestando illuminando idee e creatività che un tempo facevano più fatica ad emergere. Con maggiore solidarietà anche tra donne.
Quanto è difficile, per te, riuscire a coniugare la sfera professionale con quella privata?
Bisogna avere a fianco persone intelligenti e complici che sostengano le fatiche ed i successi. Ed io credo di avere questa fortuna. Ho una bella rete d’amore intorno a me.
C’è stato mai, durante il tuo percorso, un momento in cui hai esclamato: “Ma chi me lo fa fare”?
Nessuno mi ha obbligato e se questo lavoro non dovesse più essere il motore delle mie scelte, credo che farei altro.
Guardando al passato, hai rimorsi o rimpianti?
Mai. Confesso che ho vissuto. Tutto fa Broadway!
E in futuro, invece, come ti piacerebbe vederti?
Confusa e felice, parafrasando una canzone. Ma forse di più “a voce e cuore” aperti.
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